«Il circolo dei Mondiali», troppe battute e poca profondità

«Il circolo dei Mondiali», troppe battute e poca profondità

Spread the love

di Aldo Grasso

La nota dominante, per esaltare la nobiltà del servizio pubblico e sottrarre peso alle storture del mondo, è stato il cazzeggio, con la band che fa gli stacchetti

Il teatrino sui Giochi Olimpici di Tokio inscenato lo scorso anno da Alessandra De Stefano, Sara Simeoni e Yuri Chechi aveva avuto un buon successo sia di ascolti (15 % di share) che di amplificazione mediatica: Il circolo degli anelli (Rai1). Di fronte all’inevitabile retorica delle Olimpiadi, l’idea di mescolare competenza e ironia era stata una carta vincente. Anche se Sara Simeoni, spinta dall’inverosimile, si era lasciata trascinare in vaniloqui parentetici, erratici, persino delicati in nome di una «presunta vita quotidiana» o del «privato che diventa pubblico». Lo scorso anno è andata bene, ma quest’anno il contesto è completamente diverso: lo scandalo dei mondiali «comprati» (anche se non sono i primi), l’intollerabile ipocrisia del presidente della Fifa Gianni Infantino, i lavoratori ridotti a schiavi, l’assenza dell’Italia… Forse bisognava avere l’elasticità per cambiare il tipo di appuntamento (Il circolo dei Mondiali , Ra1). Con tutta la stima per la campionessa, ma che senso ha vedere Sara Simeoni agghindata con il gran pavese?

Le parole più profonde sulla situazione in Qatar, con la nazionale dell’Iran che non canta l’inno per protesta contro il regime degli ayatollah, le ha pronunciate un ex calciatore, Lelle Adani. Per fortuna, perché l’editoriale della direttrice di Rai Sport è parso una inutile esibizione di schienadrittismo: «Questa è la nobiltà del servizio pubblico e l’essenza della Rai. Noi saremo qui ogni sera, proveremo a sottrarre peso alle storture umane». La nota dominante, per esaltare la nobiltà del servizio pubblico e sottrarre peso alle storture del mondo, è stato il cazzeggio, con la band che fa gli stacchetti, con Chechi che cerca la battuta sulle stramberie della Simeoni, cose del genere. L’intrattenimento e il giornalismo sono due mestieri profondamente diversi: forse converrebbe dedicarsi a quello che uno (maschile sovraesteso) sa fare meglio.

22 novembre 2022 (modifica il 22 novembre 2022 | 15:29)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-11-22 20:27:00,

di Aldo Grasso

La nota dominante, per esaltare la nobiltà del servizio pubblico e sottrarre peso alle storture del mondo, è stato il cazzeggio, con la band che fa gli stacchetti

Il teatrino sui Giochi Olimpici di Tokio inscenato lo scorso anno da Alessandra De Stefano, Sara Simeoni e Yuri Chechi aveva avuto un buon successo sia di ascolti (15 % di share) che di amplificazione mediatica: Il circolo degli anelli (Rai1). Di fronte all’inevitabile retorica delle Olimpiadi, l’idea di mescolare competenza e ironia era stata una carta vincente. Anche se Sara Simeoni, spinta dall’inverosimile, si era lasciata trascinare in vaniloqui parentetici, erratici, persino delicati in nome di una «presunta vita quotidiana» o del «privato che diventa pubblico». Lo scorso anno è andata bene, ma quest’anno il contesto è completamente diverso: lo scandalo dei mondiali «comprati» (anche se non sono i primi), l’intollerabile ipocrisia del presidente della Fifa Gianni Infantino, i lavoratori ridotti a schiavi, l’assenza dell’Italia… Forse bisognava avere l’elasticità per cambiare il tipo di appuntamento (Il circolo dei Mondiali , Ra1). Con tutta la stima per la campionessa, ma che senso ha vedere Sara Simeoni agghindata con il gran pavese?

Le parole più profonde sulla situazione in Qatar, con la nazionale dell’Iran che non canta l’inno per protesta contro il regime degli ayatollah, le ha pronunciate un ex calciatore, Lelle Adani. Per fortuna, perché l’editoriale della direttrice di Rai Sport è parso una inutile esibizione di schienadrittismo: «Questa è la nobiltà del servizio pubblico e l’essenza della Rai. Noi saremo qui ogni sera, proveremo a sottrarre peso alle storture umane». La nota dominante, per esaltare la nobiltà del servizio pubblico e sottrarre peso alle storture del mondo, è stato il cazzeggio, con la band che fa gli stacchetti, con Chechi che cerca la battuta sulle stramberie della Simeoni, cose del genere. L’intrattenimento e il giornalismo sono due mestieri profondamente diversi: forse converrebbe dedicarsi a quello che uno (maschile sovraesteso) sa fare meglio.

22 novembre 2022 (modifica il 22 novembre 2022 | 15:29)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.