«Che ci faccio qui», i racconti senza retorica di Iannacone

«Che ci faccio qui», i racconti senza retorica di Iannacone

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di Aldo Grasso

Il conduttore partecipa attraverso un istintivo processo di empatia, alla vita dei suoi interlocutori. Che racconta con attenzione e finezza, senza retorica

Non mi stancherò mai di ripetere che «Che ci faccio qui» di Domenico Iannacone (sabato, Rai3 e Rai Play) è una delle poche trasmissioni Rai in cui l’impronta del servizio pubblico si coglie all’istante in ogni storia raccontata e, soprattutto, nel modo in cui la storia viene raccontata. Senza bisogno di proclami, come se fosse ambiente, atmosfera, terreno di coltura. Iannacone, attraverso un istintivo processo di empatia, partecipa della vita dei suoi interlocutori. Lo fa con un approccio immediato e mai retorico. Lo fa con l’attenzione dovuta a chi vive i margini della società. Lo fa con grande finezza e rispetto, ben attento a non cadere mai nel pietismo. Lo fa denunciando certe situazioni, ma mai nei termini della rivendicazione, della polemica. Lo fa commovendo, raccontando il dolore senza però mai trascurare il desiderio di riscatto che i suoi interlocutori riescono a manifestare.

Sabato, per esempio, ha affrontato tre temi diversi fra loro ma uniti da un’identica sensibilità. Fabio Ognibeni è un imprenditore nel campo del legname. Qualche anno fa, però, la tempesta Vaia, quella che nel 2018 ha devastato il Nord-Est dell’Italia, nelle Dolomiti, ha causato difficoltà enormi per il reperimento del legno necessario alla realizzazione di strumenti musicali. L’impegno ora à di salvare più tronchi possibili dalla decomposizione. A Torino, Danilo Ragona è un designer che ha inventato una sorta di economia circolare: recupera le carrozzine da rottamare e crea nuovi modelli su misura per persone disabili essendo lui stesso disabile, dopo un incidente stradale. A Campobasso, infine, Iannacone va a ritrovare Pierpaolo Martino, un uomo affetto da Sindrome di Down che si è sempre preso cura della madre malata di Alzheimer. Ora che lei non c’è più, una sorella si prende cura di lui trovando nell’affetto del fratello una dolcezza raramente provata.

8 maggio 2022 (modifica il 8 maggio 2022 | 21:41)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-05-08 19:42:00,

di Aldo Grasso

Il conduttore partecipa attraverso un istintivo processo di empatia, alla vita dei suoi interlocutori. Che racconta con attenzione e finezza, senza retorica

Non mi stancherò mai di ripetere che «Che ci faccio qui» di Domenico Iannacone (sabato, Rai3 e Rai Play) è una delle poche trasmissioni Rai in cui l’impronta del servizio pubblico si coglie all’istante in ogni storia raccontata e, soprattutto, nel modo in cui la storia viene raccontata. Senza bisogno di proclami, come se fosse ambiente, atmosfera, terreno di coltura. Iannacone, attraverso un istintivo processo di empatia, partecipa della vita dei suoi interlocutori. Lo fa con un approccio immediato e mai retorico. Lo fa con l’attenzione dovuta a chi vive i margini della società. Lo fa con grande finezza e rispetto, ben attento a non cadere mai nel pietismo. Lo fa denunciando certe situazioni, ma mai nei termini della rivendicazione, della polemica. Lo fa commovendo, raccontando il dolore senza però mai trascurare il desiderio di riscatto che i suoi interlocutori riescono a manifestare.

Sabato, per esempio, ha affrontato tre temi diversi fra loro ma uniti da un’identica sensibilità. Fabio Ognibeni è un imprenditore nel campo del legname. Qualche anno fa, però, la tempesta Vaia, quella che nel 2018 ha devastato il Nord-Est dell’Italia, nelle Dolomiti, ha causato difficoltà enormi per il reperimento del legno necessario alla realizzazione di strumenti musicali. L’impegno ora à di salvare più tronchi possibili dalla decomposizione. A Torino, Danilo Ragona è un designer che ha inventato una sorta di economia circolare: recupera le carrozzine da rottamare e crea nuovi modelli su misura per persone disabili essendo lui stesso disabile, dopo un incidente stradale. A Campobasso, infine, Iannacone va a ritrovare Pierpaolo Martino, un uomo affetto da Sindrome di Down che si è sempre preso cura della madre malata di Alzheimer. Ora che lei non c’è più, una sorella si prende cura di lui trovando nell’affetto del fratello una dolcezza raramente provata.

8 maggio 2022 (modifica il 8 maggio 2022 | 21:41)

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