di Rinaldo Frignani
La 65enne colombiana divideva l’appartamento in via Durazzo con la sorella. Gli affari delle due cinesi, ancora senza nome, gestiti da una schiva maitresse quarantenne
Luci soffuse, arredamento rosa. L’appartamento dove Marta Castano Torres riceveva i suoi clienti. Fra gli ultimi, o forse è proprio l’ultimo se come si ritiene è davvero fra di loro, l’uomo che l’ha accoltellata a morte durante un incontro in camera da letto. A 65 anni la colombiana non aveva interrotto la professione e divideva quel piccolo locale sulla rampa del garage del palazzo di via Durazzo, alle pendici di Monte Mario, con la sorella venezuelana che si fa chiamare Francesca Neri.
Una trans che ha scoperto il corpo della parente assassinata e che giovedì sera è rimasta a lungo fuori dal palazzo dove l’appartamento è stato sequestrato. Poi è stata condotta in Questura per essere presa a verbale. A chi indaga avrebbe riferito di essere a conoscenza che la sorella doveva ricevere un cliente. E che aveva cominciato a prostituirsi anche per assicurare un sostegno economico alla figlia. Una vita difficile, in proprio, almeno secondo quanto emerso fino a questo momento.
Diversa la storia delle due cinesi uccise in via Augusto Riboty: ufficialmente non hanno ancora un nome perché la loro identità deve essere verificata dalla polizia. La presunta maitresse, di 42 anni, era conosciuta sia dai condomini sia da chi lavora nel palazzo di fronte al tribunale, ma anche da alcuni clienti della casa d’appuntamenti, una delle tante in quella zona di Prati. Lei era sempre lì, al lavoro, a gestire le ragazze che di volta in volta giravano nel locale, proprio come la 25enne assassinata insieme con lei. La prima forse a essere rimasta vittima della furia del killer. Una giovane come le centinaia che vengono sfruttate a Roma in locali come quello e finti centri massaggi.
Fantasmi in pratica mentre la maitresse, ex prostituta lei stessa, amministrava la casa pubblicizzata su internet, con telefono e caratteristiche delle giovani. Non è chiaro ancora se come spesso accade una parte dell’incasso finisse a lei oppure a qualche organizzazione più vasta, come del resto è emerso in passato in indagini contro lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione. Ma a colpire gli inquilini del palazzo era la riservatezza con la quale la 45enne si faceva vedere nel palazzo. Poche parole con i dirimpettai, nessuna confidenza. Ma anche il timore di rimanere vittima di clienti violenti tanto da premunirsi con telecamere nascoste: i filmati di questi impianti, sempre che ci siano davvero, potrebbero rivelarsi ora fondamentali per inchiodare l’assassino.
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18 novembre 2022 (modifica il 18 novembre 2022 | 12:06)
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, 2022-11-18 11:07:00, La 65enne colombiana divideva l’appartamento in via Durazzo con la sorella. Gli affari delle due cinesi, ancora senza nome, gestiti da una schiva maitresse quarantenne , Rinaldo Frignani