Tina Brown: «Re Carlo punto fermo del Regno Unito. Insista sul clima e stia attento a Netflix»

Tina Brown: «Re Carlo punto fermo del Regno Unito. Insista sul clima e stia attento a Netflix»

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Intervista a Tina Brown che ha diretto Tatler, Vanity Fair e New Yorker: «È importante che la monarchia recuperi Harry e Meghan anche solo part-time»

«Carlo III può ringraziare il disastro della politica britannica. Col collasso del governo Truss e il valzer al numero 10 di Downing street, il re ha brillato come simbolo di stabilità. La monarchia si è confermata un baluardo di solidità e certezza per il Paese in una stagione di grande fragilità. E lui ha mostrato doti come compassione e anche eleganza» dice al Corriere Tina Brown, giornalista e scrittrice ha diretto Tatler, Vanity Fair, New Yorker, lanciato The Daily Beast. Penna affilata, non ha mai fatto sconti alla famiglia reale.

Non era così ottimista verso Carlo re, ha cambiato idea?

«Diciamo che non è stato un principe di Galles popolare, ed è sempre stato molto più emotivo della madre, la regina Elisabetta II. Perciò anche se sono sempre stata fiduciosa su di lui, la percezione generale non gli era favorevole. Adesso comunque Carlo dovrà stare attento a Netflix».

Già, la nuova serie The Crown sugli anni di Carlo e Diana, già attaccata dall’ex premier John Major e dall’attrice Judie Dench.

«Intere generazioni neppure erano nate quando finì il matrimonio reale, con l’amore di Carlo per Camilla e poi l’incidente mortale di Lady D. Netflix metterà davanti ai loro occhi una vicenda che non conoscono, raccontata con i modi di una serie tv».

E il 10 gennaio uscirà il libro di Harry.

«Di più, Carlo deve guardarsi da tutto un mondo del quale la madre non doveva curarsi, i social media, in un attimo tutto è virale. Come l’incidente con la penna stilografica. Puoi stare attento a seguire il cerimoniale alla perfezione e abbiamo visto quanto possano essere faticose settimane di cerimonie come al funerale, e poi il gesto di un momento, amplificato, crea un caso».

Il 6 maggio Carlo III sarà incoronato a Westminster, un’incoronazione low cost, è stato promesso. Cosa consiglia al re?

«Low cost, cerimoniale light, diciamo che per forza di cose oggi nessuno accetterebbe un rito lungo tre ore come per la madre. Il re dovrebbe fare attenzione a tre cose: 1) che Westminster Abbey si apra a un pubblico davvero inclusivo; 2) non cercare di essere sua madre, lei aveva una sua mystique, un suo mistero insondabile che ne costruiva il carisma, lui non può a 73 anni cambiare se stesso e 3) ricordare che è la sua battaglia per l’ambiente che gli assicurerà il sostegno dei giovani, che hanno a cuore il pianeta, e dovranno essere al centro del suo regno».


Il governo gli ha proibito di andare alla Cop27 in Egitto e lui ieri ha risposto aprendo il palazzo a un ricevimento pre-Cop con 200 leader globali, dall’inviato Usa per il clima John Kerry al numero uno di Bank of America, fino alla stilista green Stella McCartney.

«Carlo dovrebbe assolutamente andare alla Cop27 e in ogni caso deve continuare a parlare di sostenibilità. E può farlo senza compromettersi politicamente».

Harry e Meghan. Saranno i nuovi Edoardo VIII e Wallis Simpson, in un «esilio» dorato?

«La monarchia ne ha bisogno, devono tornare: la foto dei Windsor al balcone di Buckingham Palace, senza di loro, è monca. E basta guardare all’affetto che ha circondato il ritorno di Harry per il funerale della regina, quando ha sfilato col fratello William».

Carlo sta lavorando per riportarli a Londra?

«Full time credo non ce la farà. Non torneranno indietro del tutto, ma credo che il re dovrebbe continuare a insistere, magari cercare assieme una formula che consenta loro di tornare in modo part-time. Anche Meghan sarebbe straordinariamente utile, per il Commonwealth».

Era il ruolo immaginato dalla regina per la duchessa. Cosa impedisce il ritorno dei Sussex?

«Il libro di Harry in uscita, anche se sarà un bel libro perché il suo ghostwriter scrive molto bene e saprà dare al principe la giusta interpretazione. E poi il fatto che i Sussex continuino a chiamare in causa la monarchia, prima l’intervista tv e tutto il resto».

Nel suo podcast Archetypes, Meghan ha confessato di essere al 43% nigeriana. Dall’inizio la questione razziale è stata chiamata in causa dai Sussex: c’è stata una questione razziale?

«Nella Megxit indubbiamente c’è stato uno sfondo razziale, da parte dei tabloid, della gente…».

A proposito, lei che è britannica e vive a New York, pensa che Meghan nata americana, potrebbe aspirare alla Casa Bianca?

«Il sistema politico Usa la stritolerebbe, e lei non mi pare sopporti le critiche».

Prima di «Dietro la corona» (Vallardi), ha frequentato la principessa Diana e scritto la sua biografia bestseller «Lady Diana Chronicles». Cos’ha Camilla che Diana non aveva?

«Camilla è una stoica, così è diventata regina: non si lamenta mai di nulla e ricordiamo che ha 75 anni! Eppure va avanti ed è quello che devi fare nella famiglia reale. Poi ha sense of humour e affinità col re: ama i libri ha lanciato il club The Reading Room. Diana era una molto difficile, complessa per Carlo».

E come fa ad andare avanti, senza mai lamentarsi Camilla?

«Ha la sua ricetta, la sua tenuta di campagna Ray Mill, ritaglia del tempo per rifugiarsi, chiude dietro di sé la porta e fa quello che vuole, in cucina, con i nipoti…».

Il principe Andrea riuscirà a «tornare in servizio» alla Firm?

«Non tornerà mai diciamo “in servizio” per la corona, anche perché William è molto duro verso di lui».

Già, che re sarà William V. E quale futuro per la Corona?

«La nonna giurò che lunga o corta fosse stata la sua vita avrebbe servito il Paese, il padre Carlo si è già dedicato per 73 anni al servizio pubblico, e William sembra abbia voglia di fare lo stesso. In più Kate è a suo agio col sistema. Se fosse collassato questo matrimonio ci sarebbero stati i veri guai. Certo chissà se George avrà voglia di dedicarsi allo stesso servizio?».

La forza del global brand UK con Carlo è meno forte di quanto lo è stato con Elisabetta II che ha saputo «portare» a Londra al suo funerale oltre 500 leader globali, da Biden a re e regine?

«Il soft power della corona finché ci sarà Carlo III a Buckingham Palace, è confermato. Nessuno, se da Buckingham Palace ti invitano a cena, rifiuterebbe».

4 novembre 2022 (modifica il 4 novembre 2022 | 23:39)

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, 2022-11-04 22:45:00, Intervista a Tina Brown che ha diretto Tatler, Vanity Fair e New Yorker: «È importante che la monarchia recuperi Harry e Meghan anche solo part-time», Enrica Roddolo

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