Chi è John Eastman, l’uomo dietro il 6 gennaio che Trump ha scaricato

Chi è John Eastman, l’uomo dietro il 6 gennaio che Trump ha scaricato

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di Giuseppe Sarcina

Docente di diritto costituzionale, è stato il consigliere più ascoltato dall’ex presidente nei giorni precedenti all’assalto. Ora potrebbe essere incriminato per reati gravissimi: «ostruzione al processo elettorale» o «frode nei confronti del governo degli Stati Uniti»

Dal nostro corrispondente

WASHINGTON — Una delle immagini simbolo del 6 gennaio 2021 , insieme con Donald Trump in guanti neri, lo sciamano, i poliziotti schiacciati tra le porte del Congresso, è quella di un uomo con un cappotto color cammello, sciarpa bianca a motivi floreali rosa e cappello borsalino marrone.

È il primo a parlare dal podio montato sulla Mall, la striscia monumentale di Washington che va dal Lincoln Memorial fino a Capitol Hill. Si chiama John Eastman: è un giurista e, soprattutto, in quel momento è la persona più ascoltata dal presidente. Arringa migliaia di supporter, alcuni già pronti all’assalto. Da lì a pochi minuti il Congresso si sarebbe riunito in seduta plenaria per ratificare il risultato delle elezioni del 3 novembre 2020: vittoria, inequivocabile, di Joe Biden. Anche i legali della Casa Bianca sono rassegnati: non ci sono state frodi, non c’è altro da fare che riconoscere la sconfitta. Ma Trump non vuole cedere: da diverse settimane ha assemblato una squadra di improbabili legulei, guidati da Rudy Giuliani. La presunta «mente giuridica» è proprio quel signore vestito di chiaro che dal palco spiega la più sgangherata e, date le circostanze, la più pericolosa teoria sui poteri del vice presidente degli Stati Uniti: «Mike Pence può annullare i voti truccati, oppure può rimandarli a singoli Stati».

È il picco della popolarità di Eastman, 62 anni. Nato a Lincoln, nel Nebraska, ha studiato prima a Dallas, poi all’Università di Chicago, dove ha conseguito il dottorato in Legge. Inizia come collaboratore del giudice Micheal Luttig, che mercoledì 15 ha testimoniato davanti alla Commissione parlamentare che indaga sull’attacco del 6 gennaio. Luttig ha demolito la tesi del suo ex allievo. Da giovane Eastman ha lavorato anche per il giudice Clarence Thomas della Corte Suprema. E ancora una volta c’è un rimbalzo sul presente. Ginni, la moglie del giudice Clarence, è ora al centro delle polemiche per aver scambiato una serie di email con i consiglieri più stretti di Trump, incoraggiandoli a «non mollare». Tra i più assidui interlocutori c’era Eastman.

Per molti anni il personaggio del momento si è dovuto accontentare di posizioni periferiche. Da sempre super conservatore, negli anni Novanta Eastman si trasferì in California, dove si candidò anche per un seggio alla Camera: sconfitto. Nel 2010 ci riprova. Questa volta si candida per la carica di Procuratore generale dello Stato. Viene battuto da Kamala Harris. Se ne ricorderà più avanti, quando, nell’agosto del 2020, la senatrice venne nominata come candidata vice presidente dalla Convention democratica. Eastman si fece avanti con un articolo in cui sosteneva che la Harris non fosse una cittadina americana. Probabilmente fu in quel momento che venne notato dai trumpiani. Del resto «The Donald» era uscito allo scoperto sostenendo per mesi che Barack Obama non fosse nato negli Stati Uniti. L’affinità elettiva si trasformò in assidua collaborazione. L’allora presidente stava già formando la sua falange, tra bugie e teorie pseudo-giuridiche. Eastman era perfetto per il ruolo. Subito dopo le elezioni del 3 novembre cominciò a escogitare ogni possibile ricorso, o meglio, ogni trucco per capovolgere l’esito del voto.

Fino a che non si arriva alla vigilia del 6 gennaio. Il consigliere giuridico di Mike Pence, Greg Jacob, sempre mercoledì 15 giugno ha riferito alla Commissione parlamentare che, in realtà, Eastman sapesse quanto fossero infondate le sue tesi. Lo sapevano tutti, anche Trump naturalmente. Ma insieme decisero, comunque, di forzare la mano. E quando Jacob gli fece notare che avrebbero potuto provocare reazioni violente della folla, Eastman rispose: «Nella nostra storia c’è sempre stata un po’ di violenza».

Tutta questa spavalderia evaporò rapidamente. Dopo il fallimento del 6 gennaio, il consigliere, «il serpente che parlava all’orecchio di Trump» (parole ancora di Greg Jacob) chiese al presidente di concedergli «la grazia preventiva» per evitare possibili incriminazioni. Trump, però, non lo fece. Probabilmente si dimenticò di lui, come aveva già fatto con tanti altri complici.

Ora Eastman potrebbe essere incriminato dal Dipartimento di Giustizia per reati gravissimi: «ostruzione al processo elettorale» o «frode nei confronti del governo degli Stati Uniti».

17 giugno 2022 (modifica il 17 giugno 2022 | 18:12)

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, 2022-06-17 20:21:00, Docente di diritto costituzionale, è stato il consigliere più ascoltato dall’ex presidente nei giorni precedenti all’assalto. Ora potrebbe essere incriminato per reati gravissimi: «ostruzione al processo elettorale» o «frode nei confronti del governo degli Stati Uniti» , Giuseppe Sarcina

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