Caso Orlandi, il pm Tescaroli (che indagò su Calvi e lAmbrosiano): La Magliana ebbe un ruolo e Pippo Calò ne sa molto

Caso Orlandi, il pm Tescaroli (che indagò su Calvi e lAmbrosiano): La Magliana ebbe un ruolo e Pippo Calò ne sa molto

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di Ferruccio Pinotti

Il Procuratore aggiunto, responsabile della Dda di Firenze: La riapertura dell’inchiesta in Vaticano va accolta con grande favore. Abbatino e Mancini collegavano il rapimento al recupero dei soldi della mafia nel circuito Ior-Ambrosiano

il magistrato che ha indagato pi a fondo le pericolose connessioni tra lo Ior, il Banco Ambrosiano, Cosa Nostra e la banda della Magliana; il pm che ha avuto modo di intuire le relazioni pericolose che hanno dato origine alla cosiddetta pista finanziaria per il rapimento di Emanuela Orlandi. Ovvero la pista secondo cui il sequestro della cittadina vaticana sarebbe stato deciso dalla mafia per recuperare, tramite un ricatto, l’ingente massa di capitali riciclati nell’Ambrosiano di Roberto Calvi (con i circuiti offshore dello Ior e le societ miste come la Cisalpine Bank di Nassau). Per queste ragioni Luca Tescaroli, classe ‘65, oggi alla Procura di Firenze come Procuratore aggiunto incaricato di dirigere e coordinare la Dda (Direzione distrettuale antimafia), particolarmente sensibile alla apertura delle indagini sul caso Orlandi da parte del Vaticano, tramite il suo Promotore di Giustizia, il professor Alessandro Diddi: un passo certamente voluto da Papa Francesco, che di recente ha risposto a una sollecitazione della avvocatessa della famiglia Orlandi, Laura Sgr, invitandola a presentare una nuova richiesta formale in questo senso.

Procuratore Tescaroli, come ha accolto la notizia della apertura delle indagini sul caso orlandi da parte del Vaticano, dopo 4o anni di muro e di silenzi Oltretevere, sin da quando lei indagava sullo Ior/Ambrosiano?
Provo il massimo rispetto per l’iniziativa del Vaticano anche perch — giova ricordarlo — si tratta comunque di uno stato straniero e quindi l’iniziativa certamente stata avallata ai pi alti livelli. Va accolta quindi positivamente: cercare la verit un obbligo morale di ordine generale e giuridico, oltre che — in questo caso — un tributo nei confronti della famiglia Orlandi e un ristoro nei confronti dei parenti che tanto hanno sofferto per la loro congiunta e per la mancata emersione dei fatti, nonostante tanti sforzi investigativi. Sebbene siano passati quattro decenni per la ricerca della verit c’ sempre tempo, perch determinati reati sono imprescrittibili e soprattutto perch enza verit non c’ giustizia.

Lei ha scavato molto sulla vicenda Ior-Ambrosiano-mafia-Magliana. Come pu essere collocato il rapimento Orlandi?
L’evento si colloca in un periodo peculiare, quel 22 giugno 1983, che era situato a un anno di distanza dalla morte di Calvi che a Londra — stando a una sentenza ormai passata in giudicato — ha stabilito essere stato ucciso sotto il Ponte dei Frati Neri: si tratta di un’epoca che vedeva un forte attivismo della Banda della Magliana, che aveva intrecciato rapporti con il Vaticano da un lato e con la mafia e la politica dall’altro. La mia inchiesta ha portato alla luce, attraverso riscontri fattuali e l’apporto di numerosi collaboratori di giustizia, i rapporti ibridi tra Calvi, lo Ior, Marcinkus da un lato e con le organizzazioni criminali di tipo mafioso dall’altro. emerso, con sentenze confermate in Cassazione, che Calvi stato ucciso e che l’Ambrosiano stato utilizzato per massicce operazioni di riciclaggio di capitali riconducibili a Cosa Nostra, anche tramite lo Ior. Credo che il caso Orlandi ed i ricatti incrociati vadano collocati in questo contesto.

Quali evidenze empiriche ha avuto modo di incontrare, nel corso del Suo lavoro sull’Ambrosiano, in merito al caso Orlandi?
Le dichiarazioni di giustizia sulla vicenda Calvi-Ambrosiano di figure come Maurizio Abbatino e Antonio Mancini — da me escussi — hanno ancorato la scomparsa di Emanuela Orlandi alla pista finanziaria che coinvolse lo Ior nella sparizione di masse importanti di denaro che la criminalit organizzata desiderava recuperare. Anche le dichiarazioni di Sabrina Minardi, la compagna di Enrico De Pedis, pur se non granitiche, vanno in questa direzione.

Ci sono altri riscontri fattuali ?
Il fatto che il boss della Magliana Enrico De Pedis detto “Renatino”, assassinato nel ‘90, sia stato sepolto nella basilica di Sant’Apollinare contigua alla scuola di musica frequentata da Emanuela un elemento incontrovertibile, che fa riflettere. Anche l’attentato a Roberto Rosone — il vicepresidente del Banco Ambrosiano che contrastava i rapporti pericolosi di Calvi con la criminalit organizzata — da parte del boss della Magliana Danilo Abbruciati poi rimasto ucciso da una guardia giurata, anch’esso un dato incontestabile, cos come il fatto che hi prot in moto Abbruciati fosse Bruno Nieddu, un uomo della Magliana, poi condannato.

Come Lei ricorder, si parl del fatto che — essendo poche le famiglie di laici che lavoravano in Vaticano, Emanuela fosse stata scambiata o rapita, per difficolt tecniche, al posto di Raffaella Gugel, figlia di Angelo, assistente personale di papa Giovanni Paolo II e in precedenza aiutante di camera di papa Luciani poi al fianco anche di Benedetto XVI, fino alla pensione. In diverse societ a cui era interessato Flavio Carboni figurava tra i soci tale Rita Gugel: identico cognome, molto poco diffuso in Italia, solo nel Trevigiano.
S ricordo l’episodio: quel nome figurava nelle carte dell’inchiesta condotta dal pm Oliviero Drigani di Trieste. Sono profili e spunti che andrebbero approfonditi.

Sono passati 40 anni, chi in ambito criminale potrebbe offrire contributi alla soluzione del caso?
Certamente Pippo Cal, l’uomo di collegamento tra Cosa Nostra e la Banda della Magliana. Ha 91 anni, in carcere e se decidesse di collaborare, come stato chesto dalla avvocatessa Laura Sgr, si aprirebbero scenari conoscitivi importanti.

Il rapimento Orlandi si inserisce in un contesto pi ampio?
Si. Queste vicende si collocano in un ampio contesto che vide episodi di grande valenza storica come l’attentato al Papa del dicembre ‘81, la repressione in Polonia attuata dal generale Jaruzelski, l’ultima guerra di mafia che in Sicilia port all’affermazione dei Corleonesi. Le vicende Orlandi e Gregori vanno quindi scavate attenendosi ai fatti, ma senza trascurare un contesto pi ampio. Una cosa certa: il caso Orlandi merita di essere approfondito. Se anche la Procura di Roma riterr di riaprire l’inchiesta archiviata nel 2016 non compete a me stabilirlo, pur se ritengo che la ricerca della verit sia un obbligo morale oltre che penali.

13 gennaio 2023 (modifica il 13 gennaio 2023 | 18:55)

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