di Pierfrancesco Catucci
L’ex calciatore di Napoli, Inter e Bologna è stato tra i primi a immobilizzare l’uomo che ha ucciso un dipendente del Carrefour e accoltellato il difensore del Monza Pablo Marì
«Urlava e basta. E correva». Poche parole, affidate a inquirenti e giornalisti da Massimo Tarantino, ex difensore di Napoli, Inter e Bologna (ma con una breve parentesi anche a Monza) e nel passato recente dirigente della Spal, in serie B, ancora sconvolto per quanto appena successo. L’ex calciatore è stato tra le prime persone intervenute nell’ipermercato di Assago, alle porte di Milano, per disarmare e immobilizzare il 46enne che, brandito un coltello da cucina dagli scaffali del Carrefour, ha accoltellato diverse persone (tra cui anche il difensore del Monza Pablo Marì) e ucciso il cassiere Luis Fernando Ruggieri.
«Io eroe? Non ho fatto niente…» dice ai giornalisti presenti all’esterno dell’ipermercato l’ex difensore 51enne originario di Palermo che, chiusa la carriera da calciatore nell’estate 2006 al Pavia, ha subito superato l’esame da direttore sportivo e ha lavorato prima per il Bologna e poi per la Roma (al fianco di Bruno Conti nella gestione del settore giovanile), prima di abbracciare il progetto Spal nell’estate 2021.
Tarantino era tra i clienti dell’ipermercato che, sentite le urla di Andrea Tombolini (ora in stato di fermo), si è avventato su di lui assieme ad altre persone e lo ha bloccato a terra, distante dal coltello con cui aveva colpito a morte il cassiere e ferito altri avventori del negozio.
Il mito di Altobelli, Beccalossi e Rummenigge
Figlio d’arte (suo papà Bartolomeo fa anche una breve apparizione in serie A con le maglie di Roma e Venezia negli anni ‘60) è il terzo di quattro fratelli tutti con il calcio nel dna. Anche se era su Gianni, il fratello maggiore, che erano riposte le aspettative maggiori: «Su di lui, ruolo centrocampista — racconterà poi Massimo — erano riposte le speranze di mio padre. Giocava nelle giovanili del Palermo con Zeman che lo chiamava “il professore”». Invece a trovare la via della serie A è Massimo, cresciuto nel mito di Altobelli, Beccalossi e Rummenigge e con l’Inter nel cuore.
L’incontro con Maradona
Ma è a Napoli che arriva la prima grande occasione. Ed è lì che ha la fortuna di incrociare, seppur per pochi mesi, Diego Armando Maradona: «Allora guardavamo con timore gli anziani. Una volta dovevo chiedere una cosa a Maradona: ho mandato avanti Francini». Erano gli sgoccioli dell’avventura del Diez nello stadio che ora porta il suo nome. Un giorno scompare. «Tornò alla vigilia della partita con la Fiorentina e partì dalla panchina, accanto a me. Quella domenica non la scorderò mai. Salivo le scale che portavano sul prato del San Paolo dietro di lui. Quando siamo entrati in campo ci ha accolti un incredibile boato. Un’emozione unica percorreva lo stadio. Non l’ho mai più avvertita. Avevo la pelle d’oca».
L’Inter e il Bologna
Non fa in tempo a vincere lo scudetto (quell’anno va in prestito al Monza), ma lo sente comunque un po’ suo: «Quella era casa mia». Qualche anno più tardi Boskov gli dice che l’Inter lo voleva, ma un brutto infortunio, una volta in nerazzurro, gli impedisce di giocarsi la grande occasione (alla fine scenderà in campo solo due volte in Coppa Italia per un totale di 156 minuti). E ricomincia da Bologna, dove «ho trovato il miglior ambiente possibile e una società che mi ha aiutato».
La musica come cura
Nel tempo libero, ha sempre coltivato la passione per la musica, con il rock di Vasco Rossi e Ligabue nel cuore: «Ho cominciato seguendo mio fratello che aveva preso in mano la chitarra, poi sono passato al piano. Da autodidatta prima, prendendo lezioni poi, fino a mettere su una piccola sala d’incisione nella mia casa di Binasco. Quando ero all’Inter ho conosciuto Mario Riso, batterista dei “Movida”. Era quel momento particolare per me, non mi allenavo e quei ragazzi con cui suonavo mi facevano felice».
28 ottobre 2022 (modifica il 28 ottobre 2022 | 12:32)
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, 2022-10-28 10:19:00, L’ex calciatore di Napoli, Inter e Bologna è stato tra i primi a immobilizzare l’uomo che ha ucciso un dipendente del Carrefour e accoltellato il difensore del Monza Pablo Marì, Pierfrancesco Catucci