Inviato da Pina Sergi – Carissimo ministro dell’istruzione, a scriverle è una giovane donna, moglie e mamma.
Siamo una famiglia di origini calabresi, costretti per lavoro a trasferirci in Lombardia, regione lontana e fredda, rispetto alla nostra terra ricca di sole e mare, ma a cui siamo riconoscenti e che è diventata ormai casa perché è lei che ci garantisce di portare in tavola un pasto caldo e di pagare l’affitto per avere un tetto sulla testa.
Siamo due giovani trentenni, da un anno genitori di una bimba meravigliosa che ha riempito le nostre vite di tutti i colori più belli. Mio marito fa l’insegnante di scuola secondaria di secondo grado, ed io, pur essendomi abilitata come avvocato dopo tanti anni di studio e di sacrifici, ho messo da parte la carriera e anche le entrate economiche di cui necessiteremmo, per fare la mamma a tempo pieno, perché completamente da soli a migliaia di chilometri dalle nostre famiglie non è facile crescere una bambina così piccola. I nidi comunali hanno pochissimi posti e liste di attese infinite e quelli privati costi insormontabili.
Quest’anno però, al nostro già grande sacrificio di vivere in un paese che non è il nostro, lontano dagli affetti più cari di cui per una scelta nostra stiamo privando anche la piccola, si è aggiunto un ulteriore, e per me assolutamente innaturale, sacrificio.
Mio marito dopo tanto studio, mesi e mesi di privazioni, nonostante il lavoro e le notti insonni per la bimba piccola, ha superato i test per frequentare il tfa sostegno, così il sogno della specializzazione e della possibilità di ottenere il ruolo si fanno più vicini..ma la beffa viene proprio qui.
Mio marito ha superato il tfa, si , ma lei sa dove? A Roma, ma non per libera scelta, costretto da un numero molto più cospicuo di posti banditi a concorso (970) rispetto ai pochissimi previsti a Milano (120), provincia vicino a cui noi già “emigrati” viviamo. Ebbene, a parte i costi assurdi che dovremo sostenere per la frequentazione del corso, 3200 euro, come se già studiare, frequentare e lavorare nel frattempo non fosse un impegno abbastanza oneroso si aggiunge anche quello economico di pagare questi prezzi altissimi per potersi specializzare, mi perdoni ma alla faccia del diritto allo studio signor Ministro!!
Ma magari fosse questo l’unico problema. Eh no, così sarebbe troppo facile. Il calendario dei corsi è assurdo, prevede tutti i weekend, TUTTI i sabato e domenica dalle 8:30 alle 19:30, dal 13 ottobre fino alla metà di Maggio, con solo 4 weekend a distanza e tutti gli altri in presenza, unica eccezione fatta per il giorno pre festivo e quello Pasquale.
Ma avete idea del disagio che tutto questo comporta alla persona direttamente interessata ma anche alla sua intera famiglia? Una persona lavora tutta la settimana, magari alcuni anche al pomeriggio, dal lunedì al venerdì e poi il venerdì sera deve partire per andare a Roma, viaggia tutta la notte per essere lì la mattina dopo ed evitare così di soggiornare in un beb che comporterebbe ulteriori costi.
Ma ancora non è finita perché volete sapere dove l’università in questione ha scelto di tenere questo corso? Ebbene, in una zona “isolata” di Roma, una zona in cui i collegamenti sono scarsi e sopratutto carissima perché zona di convegni e hotel di lusso. Ma questo mondo che c’entra con dei poveri docenti che a stento percepiscono uno stipendio che li consente di sopravvivere alle spese e ai rincari folli dei prezzi?
Noi viviamo, come le dicevo in un paesino della Brianza, e per raggiungere la stazione il venerdì sera mio marito deve scomodare colleghi o vicini di casa per farsi accompagnare alla stazione più vicina per prendere un treno, arriva a Roma e da li una navetta (che i corsisti stessi si sono ingegnati di organizzare, perché con i mezzi ci vorrebbero due ore) lo accompagna al modico prezzo di 8 euro a questo Hotel sede del corso, dove c’è solo un ristorante di lusso, a cui naturalmente i corsisti non possono prendere parte per ragioni economiche per cui costretti a portare da casa pranzi e cene a sacco per coprire l’intera giornata del sabato e della domenica.
E poi il sabato notte dove si va a dormire? E beh gli hotel sono troppo cari, quello specifico dove si tiene il corso ha fatto anche un prezzo di riguardo ai corsisti, si ma sapete quanto? 120 per una singola!
