Cassonetti, ecoisole e marciapiedi: quanto è diventata sporca Torino

Cassonetti, ecoisole e marciapiedi: quanto è diventata sporca Torino

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di Gabriele Guccione

Il sindaco Lo Russo striglia l’Amiat: «In giro troppi rifiuti, è inaccettabile. Vanno assunti 100 spazzini»

Il flusso delle segnalazioni indirizzate al primo piano di Palazzo Civico è continuo, attraverso i social, via email, perfino per lettera. Tutti lamentano la stessa cosa: la città è sporca, troppo sporca. L’immondizia viene abbandonata fuori dai bidoni, spesso perché troppo pieni o chiusi a chiave. Le strade sono tappezzate di cicche di sigarette e di cartacce. Le isole ecologiche hanno reso complicato gettare la spazzatura per chi non ha o non può avere la tessera elettronica. E a dimostrazione di quanto denunciano, i torinesi inviano foto: una valanga di foto che il sindaco Stefano Lo Russo mostra a sostegno delle ragioni che lo hanno spinto, ieri, a strigliare i vertici dell’Amiat, l’ex azienda municipale dei rifiuti.

Centro assunzioni

«È inaccettabile, il problema va affrontato subito intensificando la raccolta straordinaria», ha avvertito Lo Russo, dopo aver incontrato, insieme all’assessora all’Ambiente Chiara Foglietta, il presidente Christian Aimaro e l’amministratore delegato Gianluca Riu. Nella doppia veste di cliente e di proprietario, il primo cittadino pretende dall’azienda un cambio di passo: «Per rafforzare il servizio, ho chiesto di procedere quanto prima con un piano straordinario di assunzioni di almeno 100 operatori ecologici, un numero che ritengo idoneo alle esigenze della città».

Chi ci guadagna

Una richiesta non campata in aria, ma basata, conti alla mano, sulle possibilità economiche dell’azienda: «Alla luce dei risultati gestionali e dell’utile disponibile», sottolinea Lo Russo. Ogni anno il Comune versa nelle casse di Amiat la bellezza di 176 milioni di euro, ricaricati poi sulla tassa dei rifiuti pagata dai cittadini. E la società produce utili, circa 13 milioni di euro. Denari che il sindaco esige che vengano reinvestiti sotto la Mole, assumendo gli addetti necessari a rendere le strade della città uno specchio.

Ecoisole da rivedere

In ballo, infatti, non ci sono solo le lamentele più o meno puntuali sul servizio, come quella che riguarda il funzionamento delle ecoisole, il sistema di raccolta che ha soppiantato di fatto quello che inizialmente avrebbe dovuto essere il porta a porta esteso a tutti i quartieri: «Vanno studiate formule per migliorarle». Ma c’è anche la partita, tutta politica, sul peso di Torino nelle scelte industriali del gruppo Iren: non solo, infatti, la città continua a essere proprietaria del 20 per cento dell’azienda dei rifiuti, ma è anche l’azionista di riferimento della multiservizi nata sulle ceneri dell’ex Aem e sotto la cui ala è finita anche l’Amiat.

Pesare di più in Iren

Qui più che altrove, dunque, e non solo grazie al ricco contratto di servizio per la raccolta dei rifiuti ma anche all’inceneritore della società Trm, si producono quegli utili che poi vengono ridistribuiti ai soci della holding. E qui, oltre che nelle altre città azioniste di riferimento, vanno fatte atterrare in maniera proporzionata — sembra voler suggerire il sindaco, che conta di parlarne anche con gli altri soci — le ricadute sociali e occupazionali dell’attività di Iren. Compresa quella di migliorare i servizi, anche a costo di dover assumere 100 netturbini in più per tenere pulita la città.

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17 marzo 2022 (modifica il 17 marzo 2022 | 09:34)

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, 2022-03-17 08:24:00, Il sindaco Lo Russo striglia l’Amiat: «In giro troppi rifiuti, è inaccettabile. Vanno assunti 100 spazzini», Gabriele Guccione

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