Carmelo Abbate e le Storie, l’umanità su Tik Tok: «Ho imitato la Ferragni»

Carmelo Abbate e le Storie, l’umanità su Tik Tok: «Ho imitato la Ferragni»

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di Roberta Scorranese

Il giornalista Carmelo Abbate e i nuovi media: via da Panorama, ha fondato una startup di informazione. Oggi ha 800mila follower. Il modello Ferragni, ma applicato al sociale: se c’è il contenuto ogni piattaforma va bene»

Carmelo Abbate è un giornalista di 50 anni. Tre anni fa ha deciso di licenziarsi da Panorama – dove ha lavorato vent’anni come firma di punta della cronaca – e ha dato vita a un progetto che coltivava «in realtà da molto tempo», come racconta. Oggi è a capo di una startup di informazione che si chiama «Storie degli altri», ha appena assunto due persone («Contratti co.co.co, per carità, ma dignitosi») e continua a fare il giornalista. Anche se con uno sguardo diverso. Sui social network da anni pubblica, semplicemente, delle storie.

Vicende di persone poco conosciute o cose che avvengono a persone famose. Con un linguaggio semplice, fattuale, senza giudizi. E ha un seguito molto consistente. «La cosa – racconta – ha colpito prima di tutto me. Oggi coinvolgo quasi 800mila persone tra Facebook, Instagram e TikTok. E parliamo di persone che reagiscono, commentano, scrivono, si interessano. Quando lavoravo a Panorama ero soddisfatto, sì, ma sentivo che al nostro mestiere stava venendo a mancare qualcosa».

Le storie di Abbate partono sempre dalle persone protagoniste, con nome, cognome, età, a volte la provenienza. Un esempio recente: Paola Di Vito, TikToker, cioè persone che su TikTok vanno oltre i balletti e provano a lanciare campagne sociali. Paola, racconta Carmelo, ha «condiviso il suo sdegno e la sua preoccupazione per lo storico banco di libri usati di Roma che qualche giorno fa qualcuno ha pensato bene di incendiare. Il suo appello non è passato inosservato, tantissimi giovani, quelli che non hanno voglia di lavorare, che non leggono più, che stanno sempre e solo attaccati ai telefonini, si sono mobilitati. Grazie al loro aiuto il proprietario ha annunciato che riaprirà».

Liverpool

Abbate spiega che i suoi post vogliono essere una forma di giornalismo che recupera umanità (un po’ come facciamo noi di Buone Notizie) e il modello è vincente. Altra storia, quella di Sadio Mané, nato in Senegal da famiglia poverissima, è diventato la stella del Liverpool, il giocatore africano più pagato della storia. Oppure quella di Giorgio Minisini, 26 anni, campione di nuoto artistico sincronizzato: sin da piccolo ha resistito all’ironia e al sarcasmo per il solo fatto di aver scelto una disciplina tradizionalmente femminile. «Questi racconti – spiega Abbate – appassionano i lettori, che ti possono scrivere sul momento e si vedono rispondere. Ma, soprattutto, le persone stesse sono portatrici di notizie: gli spunti arrivano dai lettori e dalle lettrici che diventano così parte attiva del progetto».

Tra le storie che hanno ottenuto un maggior numero di «mi piace» e di commenti c’è quella di Tony Vadalà, di Firenze. «Nel 2019 – spiega Abbate – ha perso il figlio di 15 anni Gabriele in un incidente in scooter. Ogni anno, il 7 luglio, per pochi minuti, fa esplodere dei fuochi d’artificio in sua memoria». Sui social riceve insulti e proteste perché la sua scelta viene vista come inopportuna, ma «alla rabbia per le proteste Tony contrappone parole d’amore. Ha fondato un’associazione che si occupa dei ragazzi in difficoltà. Il dolore è diventato un’opportunità per aiutare gli altri».

In questi casi il linguaggio conta. «Vedi, io sono arrivato al mio progetto studiando il modello Chiara Ferragni. Ricordo i suoi esordi e anche il disprezzo dei colleghi, che la guardavano dall’alto in basso. Oggi Ferragni è una delle imprenditrici di maggiore successo nel mondo perché ha inventato un modello vincente: semplicità, linguaggio chiaro, fortissimo coinvolgimento della community. È stato così che ho pensato di applicare quel modello per proporre non una crema viso né un abito ma contenuti editoriali. Ho cominciato con Facebook, poi Instagram e, da ultimo, anche TikTok. Io ero titubante, pensavo fosse una cosa per ragazzini, ma le mie due figlie adolescenti mi hanno aperto gli occhi: se il contenuto è chiaro, trasparente, onesto, ogni piattaforma va bene».

Ecco, due figlie. Scegliere di lasciare un posto di lavoro «sicuro» per una startup non deve essere stato facile: «Aggiungi anche che quando l’ho fatto avevo 47 anni. È stato un rischio. E a questo punto, molti si staranno chiedendo una cosa». Esatto: come ci si campa? «I soldi vengono dai cosiddetti “contenuti brandizzati”, cioè in collaborazione con gli sponsor. Anche qui, certo, le sponsorizzazioni devono essere in linea con quello che faccio, cioè proporre la diffusione di valori riconoscibili. E allora, assieme a un’azienda importante, abbiamo promosso l’empowerment femminile, con altri facciamo campagne diverse. Però tutto in modo trasparente».

23 agosto 2022 (modifica il 23 agosto 2022 | 14:59)

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, 2022-08-23 12:59:00, Il giornalista Carmelo Abbate e i nuovi media: via da Panorama, ha fondato una startup di informazione. Oggi ha 800mila follower. Il modello Ferragni, ma applicato al sociale: se c’è il contenuto ogni piattaforma va bene», Roberta Scorranese

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