Caso Mollicone, la figlia  del brigadiere Tuzi:   «Papà si uccise perché  restò solo. Ora la verità»

Caso Mollicone, la figlia  del brigadiere Tuzi:   «Papà si uccise perché  restò solo. Ora la verità»

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di Fulvio Fiano

Omicidio Mollicone, parla la figlia di Tuzi: «Fu il primo a parlare, solo bugie su di lui»

L’immagine più forte, quella che meglio descrive i sentimenti esplosi alla lettura della sentenza di assoluzione per tutti gli imputati dell’omicidio di Serena Mollicone, è forse Maria Tuzi che insegue l’appuntato Francesco Suprano, lo chiama per nome e quasi lo implora di dire la verità seguendo l’esempio di suo padre Santino.

«Sono rimasta gelata dalla sentenza. Potevo pensare a pene più leggere di quelle chieste ma l’assoluzione è del tutto inaspettata. Una vera delusione. Dite che Tuzi, mio padre, è inattendibile? Ok, non lo conoscevate. Ma ci sono prove scientifiche».

Perché proprio Suprano?

«Francesco era uno di famiglia. Uno che dopo sei ore di servizio con mio padre veniva a casa per il caffè. Lui sa benissimo quello che gli ho detto e perché. Se c’era una persona con cui mio padre si confidava era lui, eppure in nome dell’amicizia l’ha tutelato fino all’ultimo quando nei suoi interrogatori ha detto di non aver mai rivelato a nessuno dell’ingresso di Serena in caserma. La risposta di Suprano è stata lasciarlo solo e poi infangarlo in aula».

Come fa ad esserne certa?

«Avevo 26 anni e conoscevo il loro rapporto. Mia nonna piangeva sulla sua spalla e lui consolava mio figlio “ecco l’amore del nonno che mi parlava sempre di te”. “Alla famiglia del mio amico ci penso io”, diceva. E invece…».

E invece?

«Alla prima domanda che gli ho fatto su Serena, Suprano è sparito. Ieri mi ha solo detto “non dobbiamo parlare, non ho niente da dire”».

Dell’istigazione al suicidio di suo padre però era imputato Quatrale, il vice di Mottola.

«Certo, ha inciso anche lui. Per mio padre era un collega, un suo superiore, la sua pressione aveva un peso».

In una intercettazione lo invita a pensare bene a quello che raccontava ai pm.

«Dopo quella chiacchierata in auto si sente mio padre invitarlo al bar dove c’è Suprano che lo aspetta. Sia Quatrale che Suprano negheranno poi questa circostanza. Perché?».

Il suicidio di suo padre è stato ricondotto da Anna Rita Torriero alla fine della loro storia. Oggi la donna è indagata per falsa testimonianza.

«Per 14 anni ha ripetuto che Tuzi non si sarebbe mai ucciso per amore, poi ha cambiato versione. Quella mattina mio padre andò da lei per dirle che avrebbe testimoniato, dalle intercettazioni si capisce che lei sa benissimo di cosa stia parlando, e forse mio padre si aspettava che almeno quella donna non lo lasciasse solo».

E per questo si è ucciso?

«Non lo avrebbe mai fatto se non si fosse trovato in quella situazione. Con la nascita di mio figlio era pieno di vita, “nonno non ti lascerà mai”, faceva progetti per lui…».

Il pm ha contrapposto ai sospetti sul suo silenzio durato sette anni, il coraggio nel rompere il muro di omertà. È così anche per lei?

«Mi sono chiesta tante volte perché papà non abbia parlato prima. Ma a leggere le minacce e le pressioni subite, il suo coraggio va davvero esaltato. Specie pensando a chi dopo 20 anni ancora tace».

E lei ha rammarichi?

«Penso che se mio padre si fosse confidato con noi, il suo peso si sarebbe forse alleggerito. Avrei voluto fargli sapere che poteva contare su di me, che sarei stato dalla sua parte. I Mottola, che io ritengo colpevoli, sono una famiglia unita. Lo saremmo stati anche noi senza peraltro avere nulla da nascondere. Ma penso anche che lui abbia voluto proteggerci, tenerci al riparo da ogni possibile conseguenza col suo silenzio».

Che cosa vi siete detti con i familiari di Serena?

«Non me la sono sentita di chiamare né Antonio (lo zio, ndr), né Consuelo (la sorella). Ho scambiato solo un messaggio con Gaia (la cugina). Quello che hanno subito di nuovo venerdì è terribile, avrebbero bisogno di ricevere coraggio e io quel coraggio oggi non glielo so dare. Trasmetterei solo rabbia. Come potrei rassicurarli? Cosa potrei dire? Che anche io sono stremata da queste speranze che non si realizzano mai?»

La verità, dice lei, è un’altra.

«Ho guardato gli occhi del giudice quando è entrato in aula e ho subito capito: “Andrà male”. Ma quello che ha letto “in nome del popolo italiano” per me non rappresenta davvero il popolo, che invece ha capito e si è indignato».

17 luglio 2022 (modifica il 17 luglio 2022 | 07:46)

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, 2022-07-17 12:36:00, Omicidio Mollicone, parla la figlia di Tuzi: «Fu il primo a parlare, solo bugie su di lui», Fulvio Fiano

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