Se anche una istituzione è costretta a dare informazione su un fenomeno come questo, vuol dire che le segnalazioni sono tali che dobbiamo davvero iniziare a preoccuparci.
Di cosa si tratta
Si tratta di vere e proprie tumefazioni autoinflitte nel volto ed esibite in rete. Il fenomeno parte da TikTok, il social cinese che a quanto pare utilizzerebbe in modo discriminatorio l’algoritmo facendo apparire video senza alcun valore sociale, che influenzano negativamente e manipolano le menti, ai giovani occidentali, mentre in Cina vengono spinti argomenti di carattere scientifico e tecnico. Sarà così? Formiche.net avrà fatto le dovute ricerche per affermarlo, leggetevi l’articolo.
Insomma, a noi sono toccati video stupidi di cani che inseguono la propria coda o giovani che si infliggono ferite.
Cicatrici alla francese
E’ una nuova challenge una sfida nata su TikTok che ha quale scopo quello di darsi un pizzicotto così forte e stretto da lasciare un livido che deve essere ben visibile e in pieno volto.
Ed è nuovamente emergenza, dai tempi del blue whale challenge la sfida della balena blu che portava ragazzini ad atti di autolesionismo. Chi non ne ha avuti di ragazzini così in classe, al tempo. O comunque nella scuola.
Qual è il problema adesso? A quanto pare l’età si è abbassata e i ragazzini che sono partecipi di questa challenge vanno anche sotto i 12 anni, ci sono stati segnalati anche casi di bambini di 7 anni.
L’USR Puglia lancia l’allarme
Con una nota rivolta alle scuole, l’Ufficio scolastico regionale della Puglia ha ritenuto necessario informare sul fenomeno, invitando alla massima attenzione “ai componenti delle comunità scolastiche”, dal momento che sono stati segnalati già i primi casi.
Dialogare con le famiglie
Genitori che denunciano atti di bullismo, senza sapere che è stato il proprio figlio a procurarsi il danno. Succede anche questo. Le informazioni spesso mancano o non sono capillari e l’iniziativa dell’USR è lodevole, perché innanzitutto questo tipo di fenomeni si combattono condividendo tra adulti.
Non sono rari i casi di scuole che coinvolgono le famiglie direttamente, convocandoli e facendo assemblee. Sotto accusa anche gli smartphone, che se a scuola sono vietati, a casa probabilmente bisognerebbe portare maggiore attenzione. E se il divieto non è uno strumento, monitorare la presenza online dei propri figli potrebbe essere una strada più adatta.
Le regole, ci ha ricordato oggi Stefano Rossi in una intervista, “sono un dono d’amore”
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