Cingolani: «Accisa su benzine sarà mobile   Il gas russo? Ci costa un miliardo al giorno» Le Borse corrono, si spera nell’accordo

Cingolani: «Accisa su benzine sarà mobile  Il gas russo? Ci costa un miliardo al giorno» Le Borse corrono, si spera nell’accordo

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Energia

di Enrico Marro16 mar 2022

Cingolani: «Accisa mobile su benzina e gasolio, il gas russo costa un miliardo al giorno»

Il governo sta valutando la soluzione dell’«accisa mobile» per ridurre il prezzo alla pompa dei carburanti (si stima di 10-15 euro al litro). Lo ha confermato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, nell’informativa in Senato sulla situazione energetica dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. «Siccome c’è stato un maggior gettito Iva», conseguente all’aumento imprevisto dei prezzi, esso può essere utilizzato per «ridurre le accise e quindi il prezzo finale» di benzina e gasolio, senza che ci sia un calo delle entrate annue programmate. Il ministro ha anche sottolineato che l’Italia ha presentato in Europa due «importanti proposte strutturali» per mitigare l’impennata dei prezzi del gas e dell’energia elettrica.

Il price cap

La prima è quella di fissare un «price cap, cioè un prezzo massimo temporaneo a livello europeo sulle transazioni di gas. Ci sono obiezioni da parte di alcuni Paesi che dicono: se mettiamo un prezzo fisso, rischiamo che non ci diano gas. Ma attenzione: l’Europa compra circa i tre quarti di tutto il gas mondiale in tubazione», e quindi può far valere le sue posizioni, ha spiegato Cingolani. La seconda proposta e quella del «disaccoppiamento dei prezzi di vendita dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili da quella prodotta con il gas». Secondo le regole internazionali, infatti, tutto è ancorato al prezzo del gas, una cosa che «un tempo aveva senso perché le rinnovabili costavano molto e il gas poco», ma che oggi è molto penalizzante. «Sembrano cose ragionevoli, ma queste regole sono complesse da cambiare», ha tuttavia ammesso il ministro.

Il gas russo costa un miliardo al giorno

Cingolani ha anche rassicurato sul fatto che nel breve periodo non ci sono elementi di preoccupazione, anche se dovessero interrompersi le forniture di gas dalla Russia, mentre problemi potrebbero esserci nel medio lungo periodo, cioè a partire dal prossimo inverno. Allo stato attuale il flusso di gas dalla Russia «è il più alto registrato in tempi recenti, la fornitura è costante in tutta Europa anzi si è sollevata una riflessione sul fatto che l’Europa sta continuano ad acquistare il gas e questo porta a pagamenti di circa un miliardo di euro al giorno che in un momento di guerra ha implicazioni che vanno oltre il settore energetico: noi, Europa, stiamo comprando gas pagando circa un miliardo al giorno, una riflessione importante in questo momento». Ma il governo, ha assicurato, ha già avviato le contromosse per sostituire il gas russo. Siamo finiti in questa situazione di forte dipendenza dall’estero (importiamo il 95% del gas) anche perché, ha detto il ministro, mentre venti anni fa la produzione del gas copriva il 20% delle necessità ora è scesa a meno del 5%. Non solo. Negli ultimi 10 anni l’Italia ha aumentato la dipendenza dal gas russo, passando dal 25 al 39% circa del totale. Attraverso i 5 gasdotti e i tre rigassificatori di cui disponiamo si può aumentare l’importazione di gas dal nord Africa,dall’Arzeibaijan e da altri Paesi. Il governo ha avviato trattative con Qatar, Algeria, Angola, Congo per ridurre la dipendenza dal gas russo di circa 20 miliardi di metri cubi. E ha deciso di aumentare la produzione nazionale. Nel breve periodo «problemi potrebbero esserci solo nel caso di un picco eccezionale di freddo a fine marzo o di un contestuale evento catastrofico su altre rotte».

Servono 15 miliardi

In vista del prossimo inverno, invece, «dobbiamo riempire al 95% gli stoccaggi con 12 miliardi di metri cubi». Significa sborsare 15 miliardi di euro contro i 3 che sarebbero bastati un anno fa. Il prezzo medio è infatti salito da 30 centesimi al metro cubo a 1,5 euro. Un aumento «ingiustificato», ha ribadito Cingolani, legato al mercato dei titoli future: «Non è accettabile questo prezzo del gas che si traduce in una speculazione di certi hub che fanno speculazione e non producono ma fanno solo transazioni».Il governo conta di riuscire a fronteggiare la situazione, ma, ha ricordato il ministro, ci sono sempre «i piani di emergenza» pronti a scattare in caso di necessità, che prevedono anche «misure di contingentamento» per esempio sul gas per usi industriali e per uso termoelettrico.

Tre anni per diversificare

Nel lungo termine, invece, «è necessario sostituire i circa 30 miliardi di metri cubi che importiamo ogni anno dalla Russia», ma ci vorranno «minimo tre anni». Il governo punta su nuovi rigassificatori galleggianti in una prima fase (12-18 mesi per metterli in funzione), da sostituire con rigassificatori sulla terra ferma, che però richiedono più tempo, e sull’aumento della produzione nazionale di 2,2 miliardi di metri cubi annui (rispetto ai 3 attuali). Le tensioni sul gas hanno determinato un vertiginoso aumento dei costi dell’energia», saliti di otto volte, con punte superiori a 200 euro a Megawattora: un andamento «molto difficile da spiegare e digerire», ha detto Cingolani, ricordando che il governo finora ha messo in campo misure per oltre 15 miliardi di euro per mitigare il caro-bollette per 29 milioni di famiglie e 6 milioni di imprese. E ora con l’Ue si stanno discutendo misure ulteriori da finanziare con la «tassazione degli extraprofitti» delle aziende.

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, 2022-03-16 11:43:00, Anche senza gas russo (che costa all’Europa un miliardo al giorno)non ci sono problemi nel breve periodo, spiega al Senato il ministro della Transizione ecologica. Con l’accisa mobile il prezzo dei carburanti potrebbe scendere di 10-15 centesimi al litro, Enrico Marro

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