Cattedre accantonate concorso straordinario e algoritmo: chi è in alto in graduatoria va a casa. Lettera

Inviata da Valentina Pantisano – Questa non è la solita protesta a prescindere. Non è una protesta per il posto fisso. Noi siamo una generazione di insegnanti con alle spalle diversi tentativi. La maggior parte di noi, me compresa, ha Dottorati di ricerca, master universitari e un’infinità di corsi specializzanti.

Dal momento che nasciamo nomadi, la nostra protesta si fonda sulla certezza che questo lavoro sia alla base della piramide sociale e per noi rappresenta una scelta consapevole.

La denuncia che, io e circa 300 colleghi docenti di matematica e scienze della regione Lazio, portiamo avanti oggi mette al centro gli studenti. Vi chiederete in che senso.

Noi come insegnanti, dobbiamo seguire quelle che sono le indicazioni della buona scuola ma, tutto quello che viviamo noi e i ragazzi, non ci si avvicina neanche lontanamente.

Nel Lazio abbiamo assistito ad un concorso ordinario, iniziato nel luglio 2021 e terminato nell’ottobre 2022, a detta dei vertici dell’USR per mancanza di commissioni.

A luglio 2022, si aprono le iscrizioni per il concorso straordinario non solo per la classe di concorso A028 ma anche per altre con l’assicurazione (sempre nelle note ministeriali) che il termine per la fine del concorso è fissato entro dicembre 2022.

L’USR Lazio ci informa che, proprio per questo motivo,300 cattedre verranno accantonate proprio per i vincitori del concorso imminente, non rendendole disponibili per le assegnazioni da graduatoria provinciale.

Io e altri 300 colleghi accettiamo da graduatorie di istituto, incarichi su queste cattedre che riportano sul contratto una clausola risolutiva insita nel sopraggiungere dell’avente diritto, cioè il vincitore di concorso.

Adesso, sempre l’USR Lazio in un’altra nota ci informa che, vista l’impossibilità di terminare il concorso entro dicembre, le cattedre accantonate vengono rese disponibili alle assegnazioni provinciali.
Bene direte…..e invece no.

Il famoso algoritmo, figura mitologica del nostro tempo, introdotto dall’allora ministro Bianchi lavora male, senza criteri meritocratici e anticostituzionalmente.

L’algoritmo decide che, se il candidato X non sceglie a tappeto tutta la provincia non è considerato meritevole, nonostante punteggio e posizione idonea in graduatoria, di accedere ad una supplenza qualora ci siano cattedre che compaiono in un
secondo tempo nelle disponibilità.

Per farvi capire meglio, vi spiego la mia situazione: in graduatoria sono circa 700esima, nell’istanza compilata a giugno inserisco tra le preferenze scuole in cui so per certo ci siano delle cattedre disponibili.

Al momento dell’assegnazione, cioè quando l’algoritmo gira, queste cattedre non compaiono e quindi vengo saltata dall’algoritmo.

Ad ottobre la cattedra ricompare, ma il posto lo assegnano ad un collega che ha circa 30 punti meno di me.
Adesso la sorte di queste 300 cattedre è la medesima delle cattedre fantasma di inizio anno: andranno a colleghi in posizioni più basse, perché l’algoritmo, secondo una legge divina non scritta, NON TORNA MAI INDIETRO.

Quindi chi è alto in graduatoria va a casa e chiede la disoccupazione, chi invece ha meno diritto lavora.

Chi ne fa le spese oltre al lavoratore? Gli studenti, che si sentono abbandonati e terrorizzati nel dover ricominciare un rapporto.
La scuola dovrebbe fidelizzarli e infondergli fiducia, in cosa mi domando? Nell’avvicendarsi di 3/4 docenti per anno? Docenti che non fanno neanche in tempo ad imparare i loro nomi o a conoscere le loro storie.

Vi lascio alcune frasi tratte da alcune lettere inviate da miei alunni (e così ce ne sono decine):
“Grazie per essersi fidata di noi”
“Ho capito cosa significhi insegnare, significa farsi amare da una classe”
“In lei ho visto la passione e l’amore per la sua disciplina”
“Lei non voleva farci appassionare alla sua materia ma, alla cultura in generale”

Noi il concorso straordinario lo abbiamo già vinto. I migliori giudici sono loro, i nostri alunni.

, 2022-12-15 11:56:00, Inviata da Valentina Pantisano – Questa non è la solita protesta a prescindere. Non è una protesta per il posto fisso. Noi siamo una generazione di insegnanti con alle spalle diversi tentativi. La maggior parte di noi, me compresa, ha Dottorati di ricerca, master universitari e un’infinità di corsi specializzanti.
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