Christian De Sica: «Gli slip alla Damiano dei Maneskin? Li scegliemmo io e Verdone»

Christian De Sica: «Gli slip alla Damiano dei Maneskin? Li scegliemmo io e Verdone»

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di Giovanna Cavalli

L’estate Instagram di De Sica: «Il post sui Maneskin e la citazione di Tony Brando? Sono fiero di loro. Prendo in giro i cafoni ma non mi piacciono»

Il suo ironico post su Instagram: «Damiano chi? Tony Brando tutta la vita!» è già leggenda. Per chi non lo intuisse, rimanda ai pantaloni con ampio oblò sul fondoschiena nudo del leader dei Maneskin mostrato agli Mtv Awards. Messo sopra una famosissima scena di Compagni di Scuola di Carlo Verdone con lo spogliarello di Bruno Ciardulli — alias TB, cantante fallito e pieno di debiti che prima tenta di vendere un improbabile e violaceo quadro di Sironi a Walter Finocchiaro grossista di carni («Pare ‘a reclame de la carne guasta», lo scarica il mitologico Angelo Bernabucci) e poi finisce in ginocchio a chiedere l’elemosina con un piattino in bocca — ha mandato in delirio i suoi 660 mila follower (tra cui Mara Venier, Orietta Berti, Achille Lauro, Tiziano Ferro) e non solo.

Ha fatto centro, sa? Il web è pazzo di lei.



«Ma no, ho soltanto ripubblicato una battuta di un mio fanclub, mi sembrava divertente», minimizza quasi Christian De Sica, 71 anni, attore, cantante, regista, figlio di un mostro sacro e quant’altro esiste al mondo nello showbiz, ignaro di essere diventato molto, molto di tendenza in questa estate 2022.

Allora sarà super-social a sua insaputa, però di fatto lo è. Tony Brando meglio di Damiano David?



«I Maneskin mi piacciono, sono fiero di loro, non c’era nessuna competizione, giuro. Però Tony Brando mi ricorda uno dei più bei film di Carlo e anche mio. Quella scena è cult. La pettinatura tremenda, con i capelli più corti davanti e lunghi dietro, è un mix tra Rod Stewart e Michele Zarrillo, a cui copiai pure la giacca damascata, gliel’avevo vista in tv. Le mutande nere le scegliemmo insieme io e Carlo, poi mi venne in mente di infilarmele tra le natiche ed ecco fatto».

Era il 1988, bei tempi, no?

«Per le riprese si viveva tutti insieme in una grande villa sull’Appia Antica. Eravamo giovani, aitanti e ottimisti».

In una storia sempre su IG bacchetta l’Italia dei buzzurri «che pubblicano quello che mangiano, mentre ballano abbracciati e poi si odiano, le panoramiche delle discoteche tutte uguali, i tuffi dai motoscafi di lusso comprati facendo i buffi» (i debiti). Ce l’aveva con gli influencer?



«No, in fondo l’influencer che si fa fotografare su uno yacht o sul red carpet ha un mercato, si inventa un lavoro. Criticavo quei ragazzi che li imitano pubblicando lo scontrino del ristorante e magari non hanno manco i soldi».

Siamo un Paese cafone?



«Lo siamo sempre stati. I film dei Vanzina erano un ritratto preciso di una certa borghesia italiana. Mi ribattono: “Ma come, proprio tu che per copione hai fatto sempre l’arricchito, il maleducato, il burino?” Io però ho sempre preso in giro una categoria, non credo di essere cafone nella vita. Del resto si ride con il demonio, non con San Francesco».

Un’altra volta, prima di pentirsi, se l’è presa con una giovane attrice, Gaia Nanni, che snobbava i Cinepanettoni: «Ma chi te vò, ma chi te conosce?».

«Diceva che non era interessata “a diventare la quarta amante di De Sica”. Ma che discorso è? Hai vent’anni. Questi ragazzi sono esagerati, bisogna essere più umili».

A luglio invece ha messo in rete un video sul set del suo ultimo film «Un Natale in famiglia» (con Angela Finocchiaro, regia di Giovanni Bognetti) con le lucine, l’agrifoglio, le renne finte e lei che sospira: «Con 43 gradi».



«Con sciarpe e cappotti, non vi dico, è un classico».

Insomma, continua a sostenere di non essere diventato una star dei social?

«Di solito li uso per pubblicizzare il mio lavoro, il 17 settembre ad esempio sarò all’anfiteatro romano di Terni con lo spettacolo Una serata tra amici che porto in giro da tre anni. Ormai i produttori non spendono più per manifesti e locandine, quindi dobbiamo industriarci. Ora però…»

Ora però…?



«La saluto. Sto a Gubbio, da Méssegué, perché ho messo su pancia: non mangio, non bevo, lei capisce, ora mi aspettano per la lezione di ginnastica in acqua».

3 settembre 2022 (modifica il 3 settembre 2022 | 15:01)

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, 2022-09-03 13:01:00, L’estate Instagram di De Sica: «Il post sui Maneskin e la citazione di Tony Brando? Sono fiero di loro. Prendo in giro i cafoni ma non mi piacciono», Giovanna Cavalli

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