A decorrere dal 2023-24, in base all’emendamento sul quale sta cercando di convergere la maggioranza parlamentare, è introdotto un sistema di formazione e aggiornamento permanente delle figure di sistema e dei docenti di ruolo articolato in percorsi di durata almeno triennale.
Le modalità di partecipazione alle attività formative dei percorsi, la loro durata e le eventuali ore aggiuntive sono definite dalla contrattazione collettiva.
In ogni caso, la partecipazione alle attività formative dei percorsi che si svolgono al di fuori dell’orario di insegnamento è retribuita.
La partecipazione ai percorsi di formazione avviene su base volontaria e può essere retribuita con emolumenti nell’ambito del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, prevedendo compensi in misura forfettaria secondo criteri definiti dalla contrattazione collettiva.
Le competenze acquisite vengono messe in pratica durante l’attività di servizio con risultanze intermedie e finali che sono valutate dal Comitato di valutazione di ciascuna istituzione scolastica. Nella verifica finale il comitato viene integrato da un dirigente tecnico o da un dirigente scolastico di un altro istituto scolastico.
L’incentivo salariale verrebbe riconosciuto in maniera selettiva (cioè non a tutti coloro che concorreranno alla “formazione incentivata”, sembra di capire) e in via provvisoria potrebbe tradursi nel conseguimento (anticipato) dello scatto salariale di anzianità del docente incentivato, con il passaggio di gradone. Sembra sparire l’infelice idea del premio una tantum, duramente attaccata da Tuttoscuola se fatta passare per “carriera dei docenti”, che ricordiamo è prevista tra gli impegni del PNRR.
C’è un primo interrogativo di fondo per il conseguimento di questo incentivo: soltanto attraverso la formazione si può arrivare a quel riconoscimento salariale?
Chi opera con impegno, con particolare responsabilità, con successo formativo nei confronti degli alunni è dunque escluso da qualsiasi riconoscimento?
Restano senza risposta alcune considerazioni già fatte da Tuttoscuola nelle scorse settimane: invece che contraddire il principio della formazione obbligatoria introducendo quello di formazione incentivata (quindi un premio per chi intraprende un certo percorso di formazione), e confermando al contempo la progressione salariale solo per anzianità (che è la negazione di un percorso di carriera), non era più logico e coerente ribaltare il nesso causa-effetto? Ossia, se ti formi, se maturi esperienze significative, se svolgi stabilmente particolari incarichi, ti riconosco un profilo professionale che comporta anche un incremento retributivo permanente, una diversa seniority e diverse responsabilità. Il tutto all’interno di una stessa qualifica (ruolo docente) che preveda però diversi profili professionali che prospettino competenze e responsabilità diversificate, con conseguenti riconoscimenti retributivi differenziati e premiali. Proprio come… una carriera professionale.
Per approfondimenti:
Carriera docenti. Quel passaggio che manca per realizzare la vera autonomia scolastica
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, , Pubblicato da Orazio Niceforo
A decorrere dal 2023-24, in base all’emendamento sul quale sta cercando di convergere la maggioranza parlamentare, è introdotto un sistema di formazione e aggiornamento permanente delle figure di sistema e dei docenti di ruolo articolato in percorsi di durata almeno triennale. Le modalità di partecipazione alle attività formative dei percorsi, la loro durata e le […]
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