Caso Petrocelli, si dimettono dalla commissione Esteri i senatori di Lega, Pd e FI. Lui: «Se rimosso farò ricorso alla Consulta»

Caso Petrocelli, si dimettono dalla commissione Esteri i senatori di Lega, Pd e FI. Lui: «Se rimosso farò ricorso alla Consulta»

Spread the love

di Redazione PoliticaIniziano ad arrivare le dimissioni in massa per cercare di far decadere dalla carica di presidente l’esponente filo putiniano espulso dal Movimento 5 Stelle che ha sempre rifiutato di lasciare la poltrona. Addio anche da Casini (Autonomie) e Urso (FdI) Iniziano ad arrivare le dimissioni in massa per cercare di chiudere il caso che ha investito Vito Petrocelli, il presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama — senatore espulso dal Movimento 5 Stelle per le sue posizioni filo putiniane — che non intende lasciare la poltrona. Il primo addio è stato quello di Pier Ferdinando Casini (Autonomie). Anche i senatori della Lega in Commissione hanno già firmato la lettera di dimissioni: Matteo Salvini, Tony Chike Iwobi, Stefano Lucidi e Manuel Vescovi. Già ieri sera i gruppi parlamentari avevano iniziato ad organizzare la formalizzazione dell’addio e le lettere dei componenti sono arrivate ai capigruppo questa mattina anche dal Pd: «Abbiamo già rassegnato le nostre dimissioni nelle mani della presidente del gruppo Simona Malpezzi e non parteciperemo ai lavori della commissione Esteri finché non si risolverà la questione della presidenza Petrocelli», dice il senatore dem Alessandro Alfieri, capogruppo in Commissione, che ha lasciato insieme ai colleghi dem Fabio Porta e Luigi Zanda. Dimissionario anche l’unico componente di FdI, il senatore Adolfo Urso e i senatori di FI Stefania Craxi, Adriano Galliani ed Enrico Aimi. «Abbiamo il dovere di garantire la piena operatività della Commissione in un momento così importante nelle relazioni internazionali del nostro Paese — ha detto Urso —. Ma soprattutto è necessario che la presidenza della Commissione ritorni a svolgere quel ruolo di garanzia e di terzietà, che di fatto Petrocelli non esprime più e dal quale, inoltre, gli stessi componenti non si sentono rappresentati». La riunione della Commissione prevista per le 12 di oggi è stata sconvocata. Prima di prendere una decisione, la Giunta per il regolamento attende le dimissioni di tutti i componenti: solo così decadrebbe infatti anche la carica di presidente. La vicepresidente della Commissione Laura Garavini, di Italia viva, si era già dimessa martedì. «Io intendo in ogni caso fare ricorso alla Corte costituzionale. Sentirò il legale di mia fiducia», assicura intanto Vito Petrocelli, contrario all’invio di armi in Ucraina, finito in una lunga spirale di polemiche a causa delle sue posizioni sulla guerra, capace di scatenare l’ira del presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte con il suo tweet del 25 Aprile in cui augurava buona festa della «LiberaZione» riprendendo il simbolo russo del conflitto. Questa mattina la Commissione convocata per le dieci ha aperto e chiuso la seduta proprio perché molti commissari dimissionari della maggioranza non si sono presentati ed è mancato il numero legale: «Le dimissioni dei colleghi sono una loro scelta, e anche una grande responsabilità — ha aggiunto Petrocelli —. Solo per aver votato contro alla risoluzione contro le armi sono già stato etichettato come filo-russo e filo-putiniano, molto francamente credo che tutto ciò sia stato montato per far decadere un esponente della maggioranza che non si riconosce più nella maggioranza. Mi sta bene, ma mi fa pena per la struttura di questa istituzione», ha aggiunto Petrocelli per poi denunciare che si tratta di «una questione politica» annunciando l’intento di ricorrere alla Corte costituzionale se la decisione della Giunta per il regolamento sarà formalizzata: «Questo sarà un caso di studio nella giurisprudenza parlamentare, un po’ mi diverte. Conte? Non lo sento da quando ho votato contro la risoluzione perché non rispecchia più il mio pensiero. Mi ha chiamato solo per dirmi che ero fuori dal Movimento, l’ho sentito solo quella volta». Chi ancora non ha deciso se dimettersi è il senatore M5s Alberto Airola: «Sono molto combattuto, per la stima che ho verso i miei colleghi e verso Giuseppe Conte. Sono consapevole, al di là delle dichiarazioni di Petrocelli, che un mio gesto potrebbe indebolire la linea politica del Movimento, ma sono in forte difficoltà verso quello che potrebbe costituire — aggiunge a proposito della possibile destituzione del presidente della commissione Esteri — un gravissimo precedente per il futuro democratico dei lavori parlamentari. Temo un possibile opportunismo politico degli altri partiti che potrebbero ambire alla presidenza della Commissione in questo delicatissimo momento di guerra». La linea per il Movimento, però, l’ha dettata in mattinata il presidente Giuseppe Conte: «Tutti i senatori M5S si dimetteranno dalla commissione Esteri del Senato. Ho già assicurato che il Movimento contribuirà a superare l’impasse in Commissione, anche il senatore Airola, che è persona intelligente e seria e di cui mi pregio di essere amico». 4 maggio 2022 (modifica il 4 maggio 2022 | 12:51) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-04 09:55:00, Iniziano ad arrivare le dimissioni in massa per cercare di far decadere dalla carica di presidente l’esponente filo putiniano espulso dal Movimento 5 Stelle che ha sempre rifiutato di lasciare la poltrona. Addio anche da Casini (Autonomie) e Urso (FdI), Redazione Politica

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.