Carfagna: «Calenda e Renzi caratteri forti. Tanti amici a disagio dentro Forza Italia»

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di Maria Teresa MeliLa neo presidente di Azione: partito giovane ma diventerà il primo. «Forza Italia dal 2018 ha smesso di essere un partito di centro» Mara Carfagna, l’hanno eletta presidente di Azione. Una donna anche ai vertici di un partito di opposizione… «Un grande privilegio: Azione è un partito giovane ma è anche un partito molto consapevole del suo ruolo al centro dello scenario politico italiano, solido nei suoi valori e nei suoi ideali. Ovviamente è anche una grande responsabilità, che è quella di strutturare questo partito giovane e soprattutto di radicarlo sul territorio». Ha bruciato le tappe: in soli quattro mesi ha scalato i vertici del partito ed è già diventata presidente. «Io arrivo alla presidenza di Azione dopo un percorso politico lungo non quattro mesi, ma quattro anni, durante i quali ho sempre cercato di tenere i liberali e i moderati di Forza Italia su una linea di coerenza e quindi anche di resistenza al sovranismo e al populismo della Lega e di Fratelli d’Italia. Sono stati anni di episodi inauditi: per esempio, la petizione di FdI per chiedere le dimissioni del presidente Sergio Mattarella. Sono stati anni di sacrifici fatti dai cittadini e poi buttati al vento dalla politica populista: penso ai 30 miliardi spesi tra Quota 100 e reddito di cittadinanza. E sono stati anche anni di vergogne istituzionali, come il Papeete o le dirette di Salvini dal tetto del Viminale. I moderati italiani avrebbero dovuto smarcarsi e invece non è successo. E dopo quattro anni di battaglie interne, davanti alla scelta folle e incomprensibile di accodarsi ai sovranisti per mandare a casa il governo Draghi, io ho deciso di fare le mie scelte». Non ce la faceva proprio più a continuare a stare dentro Forza Italia? «Forza Italia dal 2018 ha smesso di essere un partito di centro». Ha mantenuto buoni rapporti con i suoi ex colleghi di FI o si è lasciata in malo modo? «Con molti di loro avevo e ho dei rapporti di amicizia e tanti mi esprimono anche il disagio di trovarsi in quel partito». Carfagna, ha parlato con Silvio Berlusconi prima di lasciare il partito? «Io l’ho chiamato nei due, tre giorni della crisi del governo Draghi. Lo hanno fatto anche altri ministri di Forza Italia, ma nessuno di noi ha avuto accesso a Berlusconi. L’ho sentito poi, il giorno in cui è caduto Draghi, per dirgli che era un errore e, per correttezza, ci ho parlato qualche giorno prima che maturassi la decisione di entrare in Azione». Eletta presidente ha dichiarato che Azione diventerà il primo partito italiano. Un eccesso di ottimismo dovuto all’elezione? «No, un ragionamento che si fonda su tre elementi. Primo, nel mondo il populismo è in declino: cadono Trump e Bolsonaro, e la Brexit decapita un primo ministro dopo l’altro. E io sono convinta che anche il populismo che è arrivato da noi e che poi si è mescolato, in un mix micidiale, alla retorica anti-casta dei grillini, si sgonfierà. Le destre hanno fatto una campagna elettorale promettendo la flat tax per tutti, le pensioni minime a mille euro per tutti, l’abolizione totale del reddito di cittadinanza e il blocco dei porti. Poi sono andate al governo e hanno scoperto che tutte queste cose non si possono fare. Questo populismo ingannevole è destinato a sgonfiarsi perché non è in grado di dare quello che ha promesso». Il secondo elemento che la rende così fiduciosa sulle sorti di Azione e del Terzo polo qual è? «Il bipolarismo italiano non sta più in piedi: funzionava quando nel centrodestra prevaleva l’anima moderata e liberale e nel centrosinistra quella riformista. Adesso che riformisti da un lato e moderati e liberali dall’altro si sono ridotti a fare da ruota di scorta dei populisti e dei sovranisti, molti elettori cercheranno una casa, che c’è già: l’ha costruita Calenda tre anni fa». Manca ancora l’ultimo elemento su cui si fonda la sua riflessione. «Il debutto deludente delle destre al governo». Può fare un esempio? «Ce ne sono diversi. Meloni che sbandiera come fiore all’occhiello la norma contro il rave party e il giorno dopo mezzo governo ammette che quella norma è fatta male. Oppure il ministro della Repubblica che giura nelle mani di Mattarella come ministro del Sud e del Mare e dopo venti giorni diventa ministro della Protezione civile e delle spiagge. O il sottosegretario alla Salute che parla come un no vax qualunque: uno schiaffo in faccia a un Paese che ha pagato un caro prezzo al Covid. Certo, li guardo anche io i sondaggi: Fratelli d’Italia è in alto, ma non durerà». Lei è appena diventata presidente di Azione, si rende conto che non sarà facile convivere con due prime donne come Carlo Calenda e Matteo Renzi? «Tutti pensavano che si sarebbero divisi un attimo prima delle elezioni o un secondo dopo, e invece hanno avuto l’intelligenza politica di mettere l’impresa di ricostruire il centro davanti a ogni personalismo. Certo, hanno due caratteri forti, ma anche io ho il mio…». 22 novembre 2022 (modifica il 22 novembre 2022 | 07:38) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-22 07:32:00, La neo presidente di Azione: partito giovane ma diventerà il primo. «Forza Italia dal 2018 ha smesso di essere un partito di centro», Maria Teresa Meli

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