Il centrodestra tra conflitti e pulsioni identitarie

Il centrodestra tra conflitti e pulsioni identitarie

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Quella tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi rischia di diventare una frattura che può mutare la fisionomia e le prospettive della maggioranza dopo la vittoria del 25 settembre. Come sopravviverà il centrodestra a queste tensioni? Le nomine del centrodestra al vertice del Parlamento non debbono sorprendere. Sono il prodotto di uno schieramento che esprime personalità e identità come quelle di Ignazio La Russa al Senato e Lorenzo Fontana alla Camera: il primo di FdI, il secondo della Lega. E che ha deciso di marcare nettamente il proprio territorio culturale, senza nascondere la volontà di una svolta radicale e, se necessario, dello scontro con le opposizioni. Su questo sfondo, il conflitto tra la premier in pectore Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi rischia di diventare una frattura. E può mutare la fisionomia e le prospettive dello schieramento vittorioso il 25 settembre. L’asse che la leader della destra sembra avere stretto col capo leghista Matteo Salvini ha l’aria di un accordo per ridimensionare il berlusconismo e destabilizzare la cerchia dei consiglieri del Cavaliere che non accettano il primato di Meloni. I voti arrivati giovedì a La Russa dalle minoranze, d’altronde, dicono non solo che gli avversari sono divisi. Fanno capire anche che il potere di FI di condizionare la leader di FdI incontra limiti ormai vistosi: come anche la rivendicazione di Berlusconi di essere il garante internazionale del centrodestra. La domanda che emerge è come possa il centrodestra sopravvivere a queste tensioni; se e quanto la logica che ha portato all’elezione dei presidenti di Camera e Senato si applicherà all’esecutivo; se rassicurerà o metterà in allarme l’Europa. Non si può che aspettare. E sperare che quando Meloni sarà chiamata al Quirinale per ricevere l’incarico, ascolti i consigli del capo dello Stato, Sergio Mattarella. Altrimenti, la prospettiva di esprimere una compagine di alto livello e capace di risultare inclusiva potrebbe emergere come minimo appannata. Al momento, l’effetto che le scelte del centrodestra ha avuto è stato di radicalizzare il Pd e alimentare ulteriormente l’estremismo del M5S. Forse sarebbe successo comunque, perché la competizione in quello che si definisce campo progressista tende a far slittare tutti su posizioni oltranziste. Certamente, il metodo usato per i vertici delle Camere risucchia il Pd di Enrico Letta verso un ritorno al dialogo con il M5S: la pressione in questa direzione sta crescendo. Non è ancora chiaro, tuttavia, se il Pd riuscirà a evitare un’agenda subalterna a quella grillina. Da una parte, si punta il dito sul profilo «omofobo e pro Putin» del leghista Fontana. Dall’altra si elude il ruolo dei Cinque Stelle nella caduta di Mario Draghi, all’origine della rottura dell’asse Pd-M5S. E non si sottolineano le prese di posizione del blog di Beppe Grillo, che ha teorizzato «la neutralità tra Russia e Ucraina» come opzione che sarebbe nell’interesse dell’Europa. Sono contraddizioni che peseranno nell’opposizione e nella stessa maggioranza. Compattezza, omogeneità e unità sono ancora sfuggenti in entrambe. 14 ottobre 2022 (modifica il 14 ottobre 2022 | 22:53) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-14 20:53:00, Quella tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi rischia di diventare una frattura che può mutare la fisionomia e le prospettive della maggioranza dopo la vittoria del 25 settembre. Come sopravviverà il centrodestra a queste tensioni?, Massimo Franco

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