La Cina e le armi alla Russia: Xi Jinping la aiuta già con semiconduttori e droni civili

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Il segretario di Stato americano Antony Blinken evoca la possibilit che la Cina fornisca armi alla Russia. Perch proprio adesso? Ed una vera novit? Pi che una svolta legata a nuove scoperte dell’intelligence americana, questa sembra una conferma del peggioramento nei rapporti bilaterali tra Washington e Pechino.

L’incontro di Monaco fra i capi diplomatici delle due superpotenze andato male. Dopo la vicenda del pallone-spia, e il rifiuto cinese di ammettere qualsiasi responsabilit, Blinken sembra aver deciso di strappare il velo di ambiguit e il non-detto che copriva pudicamente la questione delle armi cinesi a Putin.

In questo senso un avvertimento tardivo: le forniture cinesi avvengono dall’inizio della guerra in Ucraina, sotto forma di “tecnologie civili” come semiconduttori e droni, che i russi sanno adattare a scopi militari. Le rivelazioni dei media si susseguono da mesi, Blinken ha deciso di non ignorarle pi. Forse, vista la durezza delle reazioni di Pechino sul pallone-spia, ha avuto sentore che anche da parte cinese venuta meno la volont politica di edulcorare il proprio ruolo in Ucraina?

Lo scontro avvenuto alla conferenza strategica di Monaco di Baviera fra Blinken e il commissario supremo della politica estera cinese, il “Guerriero Lupo” Wang Yi, fornisce l’occasione per fare il punto su molte cose: come questa Cina vede il mondo; perch Xi Jinping non moller il suo amico Vladimir Putin; perch non dobbiamo farci illusioni su una “proposta di pace” targata Pechino (annunciata per il 24, l’anniversario dell’invasione); infine perch la leadership comunista pensa di non pagare un prezzo eccessivo appoggiando l’aggressione dell’Ucraina.

L’incidente del pallone-spia, che stato affrontato nell’incontro Blinken-Wang a Monaco, un buon punto di partenza. Il governo di Pechino non accenna neppure a delle “scuse diplomatiche”. Nel galateo secolare della diplomazia ci sono tanti modi eleganti per riconoscere le proprie responsabilit senza perdere la faccia. L’America di George W. Bush offr un esempio di mezze scuse quando i cinesi catturarono un suo aereo-spia nell’aprile 2001. Invece Wang non ha cercato di comporre il conflitto. Anzi ha rincarato la dose, ripetendo quello che i media governativi cinesi vanno dicendo dall’inizio di questa vicenda. Lo riassumo. La reazione di Joe Biden stata definita “isterica” dai cinesi, dettata da problemi di politica interna. Lungi dal riconoscere una violazione dello spazio aereo Usa, le autorit di Pechino continuano a sostenere che quel pallone faceva solo osservazioni meteo, quindi l’Amministrazione Biden ad avere commesso un abuso, un atto di violenza, un’aggressione illecita di cui deve rendere conto. Infine i cinesi accusano gli Stati Uniti di fare spionaggio in modo sistematico vicino alle loro coste, e minacciano di reagire simmetricamente abbattendo qualche oggetto volante americano.

Come sempre, anche la propaganda di un regime autoritario pu contenere elementi di verit. Quella cinese ha ragione quando descrive – quotidianamente – un’America afflitta da enormi problemi interni: criminalit, sparatorie, tossicodipendenze, una societ ideologicamente divisa e polarizzata. Ha ragione quando vede dietro la reazione al pallone-spia anche un ruolo della politica interna: i repubblicani hanno accusato Biden di non aver reagito adeguatamente visto che il pallone stato lasciato sorvolare gli Stati Uniti raccogliendo informazioni, prime che venisse abbattuto.

L’aggettivo “isterico” non del tutto ingiustificato, se aggiungiamo gli altri episodi in cui il Pentagono – per eccesso di zelo – ha dovuto abbattere oggetti volanti innocui, con grande dispendio per il contribuente americano. Tuttavia l’intreccio fra politica estera e politica interna americana qui rovesciato, rispetto a come lo racconta la propaganda cinese. In effetti sono i comportamenti della Repubblica Popolare – soprattutto da quando nel 2012 Xi Jinping andato al potere – ad avere consolidato un crescente consenso bipartisan tra democratici e repubblicani sulla minaccia cinese. C’ una continuit su questo terreno, dall’ultima fase della presidenza Obama a quelle di Trump e Biden.

Il pallone-spia un esempio in cui i repubblicani hanno voluto mostrarsi ancora pi vigilanti sulla sicurezza nazionale, per la strategia con cui affrontare l’espansionismo cinese una delle poche cose condivise da quasi tutto lo spettro politico americano. La Cina non ha torto nell’osservare la disparit globale nei rapporti di forze. S, l’America presente – economicamente, militarmente – da almeno 80 anni nel Pacifico, la sua proiezione globale unica. Di conseguenza ha basi militari vicino alla Cina (in Giappone, Corea del Sud, Filippine, oltre che a Guam), le sue flotte sono presenti in quelle zone. Inoltre ha un impegno – per adesso verbale, non sancito legalmente da un trattato – a difendere Taiwan da un’aggressione.

