Chi era Niccolò Ghedini, l’avvocato di Berlusconi che non amava i riflettori: la malattia, la carriera, la fama

Chi era Niccolò Ghedini, l’avvocato di Berlusconi che non amava i riflettori: la malattia, la carriera, la fama

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Niccolò Ghedini, morto a 62 anni a causa di una forma di leucemia, aveva iniziato giovanissimo la carriera di avvocato accanto a Piero Longo. Divenne famoso negli anni Ottanta, con il processo sul «caso Ludwig» — e, poi, al fianco di Berlusconi ROMA — Anche chi se ne è appena andato da Forza Italia, come Renato Brunetta, lo piange: «Ci conoscevamo da cinquant’ anni, la sorella Ippolita aveva sposato un mio compagno di scuola. Dopo il mio addio, mi ha fatto una telefonata bellissima. Era un signore». Niccolò Ghedini — morto il 17 agosto, a soli 62 anni, all’ospedale San Raffaele di Milano, dove era ricoverato per una forma di leucemia — lascia un vuoto in una comunità, quella di Forza Italia, che lo rispettava e ne riconosceva «l’equilibrio, la razionalità, la competenza», il suo essere un punto di riferimento per tutti. Su posizioni diverse, non sempre coincidenti, ma come Gianni Letta uno di quegli uomini della ristretta cerchia di Silvio Berlusconi di cui tutti riconoscevano l’equilibrio. «Il consigliere», così lo definivano, era un uomo «serio, un professionista, magari freddo, ma forte, ascoltato, rispettato». E tanto brillante nel privato – con le sue battute sferzanti da veneto di buona famiglia, figlio di un famoso avvocato di Padova di cui ha continuato l’attività con grande successo, diventando a lungo il parlamentare con il reddito personale più alto -, quanto riservato un pubblico. Non cercava la scena Ghedini, la rifuggiva. Non gradiva interviste, quasi sempre rifiutate, se non strettamente legate al suo campo, quello di avvocato di Berlusconi. Ma nei momenti difficili sapeva raccontare quello che stava succedendo con una lucidità di analisi e senza partigianeria: «Così stanno le cose. Cosa penso io? Non importa, questa è la situazione. Non mi citi», diceva sempre a chi gli chiedeva lumi nei passaggi che poi hanno determinato le scelte di Berlusconi. In tribunale Niccolò Ghedini è entrato prestissimo, attaccato al suo grande maestro, l’avvocato Piero Longo, che in udienza se lo portava quando il giovane promettente era ancora uno studente in giurisprudenza. Diceva, il maestro: «Tenete a mente il nome di questo ragazzo, si chiama Niccolò Ghedini e farà strada». Strada che li ha visti fianco a fianco per parecchio tempo. Entrambi sono stati avvocati di Silvio Berlusconi, entrambi parlamentari di Forza Italia. Figlio e fratello di avvocati penalisti, Niccolò entra presto a far parte dello studio di Longo. E al primo processo insieme, negli anni Ottanta, con il «caso Ludwig», diventa già famoso. Lavorava sempre, Ghedini. A chi gli domandava quale hobby avesse tolta la toga, rispondeva, aggiustandosi gli occhiali con le lenti che gli ingrandivano ancora di più gli occhi: «Il mio hobby? Il lavoro. E ritengo sia una fortuna. Non frequento salotti, non conosco la cosiddetta mondanità. Non vado spesso a teatro, non scio e non nuoto, non vado neppure a cavallo. Quando non sono ad Arcore o a Palazzo Grazioli, torno a casa». A Padova, la sua città: dove viveva con la moglie Monica e il figlio Giuseppe, «i due grandi amori della sua vita cosìcrudelmente breve», come ha scritto Marina Berlusconi. Il «sarto» di Berlusconi, ha detto di lui qualcuno. In oltre vent’ anni, tra leggi, disegni di legge, decreti o semplici bozze, ha cucito e ricamato parecchi (oltre venti) provvedimenti. Una decina hanno visto la luce e sono diventati legge dello Stato. Oltre a scriverle, al Cavaliere Ghedini spiegava le leggi. E sempre a lui toccava alzare il telefono e chiamare Silvio Berlusconi per comunicargli gli esiti dei processi, assoluzioni o condanne. «Davanti a un verdetto di colpevolezza – raccontava -, Silvio Berlusconi resta sempre incredulo. Normale per una persona innocente che ha la coscienza pulita». Erano «più che amici», lui e il Cavaliere. Diceva ancora: «E io difendo l’onore e la libertà di questo amico ogni volta innocente cui voglio bene. Molto bene». Le auto d’epoca. Ecco forse una passione, per Ghedini, che non entrava dentro l’aula di un tribunale. Raccontano sia stata sua, nel settembre del 2016, l’idea di regalare a Berlusconi, per i suoi 80 anni, una bellissima e lucida Lancia Astura del 1937. 18 agosto 2022 (modifica il 18 agosto 2022 | 13:56) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-08-18 10:00:00, Niccolò Ghedini, morto a 62 anni a causa di una forma di leucemia, aveva iniziato giovanissimo la carriera di avvocato accanto a Piero Longo. Divenne famoso negli anni Ottanta, con il processo sul «caso Ludwig» — e, poi, al fianco di Berlusconi, Paola Di Caro

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