Caterina Caselli: I miei 52 anni con Piero Sugar. Il viaggio a Ischia e il sarto: così ci siamo detti addio

Caterina Caselli: I miei 52 anni con Piero Sugar. Il viaggio a Ischia e il sarto: così ci siamo detti addio

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di Elvira Serra

La produttrice discografica ricorda il marito scomparso a giugno: Se n’ andato nella sua casa. Quando ci siamo sposati erano in tanti a pensare che il matrimonio non sarebbe durato

Piero Sugar se n’ andato l’11 giugno dello scorso anno alle 10.45 della sera, nella sua casa di Milano. Intorno al lui c’erano le persone che amava, pi un’infermiera e una dottoressa di Vidas, l’associazione che accompagna i malati nell’ultimo tratto della loro vita, e supporta i familiari nel momento di smarrimento pi grande, quando si sentono pi fragili e hanno pi paura di sbagliare, di non riconoscere i segnali di un peggioramento.

Caterina Caselli

ricorda quel giorno con dolore vivo. Ma accetta di parlare per la prima volta del marito scomparso per sostenere Vidas nel nuovo progetto di assistenza domiciliare agli anziani malati e soli. Lo fa con pudore, nella sede di Sugar Music a Milano, la casa discografica che oggi guidata dal figlio Filippo. Si commuove spesso, ma sorride anche tanto, mentre ricorda con tenerezza il suo matrimonio durato 52 anni, sul quale nessuno avrebbe scommesso pi di un mese o due.

Caterina, quando si aggravato suo marito?
A maggio eravamo andati a Ischia. Era stato un suo desiderio. Io ero preoccupata, perch anche se di fronte agli altri minimizzava, quando eravamo insieme capivo che non stava bene. Per ci teneva a fare quel viaggio, cos ne ho parlato con il mio oncologo, con nostro figlio, e alla fine abbiamo deciso di partire lo stesso, nel modo migliore e meno faticoso possibile per lui. Tornati a Milano stato chiaro subito che la situazione era peggiorata e anche su suggerimento di mia nuora, che aveva ricevuto lo stesso supporto da un’associazione diversa quando mancata sua madre, ho deciso di contattare Vidas.

In cosa consistito il loro aiuto?
stato molto prezioso, non mi stanco di dirlo. La dottoressa, Giada, mi ha dato il suo cellulare per chiamarla in caso di dubbi anche alle 2 o alle 3 di notte. Avevamo un’infermiera e, finch ha avuto senso, una fisioterapista. Piero potuto andare via tra le sue cose, nella sua casa. In primavera mi aveva chiesto un vestito nuovo, leggero, per l’estate. Era un uomo molto elegante, ci teneva al suo aspetto e di quella richiesta mi piaceva la continuit, l’idea di futuro, cos chiamai il sarto. Tornati da Ischia l’abito era pronto, azzurro, bellissimo: lo ha indossato nell’ultimo viaggio.

Sentirla parlare di Ischia mi ha fatto pensare a una vostra lontana vacanza a Creta, non eravate ancora sposati.
Fu bellissimo. Ogni giorno andavamo in macchina fino a Lindos, con quest’acqua meravigliosa trasparente. C’era un vecchietto che aveva solo due denti e gestiva 4-5 tavoli l sulla spiaggia, dove facevamo lo spuntino. Si era affezionato a Piero, quando lui prendeva il sole gli faceva gli scherzi facendogli camminare sulla schiena un granchio finto.

Quando le chiese di sposarlo?
Dopo Creta, a Cortina. Mi disse: questa una decisione importante di vita. Io ero molto innamorata, ma conoscevo solo matrimoni molto faticosi. Ci siamo sposati il 30 giugno 1970. Tutti pensavano: durer un mese al massimo due. E invece abbiamo festeggiato i 50 anni di matrimonio a Venezia, dopo il lockdown, godendoci piazza San Marco, Palazzo Ducale e cose mai viste prima, senza turisti, in una citt nuda e di strabiliante bellezza.

Quando vi eravate conosciuti?
A settembre del 1965, mentre cantavo a Milano all’Intra’s Club, sotto le Tre Gazzelle: venivano a sentirmi Monica Vitti con Antonioni, Corrado Corradi con sua moglie, Mina. Piero era diverso dagli altri, molto loquaci: lui invece parlava poco, ma la sua presenza era importante. E io sono sempre stata affascinata da chi parlava bene l’italiano. Con un’intuizione incredibile aveva perfino fondato una casa editrice a vent’anni, con il compagno del Berchet Massimo Pini. Avevano un catalogo insolito, coraggioso: per dire, pubblicarono con loro Samuel Beckett, Andrej Sacharov… Per Piero non ostentava la sua grande cultura.

La cultura non mancava nella vostra casa.
Ricordo quando ci si incontrava con Nanni Cagnone o la famiglia di Craxi. Spesso da noi c’era Mimmo Rotella: tra l’altro ho trovato da poco certi poemi fonetici che aveva registrato a casa mia. Eravamo due persone molto diverse, ma ci ha unito il rispetto reciproco e l’amore, naturalmente.

Che ricordi ha del sequestro fallito, nel 1975?
In casa nostra c’erano Mina, che ai tempi era fidanzata con il direttore artistico della Cgd, Alfredo Cerruti, poi Padre Eligio, Gianni Rivera e un sarto napoletano che voleva convincere Piero a farsi fare un cappotto di “cascmr”. Mia suocera mi chiam per dirmi che avevano tentato di rapire lui e mio suocero. Mina piangeva in cucina. Quando Piero poi chiam gli dissi che lo stavamo aspettando tutti. E lui: mi dispiace, successo un piccolo inconveniente.

Le spiaciuto smettere di cantare?
No, la musica ha continuato a far parte della mia vita. Mi sento un’artigiana, un editore, anche se c’ chi dice che io sia un’artista. Devo dire la verit: quando mi sono sposata non sopportavo pi la pressione di quella vita. Io ho fatto anche Cosenza-Milano in macchina! Non era come oggi, che tutto calendarizzato.

Chiudiamo con Piero. Dove sepolto, adesso?
A Montorfano, dove sono sepolti anche i miei suoceri e la cugina Susi. un cimitero bello, raccolto, poetico. Devo dire la verit: io Piero lo ricordo molto a casa, ma vado spesso a trovarlo.

25 gennaio 2023 (modifica il 25 gennaio 2023 | 18:18)

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