di Giusi Fasano
Il figlio del leader del M5S e tre amici accusati violenza di gruppo. Silvia si è trasferita all’estero per un periodo di studio. Giulia Bongiorno: «Preoccupata per i tempi del processo»
Un’udienza a porte chiuse al mese fino al 18 gennaio 2023, la prima fissata per il 1° giugno. Cinquantasei persone inserite nella lista dei testimoni. L’ammissione delle fonti prova, tra cui anche l’hard disk che contiene tutte le intercettazioni con scambi di messaggi e chat definita dall’avvocato Giulia Bongiorno «la prova regina» del racconto della sua assistita. Si è aperto così ieri a Tempio Pausania (Sassari) il processo sul caso Ciro Grillo: il figlio del fondatore del Movimento Cinque Stelle accusato con i suoi tre amici — Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria — per violenza sessuale di gruppo.
L’inchiesta partita a luglio 2019
L’inchiesta era partita a fine luglio del 2019. A denunciare per prima i tre ragazzi era stata Silvia, giovane italo-norvegese. La sera del 16 luglio li aveva conosciuti in discoteca e con una sua amica era poi andata nella casa che la famiglia Grillo aveva affittato per le vacanze a Cala Volpe, in Sardegna. Nove giorni dopo aveva denunciato ai carabinieri di essere stata da loro violentata la mattina del 17 luglio. Dopo di lei ha firmato una denuncia anche Roberta, l’amica che era con lei ma non ha assistito alla violenza perché si era assopita sul divano. Nel suo caso l’accusa di violenza sessuale è scattata perché tre dei ragazzi le hanno scattato fotografie oscene proprio mentre lei dormiva.
Le tesi contrapposte
I quattro amici, tutti 22enni e genovesi, hanno ripetuto fin dal primo giorno che il racconto di Silvia non è vero, che non c’è stata alcuna violenza perché lei era consenziente. Silvia invece ha sempre giurato di essere stata costretta a bere vodka e di essere stata abusata. Ne è nata un’inchiesta nella quale sono confluiti documenti informatici, fotografie, filmati, ma anche chat e testimonianze. Insomma: una quantità imponente di dati e testi che ieri sono entrati ufficialmente nel processo e sulla quale si giocherà il destino giuridico dei quattro imputati.
La sofferenza di Silvia
Il collegio dei giudici, presieduto da Marco Contu, ha ascoltato le ragioni delle parti sull’ammissione di testi e fonti di prova voluti dalla difesa dei ragazzi e dal procuratore Gregorio Capasso. Assenti sia i giovani sia Silvia e Roberta, che saranno fra le prime testimoni a essere sentite. Silvia oggi vive all’estero, dove si è trasferita per studiare e trovare un po’ di pace. «Voglio riprendermi, ce la devo fare», ha detto ieri all’avvocata Bongiorno che la difende e che si dice «preoccupata per i tempi del processo». È «giusto», aggiunge, «dare spazio a tutti i mezzi di prova possibili, e infatti non mi sono opposta a niente, ma vorrei che fosse presente a tutti che ogni volta che si riapre questo capitolo per la mia assistita si riacutizza il trauma».
L’hard disk con le intercettazioni
Fra le prove ammesse c’è anche l’hard disk che contiene tutte le intercettazioni: lo scambio di messaggistica e di chat fra Silvia e altre persone che l’avvocato Giulia Bongiorno definisce una sorta di «scatola nera» in grado di dimostrare che la ragazza ha sempre raccontato la verità. «Oggi (ieri per chi legge, ndr) era superfluo che Ciro Grillo venisse in aula», ha detto Andrea Vernazza, l’avvocato del figlio del fondatore del M5S. «Ora conta quello che si dirà in aula. Il processo, il cosiddetto nuovo processo, prevede l’immediatezza, le domande fatte dalle parti». Fra i testimoni ammessi, oltre alla moglie e al figlio adottivo di Beppe Grillo, c’è anche il ragazzo che Silvia aveva accusato di violenza sessuale nel 2018 e che vive in Norvegia. A quel giovane chiese poi scusa per quello che aveva raccontato e non è difficile prevedere che la sua testimonianza punterà a minare la credibilità di lei.
16 marzo 2022 (modifica il 16 marzo 2022 | 21:53)
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, 2022-03-16 21:25:00, Il figlio del leader del M5S e tre amici accusati violenza di gruppo. Silvia si è trasferita all’estero per un periodo di studio. Giulia Bongiorno: «Preoccupata per i tempi del processo», Giusi Fasano
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