di Francesca Bonazzoli
«Marc Chagall una storia di due mondi» è aperta fino al 31 luglio. Cento opere: un percorso fiabesco sul pittore, nato povero nell’attuale Biellorussia e sopravvissuto a due guerre, che sapeva sorvolare sulle avversità e abbellire la realtà
Ci si avvicina con un po’ di diffidenza all’ennesima mostra di Chagall, uno degli autori più amati dal pubblico e da oltre un decennio stabilmente nelle prime posizioni delle rassegne milanesi più visitate, con Picasso e Van Gogh. E invece quella allestita da oggi al Mudec, si rivela una bella sorpresa. Innanzi tutto per l’allestimento elegante, che avvolge il visitatore in un’intimità da salotto; poi il taglio curatoriale che intreccia l’arte con la biografia di Chagall e la cultura del suo tempo, in particolare dei villaggi — gli shtetl — in cui vivevano, fuori dalle grandi città, gli ebrei nella Russia prerivoluzionaria; terzo, l’abbondanza inaspettata delle opere esposte, oltre cento, donate per lo più dalla figlia Ida e dagli amici all’Israel Museum di Gerusalemme.
La vita di Marc Chagall
Nell’intero Novecento non c’è forse arte più allegra e fantasiosa di quella del maestro nato povero nel 1887 nella cittadina di Vitebsk, odierna Bielorussia, ma con in dote il ricco patrimonio di una visionarietà anarchica, del gusto per feste religiose, saltimbanchi, mucche volanti, rabbini maghi, contadini a cavallo di capre, innamorati abbracciati nei cieli. Un miscuglio di entusiasmo nei confronti della vita che unisce santità, felicità e nostalgia per il mondo da fiaba dell’infanzia. Per aprire uno squarcio su quel piccolo mondo di Vitebsk, la mostra propone anche una raccolta di oggetti rituali provenienti da sinagoghe e case del territorio vicino, come Kiev e l’Ucraina, riprodotti nell’intera opera di Chagall, anche durante i successivi soggiorni in America e Francia.
Il romanticismo
«Il fine di questa esposizione è mostrare il retroterra culturale di Chagall, la tradizione da cui proveniva e per questo ci siamo sentiti in sintonia con il Mudec che è un museo delle culture», spiega la curatrice Ronit Sorek. La maggior parte dei lavori proposti sono grafiche, ma tutte particolari e curiose, come «Il ponte», illustrazione del primo romanticissimo incontro fra il pittore e la futura moglie descritto nel libro di memorie di Bella. C’è anche lo studio per «Il mercante di bestiame», una guache colorata preparatoria del celebre dipinto oggi al Kunstmuseum di Basilea. E poi le stampe per «Le anime morte» di Gogol, per la Bibbia e le favole di La Fontaine.
«Non ho mai rinunciato all’amore»
La mostra si percorre come si sfoglia un libro di fiabe, porta d’accesso a un altro universo che ci solleva dalla pesantezza quotidiana. Nonostante avesse attraversato la Rivoluzione sovietica, due guerre mondiali e la persecuzione degli ebrei, Chagall aveva infatti il dono di sorvolare sulle avversità e abbellire la realtà. Possedeva un segreto, come confessò nella sua autobiografia: «Nonostante tutti i problemi del nostro mondo, nel mio cuore non ho mai rinunciato all’amore nel quale sono stato cresciuto né alla speranza nell’amore. Nella vita, proprio come nella tavolozza di un artista, c’è un solo colore che dà senso alla vita e all’arte: il colore dell’amore».
Tutte le info
La mostra «Marc Chagall una storia di due mondi» è aperta al Mudec di via Tortona 56 da oggi fino al 31 luglio 2022. Orari: 9.30-19.30; giov. e sab. fino alle 22.30; lun. 14.30-19.30. Biglietti 12/14 euro. Per informazioni tel. 02.54.917. Curata da Ronit Sorek e prodotta da 24 Ore Cultura, raccoglie oltre cento opere provenienti dalla collezione dell’Israel museum di Gerusalemme.
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16 marzo 2022 (modifica il 16 marzo 2022 | 15:39)
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, 2022-03-16 14:40:00, «Marc Chagall una storia di due mondi» è aperta fino al 31 luglio. Cento opere: un percorso fiabesco sul pittore, nato povero nell’attuale Biellorussia e sopravvissuto a due guerre, che sapeva sorvolare sulle avversità e abbellire la realtà , Francesca Bonazzoli
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