Il Garante della Privacy, dopo aver ottenuto dalla OpenAI il blocco (letteralmente “limitazione provvisoria”) per gli utenti italiani dell’ormai popolarissimo (anche tra gli studenti, meno tra gli insegnanti, che però ne sono quanto meno incuriositi) ChatGPT, giunto alla quarta edizione, ha comunicato alla società americana le condizioni alle quali l’accesso alla Chatbot potrà essere ripristinato a partire dal prossimo 30 aprile.
In primo luogo OpenAI viene invitata a rendere noto agli interessati (utenti di ChatGPT ma anche altri soggetti identificabili) come i loro dati sono raccolti e trattati per l’addestramento dell’algoritmo di cui si avvale la Chat: quali sono le modalità di trattamento, quale è la logica alla base del trattamento, quali sono i diritti degli interessati, e ogni altra informazione prevista dal Regolamento della Privacy.
Sul sito inoltre dovranno essere indicate le procedure per esercitare il diritto di opposizione al trattamento di dati ottenuti da terzi per finalità di addestramento dell’algoritmo e per chiedere la correzione di dati personali trattati in maniera inesatta, e anche l’eventuale cancellazione dei dati stessi. Il Garante italiano chiede inoltre che OpenAI metta a disposizione degli utenti che si collegano dall’Italia un apposito link che faciliti l’esercizio tale diritto di opposizione.
Una seconda “prescrizione” rivolta a OpenAI è quella di predisporre entro il 31 maggio 2023 – e sottoporre al Garante italiano – un piano per l’adozione di strumenti di verifica dell’età degli utenti (Age certification) “idoneo a escludere l’accesso ai servizi agli utenti infratredicenni e a quelli minorenni in assenza di una espressa volontà da parte di chi esercita la responsabilità genitoriale”, accompagnato da una vasta campagna di informazione pubblica sulle misure assunte a salvaguardia del diritto degli individui a proteggere la propria privacy e comunque a conoscere l’uso che l’IA fa delle informazioni che li riguardano.
Bene, ma dobbiamo comunque sperare che questa iniziativa del Garante italiano non resti isolata ma apra la strada ad analoghe decisioni da parte delle Autorità di protezione dei dati degli altri Paesi dell’UE. Serve infatti una linea uniforme e condivisa per tutto lo spazio digitale europeo. Altrimenti fioriranno gli espedienti per aggirare i divieti, a partire dell’uso delle VPN (acronimo di Virtual Private Network, “rete privata virtuale”), che consentono di navigare in rete nascondendo la propria identità.
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