Claudio Cecchetto: Così resi coinquilini Sandy Marton e Fiorello nella casa di Radio Deejay. A Jovanotti lanciai un ultimatum

Claudio Cecchetto: Così resi coinquilini Sandy Marton e Fiorello nella casa di Radio Deejay. A Jovanotti lanciai un ultimatum

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di Renato Franco

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Era la casa dei fuorisede di Radio DeeJay, la comune di chi sognava di vivere on air, la factory — fatte le debite proporzioni — di Claudio Cecchetto. Via Alberto da Giussano, a est del Parco Sempione, a Milano. L Fiorello, Sandy Marton, Marco Baldini e Franchino Tuzio (un grande manager che purtroppo non c’ pi) hanno mosso i primi passi nella Milano degli anni Ottanta. Non erano i soli, perch il Pippo Baudo della radio ne ha scoperti tanti altri: Linus, Nicola Savino, Paola & Chiara, Sabrina Salerno, Fabio Volo…

Come mai mise quei quattro nella stessa casa?
Io sono da sempre convinto che la provincia abbia pi da dire rispetto alla citt — spiega Cecchetto —; per chi vive in provincia la citt un traguardo; per chi gi vive in una metropoli quella solo la realt. In linea di massima non hai stimoli per progredire, non hai traguardi. Chi arriva da fuori invece vuole spaccare tutto.

Cosa raccontano quei muri?
Quell’abitazione serviva solo per dormire e magari per incontrare qualche ragazza. Era basica, tre stanze e una cucina di quelle che vendevano in tv, da poco. Era un ottimo punto di partenza per chi arrivava da fuori, cos per loro l’unica preoccupazione era concepire un buon prodotto radiofonico, non cercare un alloggio. La radio era il vero luogo di scambio delle idee. Ho sempre dato molta importanza a creare l’ambiente adatto, confortevole. Io mettevo il miglior condizionatore, i migliori arredi: se stavano bene, ci sarebbero rimasti oltre l’orario di lavoro.

Fiorello smistava il citofono per le ragazze che cercavano Sandy Marton.
Sandy era un vagabondo, un cittadino del mondo, la sua ultima meta era stata Ibiza. Io ne avevo sentito parlare tanto ma manco sapevo dov’era e ho pensato che molti italiani la immaginassero come un Eden, un paradiso. L’idea era fargli cantare una canzone su Ibiza cos tanti, soprattutto le ragazze, avrebbero immaginato che nell’isola fossero tutti come lui. Non era vero, ma ha funzionato.

Il Fiorello privato?
Come quello pubblico. Non un comico che interpreta un personaggio, la sua natura da intrattenitore. Vuole che chi ha davanti si diverta e stia bene con lui, ci sia una persona o cento. un animatore continuo, non c’ differenza tra quando sul palco o gi dal palco. La mia previsione era che da animatore di villaggi sarebbe diventato animatore del villaggio Italia.

Anche Marco Baldini ha iniziato da l.
Mi colp subito. Gli avevo chiesto di mandarmi una cassetta per capire che tipo era, ne arrivarono 25. In lui intravidi subito la spalla per Fiorello, perch gli altri deejay non avevano capito che non dovevano fare a gara con lui, perch Fiorello vinceva sempre. Baldini era perfetto, faceva l’assist ma tutti i gol doveva farli Fiore.

Un inquilino mancato di quell’appartamento Amadeus.
Fu la sua forza. Mi disse che abitava a Milano da un amico che lo ospitava, ma non era vero. Dopo un mese che lo vedevo con le occhiaie pensavo fosse per serate ricche di stravizi, invece ogni giorno prendeva il treno alle 5 di mattina da Verona. Non mi disse niente per non creare problemi. Proprio questa disponibilit e voglia mi sono piaciute. Poi and nella casa che aveva lasciato Tracy Spencer.

Gerry Scotti invece la casa ce l’aveva.
Ma voleva andarsene da Milano. L’ho bloccato sulla scaletta di un aereo mentre stava partendo per l’America. All’epoca se dicevi che facevi il disc jockey poi ti chiedevano: s, ma di lavoro cosa fai? Lui lavorava anche come copy per la McCann, l’agenzia di pubblicit e quello gli sembrava un lavoro pi solido. Gli parlai e lo convinsi a rimanere, gli dissi che era nato per questo lavoro. Io volevo una radio fatta di persone che riconoscevi dalla voce, per me il suo timbro diverso era un plus.

L’anima di Jovanotti?
Penso di averla capita molto prima degli altri. Tutti vedevano come era, io vedevo come sarebbe stato. Ricordo il primo incontro: partecipava a una gara musicale e si trov contro un gruppo (i Tutu) che avevo proposto io; Lorenzo perse lo scontro diretto, ma dissi subito a un mio collaboratore: saluta i Tutu, voglio l’altro. Gli feci una telefonata da boss, un aut aut: se vieni bene, se no ne trovo un altro. Avevo paura di aver esagerato.

Uno che le sfuggito, un inquilino mancato?
Me lo chiedono spesso. No. Assolutamente. Ho un sesto senso che non mi ha mai tradito.

17 febbraio 2023 (modifica il 17 febbraio 2023 | 07:17)

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