Per cui si è costretti a cercare una stanza in qualche casa per ferie o istituti religiosi, ma lì c’è un altro problema il check-in si fa entro le 19 e il corso finisce alle 19:30 a parte poi il tratto di strada per uscire da quella zona e arrivare vicino alle stazioni e da lì muoversi. Si va avanti così fino alla domenica, e la sera si corre finalmente per rientrare a casa perché lunedì mattina ci attende non il meritato riposo ma una nuova settimana di lavoro perché altrimenti lo stipendio chi te lo garantisce?
Ebbene mio marito arriva all’una di notte in stazione, ma i mezzi concludono le corse a mezzanotte, chi puoi mai scomodare a quell’ora per venirti a prendere in stazione? Per cui devi pagare un taxi che ti accompagni a casa. Per non considerare anche che a casa rimangono sole una mamma con una bambina di un anno, senza neppure un parente vicino neanche per un’emergenza per cui i genitori e i fratelli e le sorelle fanno la spola dalla Calabria o dalle regioni vicine per non lasciarle sole.
Ma vi sembra mai una cosa possibile? Nel 2023 si è costretti ancora a fare tutto questo per ottenere un Benedetto e sacrosanto posto di lavoro, ma veramente c’è la necessità di fare spostare in questo caso singolo 1000 persone da varie regioni di Italia per seguire un corso di cui si potrebbe benissimo fruire a distanza come ormai il COVID ci ha abituato benissimo a fare? Quanti costi economici e psicologici le famiglie sono chiamate a sostenere? Come si può chiedere a un precario di sostenere questi costi? perché sì glielo si chiede, anzi glielo si impone perché questo è l’unico modo per sistemarsi nella scuola.
Conti fatti alla mano per poter frequentare questo corso con tutte le privazioni e sacrifici possibili si necessita di 200 euro a settimana tra treni, pullman, beb e taxi per rientrare a casa. Ma sa quanto guadagna un docente? Mio marito percepisce 1350 euro di stipendio, come possiamo fare a pagare l’affitto, le bollette, garantire il cibo in tavola e sostenere queste spese extra? Dove li troviamo questi 800 euro in più al mese?
Se ci sta sfuggendo qualcosa le chiedo gentilmente di illuminarci, davvero accettiamo ogni consiglio utile. Non si è neppure pensato di prevedere la possibilità di fare 1 o 2 incontri al mese a distanza, o almeno di lasciare una domenica libera al mese da dedicare alla famiglia.
Vi rendete conto che da adesso fino a maggio questa famiglia come altri milioni di famiglie non potranno fare un’uscita insieme la domenica, non potranno portare i bambini al parco o anche solo mangiare insieme? Ma ci rendiamo conto di che privazione è questa? A parlare sono io, una giovane donna che ha studiato giurisprudenza, che crede nei diritti e nel diritto proprio come lei, e soprattutto nell’importanza dello studio e della conoscenza. Formarsi è importante anzi importantissimo ma il prezzo da pagare non può essere questo, qui si sta mettendo sulla bilancia il lavoro e la famiglia e lo Stato italiano non dovrebbe mai chiedere questo tipo di scelta.
Sono consapevole che ci sono casi ancora più gravi del nostro, mamme che seguono questo corso con i bambini dietro, perché non hanno nessuno a cui lasciarli, lavoratori che fanno orario pieno ogni giorno e poi anche tutti i weekend, ho sentito addirittura di una donna che si è dovuta collegare dall’ospedale il giorno dopo aver dato alla luce suo figlio.
Ed è proprio a nome di tutti questi che parlo, che mi faccio portavoce. Questa è pura follia. Signor ministro non posso non chiederle di rivedere questa situazione, di controllare queste università, di prevedere gli incontri a distanza che almeno da un punto di vista economico e logistico farebbero quantomeno dimezzare tanti problemi a tante famiglie, perché queste sono solo lobby di soldi, perché non è possibile ancora oggi che tutto ruoti intorno al tornaconto economico delle Grandi a discapito dei poveri cittadini.
So bene che ci sono problemi molto più gravi anzi tragici in Italia e soprattutto nel mondo in questo periodo ma questo, nel piccolo, è un reale e concreto problema che riguarda una grande fetta di Italia del mondo del lavoro e richiede la sua massima attenzione.
Adesso vado perché appunto il papà è a Roma per il corso e la mia bimba di un anno ha solo me. Cordialmente la saluto e la ringrazio per il suo tempo.
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