La carica delle botteghe: innovative, green e uniteÈ la rete degli artigianiBuone Notizie oggi in edicola

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di Elena Comelli

La ricerca di Symbola e Confartigianato: una rete compatta sfida il mondo. Consorzi e distretti riuniscono nei vari settori le eccellenze del Made in Italy. Il traino delle piccole imprese e il risvolto sociale. Ma serve pi formazione

L’unione fa la forza. Le botteghe del Made in Italy lo sanno e si presentano compatte sui mercati internazionali, dove la parola d’ordine non pi produzione in serie, ma creazione sostenibile di prodotti su misura. La vocazione delle imprese artigiane a collaborare, partecipando a distretti e reti d’imprese, rappresenta il segreto della nostra capacit di competere e al tempo stesso di produrre coesione e innovazione sostenibile, spiega Ermete Realacci, presidente di Symbola, commentando la ricerca Artigiani del Futuro, realizzata insieme a Confartigianato, Cna e Casartigiani. Reti, consorzi e distretti come quello brianzolo del mobile, quello tessile di Prato, quello marchigiano della calzatura o quello delle ceramiche di Sassuolo, per non parlare dei distretti alimentari, dalla Puglia alla Toscana al Piemonte, sono realt invidiate da tutto il mondo. Ne sono esempio aziende all’avanguardia nella green economy, come Papini Cashmere, che realizza maglieria artigianale in puro cashmere a prezzi abbordabili, rigenerando vecchie maglie scartate, oppure Design Italian Shoes, che ha inventato un configuratore in 3D talmente dettagliato da consentire al cliente di creare online la propria scarpa personalizzata.

Dalla ricerca emerge il quadro di una comunit imprenditoriale estremamente dinamica e molto attiva nei filoni dell’innovazione green, dell’economia circolare e dello sviluppo sostenibile del territorio. Nonostante le difficolt congiunturali che incontriamo, legate all’inflazione e alle incertezze del quadro geopolitico internazionale, oggi la forza di questo Paese sta nella capacit di produrre bellezza, con prodotti unici e personalizzati, tipica delle piccolissime imprese, fa notare Marco Granelli, presidente di Confartigianato. Nell’ultimo quinquennio, per esempio, sono aumentati gli investimenti green delle micro e piccole imprese: sono state 472.630 le micro (meno di 10 occupati) e piccole imprese (meno di 50) che hanno effettuato eco-investimenti e ben il 61,9% dei nuovi contratti di lavoro in cui sono state richieste competenze green nel 2021 stato nelle micro e piccole imprese.

Siamo stati sommersi per anni da prodotti standard a obsolescenza programmata, ma ora il pendolo torna indietro: il consumatore sempre pi attento alla qualit e anche al fatto di trovare un prodotto di prossimit facile da aggiustare, ricondizionare e riciclare, rileva Granelli. Oltre il 55% dei brevetti italiani relativi a energie alternative e gestione degli scarti sono stati depositati a livello europeo da micro e piccole imprese, mentre le medie imprese si sono fermate al 25% e le grandi al 20%. La presenza innovativa delle imprese artigiane particolarmente forte nell’economia circolare, dove oltre il 60% dei brevetti sono stati depositati da micro e piccole imprese. Nei settori tipici del Made in Italy, come il turismo, le specificit alimentari e le filiere culturali, la quasi totalit delle attivit produttive sono di micro imprese. Nel 97% dei Comuni con strutture ricettive (4.618 su 4.762), la totalit dell’offerta turistica costituita da micro e piccole imprese.

Il ruolo delle imprese artigiane di tipo economico ma anche sociale. Le nostre sono aziende che tengono insieme le comunit, perch dove c’ impresa c’ vita. Noi siamo l dove ci sono le maggiori difficolt infrastrutturali e facciamo rete per mantenere in vita territori che stentano a decollare, anche grazie ai nuovi canali digitali che ci consentono di lavorare a distanza e di essere competitivi nelle zone pi lontane della penisola, fa notare Granelli. Rispetto alle 313 denominazioni Dop (172) e Igp (137) del comparto alimentare, ad esempio, si stima che oltre il 91% delle imprese che producono Igp siano micro imprese, quota che arriva quasi al 95% per le Dop.

Stranieri e donne

Nelle filiere culturali e creative, le micro-piccole imprese e le imprese artigiane rappresentano il 99,7% degli operatori. Ma si evidenzia anche un presidio che smussa le differenze di genere e sostiene l’integrazione. Oltre l’80% dell’occupazione straniera attiva in Italia nelle micro e piccole imprese, con punte dell’98,2% per la popolazione cinese e del 91,1% per quella ucraina. La quota delle imprese femminili nelle micro imprese (22,5%) pi del doppio di quella nelle medie e grandi imprese (9,4%). Il 77,2% dei giovani occupati under 30 nelle microimprese ha un contratto a tempo indeterminato (medie e grandi rispettivamente 65,1% e 51%). Spesso, anzi, facciamo fatica ad assumere: nelle famiglie ci sono forti pregiudizi nei confronti dell’imprenditoria artigiana e nel sistema scolastico manca l’anello di congiunzione con l’apprendistato. Se ci fosse pi formazione tecnica potremmo assorbire ancora pi giovani, stima Granelli. In complesso, la foto che emerge dallo studio conferma che il Paese pu affrontare le nuove sfide chiamando a raccolta tutti i talenti, senza lasciare indietro nessuno.

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31 gennaio 2023 (modifica il 31 gennaio 2023 | 00:23)

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