Caro-affitti, gli studenti attaccano la ministra Bernini: Solo la metà dei posti letto vantati è nuova

Caro-affitti, gli studenti attaccano la ministra Bernini: Solo la metà dei posti letto vantati è nuova

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di Valentina Santarpia

La conferenza stampa e l’indagine prima dell’incontro con la ministra dell’Universit. Il rischio di non creare posti strutturali ma destinare solo risorse a fondi di investimento privati

Non sono 8500, ma meno di 5000: la denuncia che arriva dagli studenti universitari, che questa mattina hanno organizzato una conferenza stampa per illustrare i risultati della loro indagine volta a capire come il governo sta utilizzando le risorse, 960 milioni complessivi, per finanziare nuovi alloggi per gli studenti. Un’esigenza nata dopo la rivolta delle tende: centinaia di studenti che hanni piantato letteralmente le tende fuori dagli atenei per protestare contro il caro-affitti degli alloggi. A oggi solo alcuni presidi resistono: Verona, dove si aspetta in tenda l’inaugurazione dell’anno accademico con la ministra venerd, Parma, Milano, Trento, Padova, Torino, dove gli studenti si sono spostati sotto la Regione in piazza Castello.

L’indagine

Per gli studenti, le promesse del ministero non sono realistiche. Secondo quanto spiega l’Udu, l’analisi stata condotta analizzando tutti i provvedimenti emanati negli ultimi due anni dal ministero controllando residenza per residenza come spiega Simone Agutoli, responsabile Udu per la questione abitativa e tra i curatori del rapporto. A noi risulta che quelli nuovi, realizzati con il Pnrr, siano circa 4.500, ossia la met dei numeri dati dal ministero e ben lontano dal target del Pnrr che parla di oltre 7mila posti nuovi. A nostro parere, il ministero non ha realmente raggiunto l’obiettivo preposto, ma ha realizzato una finzione sulle spalle degli studenti fuorisede. Un atteggiamento assurdo. Ci chiediamo se la Commissione Europea sia consapevole di quanto successo. Per il responsabile dell’Udu il Pnrr prevedeva come obiettivo quello di favorire l’accesso all’universit. Bisognava realizzare nuove strutture di edilizia universitaria, cos da triplicare i posti per gli studenti fuorisede e raggiungere i 105.500 posti letto entro il 2026. Invece il governo avrebbe semplicemente pagato con quelle risorse i canoni di posti letto gi esistenti, non creando quindi le condizioni per aumentare davvero gli alloggi a disposizione degli studenti.

Abbiamo indagato residenza per residenza, cercando di capire quali fossero effettivamente nuove e quali, invece, fossero gi residenze destinate principalmente agli universitari- spiega Simone Agutoli, coordinatore Udu – Abbiamo equiparato alle gi residenze, quelle strutture che – pur essendo state inaugurate successivamente all’avviso pubblico – sono state in realt il frutto di lavori partiti precedentemente con lo specifico scopo di realizzare una residenza destinata principalmente agli universitari. Si tratta di tre casi per i quali, infatti, non si ritiene che sia ascrivibile al PNRR la realizzazione dei posti letto del PNRR; in altre parole, sarebbero esistite senza bisogno del PNRR (uno dei casi sono proprio i posti letti realizzati da Hines). Dal nostro monitoraggio, sui 9.179 posti letto finanziati dal PNRR, emerge come quelli nuovi siano soltanto 3.429, mentre quelli vecchi sono ben 4.249 (dei quali 693 sono posti letto equiparati ai vecchi). Non si sono trovate particolari informazioni su 921 posti letto, mentre quelli non ancora aperti sono 580. Pertanto, stimiamo che i posti letto nuovi realizzati finora non siano pi di 4.350. Va considerato comunque un limitato margine di errore, dovuto al fatto che qualche residenza potrebbe potenzialmente aver usato i fondi per fare un ampliamento, non dandone comunicazione al pubblico. Ci chiediamo se tale “finzione” sia un fatto noto alla Commissione Europea: dai documenti consultati, impossibile avere una risposta.

Il ruolo dei privati

E il problema non solo la quantit, ma anche i costi di realizzazione. Secondo lo studio, la realizzazione di un posto letto ad opera di un privato costa pi di tre volte in pi rispetto al pubblico. Altro aspetto critico la destinazione dei posti letto, nonch le regole di assegnazione delle risorse – spiega a questo proposito il rappresentante Udu -. Il 75% dei posti letto finanziati finora sono andati ai privati, i quali sono sostanzialmente liberi di destinare o meno i posti letto al diritto allo studio, perch non hanno un vincolo di obbligo. Ne deriva che un privato che ottiene i fondi, li ottiene sulla base del totale dei posti letto da realizzare e non solo sulla percentuale che poi realmente destiner al diritto allo studio. In base alle stime e proiezioni che abbiamo realizzato, ne deriva che un posto letto pubblico destinato al diritto allo studio sia costato in media 40mila euro, mentre dal privato si arrivi a 150mila euro. Secondo il Pd, si sta sprecando un’occasione preziosa: C’ un’impostazione che viene anche dal precedente governo, e che non va bene- sottolinea – un’impostazione che individua nel pubblico un problema e nel privato la soluzione. In emergenza va bene rivolgersi agli operatori privati, ma investire la stragrande maggioranza delle risorse sul privato non va bene, per le ragioni dette dagli universitari ma anche per la logia ispiratrice del Pnrr, cio aprire una stagione di grandi investimenti che cambino il volto del Paese. Rischiamo di trovarci nel 2026 nella stessa situazione.

La replica

Fonti del ministero dell’Universit precisano che il Ministero, nella prima fase di attuazione del Pnrr, ha assegnato il contributo finanziario anche ad alcuni gestori che avevano residenze ma che fino a quel momento non erano esclusivamente destinate agli studenti. In alcuni casi, le stanze potevano essere affittate a lavoratori o addirittura a turisti, cosa che accadeva soprattutto nella grandi citt. Erano “esistenti” per altre finalit, ma non erano censite dal Mur in quanto (nella pratica) non sempre ospitavano studenti e, quando venivano allocate a loro, non c’erano riserve per i ragazzi con meno possibilit economiche. L’azione del Ministero avrebbe quindi portato a due risultati: da una parte, queste realt sono state vincolate perch vengano affittate solo ed esclusivamente agli studenti universitari per un periodo che va da minimo 10 anni a massimo 25 anni; dall’altra, gli operatori privati sono stati obbligati a riservare il 20% dei posti al diritto allo studio, ovvero assegnando gli alloggi a studenti capaci, meritevoli e incapienti a prezzi bassissimi.

La ministra dell’Universit Anna Maria Bernini intanto incontrer oggi il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari e si confronter con l’organo composto da 30 rappresentanti eletti dagli atenei di tutta Italia. E dai Comuni arriva un segnale: Stiamo ragionando con il ministro del Turismo per dare una limitazione nel tempo e nello spazio agli affitti brevi nelle citt d’arte. Questi affitti impediscono agli studenti di trovare immobili a basso costo e dall’altro fanno aumentare la `gentrificazione dei centri storici. Il rischio anche quello che il flusso turistico ne risenta, visto che il turista viene da noi per vivere un’esperienza, ha detto il presidente dell’Anci Antonio Decaro parlando a Uno Mattina su Rai Uno.

18 maggio 2023 (modifica il 18 maggio 2023 | 17:02)

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