La disparit esiste eccome. La Cina non ha flotte militari che navigano costantemente al largo della California o della Florida. Questo il portato di un’asimmetra oggettiva: l’America ha tanti alleati in giro per il mondo che chiedono la sua protezione, la Cina ha cominciato solo di recente a costruire una proiezione globale della sua potenza anche sul piano militare (per ora nel Mare della Cina meridionale, nel Sud-Est asiatico, e in Africa). Questo uno dei tanti esempi dell’ “ordine americano-centrico” che Xi deciso a rovesciare, per sostituirlo con un ordine alternativo.

Qui s’inserisce perfettamente la guerra in Ucraina. Pur con tutte le obiezioni e le delusioni che Xi pu avere su quell’aggressione, che non andata come Putin gli aveva promesso, tuttavia la vede come una spallata all’ordine americano-centrico. Cina e Russia sono in sintonia su questo terreno strategico, come superpotenze “revisioniste”, perch vogliono “rivedere” (ribaltare) l’ordine mondiale. La loro capacit d’influenzare alcune zone del’Asia, dell’Africa, dell’America latina, fa pensare a Xi che la guerra in Ucraina possa configurarsi come uno scontro tra il G-7 (il club dei paesi ricchi) contro un “G-77” che unisce la maggioranza dell’umanit.

Il fatto che la guerra in Ucraina sia andata molto diversamente dai piani di Putin una delusione per Xi ma anche un’opportunit. Intanto un’opportunit di apprendimento. In vista di un attacco a Taiwan, e sia pure con le enormi differenze tra i due teatri, studiarsi una guerra reale sempre meglio che limitarsi ai wargames. L’opportunit di apprendimento pu essere allargata se le forniture di armi cinesi ai russi consentono di “testare” le proprie tecnologie belliche in uno scontro diretto con le tecnologie della Nato. L’indebolimento di Putin pu offrire ulteriori opportunit. Gi oggi i rapporti di forze tra Pechino e Mosca sono enormemente squilibrati.

La Cina ha la seconda economia mondiale, la Russia non figura tra le prime dieci. Per Mosca, la Cina il primo partner commerciale, mentre per la Cina il mercato russo solo il 13esimo in ordine d’importanza. La colonizzazione cinese della Russia gi in atto da tempo, ivi compreso negli aspetti demografici: gran parte delle regioni asiatiche della Siberia sono di fatto popolate dai cinesi.

La Russia ha dimostrato di essere una potenza militare dell’Ottocento, con la propria paranoia territoriale, mentre la Repubblica Popolare saldamente nel XXI secolo come dimostra la sua padronanza dello “spazio vicino” (palloni-spia ma anche missili ipersonici), nonch le sue avanzate nell’intelligenza artificiale. Secondo una battuta che circola al Pentagono, alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina Xi Jinping poteva ancora pensare che Putin avesse il secondo esercito pi forte del mondo; il giorno dopo l’invasione si reso conto che quello russo il secondo esercito pi potente in Ucraina; oggi sa che il terzo dietro la Divisione Wagner.

Ma non una ragione per negare il suo aiuto all’amico-alleato in difficolt. Mollare Putin sarebbe un colpo alla credibilit di Xi, molto peggiore rispetto alla sterzata che ha operato due mesi fa sul Covid. Soprattutto, non c’ ragione per cui venga meno la sintonia strategica di lungo periodo tra due superpotenze che vogliono smantellare l’influenza dell’Occidente nel mondo.

Che prezzo pagher Xi se mantiene la sua fedelt all’amico Putin in difficolt? Uno dei punti deboli della Cina , teoricamente, proprio la sua forza economica: questa legata all’integrazione con i mercati occidentali. Xi ha generato diffidenza in Occidente, l’immagine della Cina peggiorata drasticamente negli ultimi anni. Ma prezzi concreti non ne sta pagando, per lo meno non ancora. Il 2022 si chiuso con un nuovo record storico nell’attivo commerciale cinese verso gli Stati Uniti: il mercato americano continua ad essere spalancato, malgrado dazi e restrizioni varie. E da quando Xi ha tolto quarantene e restrizioni sugli ingressi in Cina, ricominciato il pellegrinaggio dei top manager occidentali alla corte dell’Imperatore celeste. Nomi illustri gi si sono prenotati visite a Pechino e Shanghai non appena sono state riaperte le frontiere: tra questi i chief executive di Apple, Pfizer, Volkswagen, Mercedes. Le rivelazioni di Blinken sulle forniture di armi possono aggiungere un elemento di preoccupazione in un quadro geopolitico gi fosco, ma Xi per il momento non sente una concreta minaccia d’isolamento sul fronte economico.

19 febbraio 2023, 18:28 – modifica il 19 febbraio 2023 | 18:29

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