Claudio Santamaria: «Troppi vendicatori sul set, in tv preferisco gli eroi buoni»

Claudio Santamaria: «Troppi vendicatori sul set, in tv preferisco gli eroi buoni»

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di Chiara Maffioletti

L’attore su Canale 5 con la serie «L’Ora – Inchiostro contro piombo»: «Il coraggio di un attore? Sfidare i giudizi , mi dicevano che non avevo la faccia giusta»

Nel 1992 Claudio Santamaria aveva 18 anni, studiava da poco recitazione. «Ero nel pieno delle speranze, in un momento spensierato. Poi c’è stata la strage di Capaci. Di colpo senti il vuoto. Un senso di smarrimento, di paura, delusione. Oltre a un profondo dolore: tra la scorta c’erano ragazzi della mia età». Da allora, l’attore ha portato con sé «come un senso di rabbia, di grave ingiustizia: «mi sono domandato dove fosse lo Stato, perché non era stata garantita sicurezza a quelle persone». Ecco perché per lui interpretare ora il direttore del giornale di Palermo — L’ora — che, negli anni Cinquanta, iniziò a indagare sulla mafia, ha un significato importante.

«L’ora – Inchiostro contro piombo» andrà in onda in prima serata mercoledì su Canale 5.

«È una serie che mi coinvolge non solo come attore ma come cittadino. Interpretandola è come se avessi finalmente trovato un po’ di ristoro da quel senso di solitudine che ho provato a 18 anni. Sono fatti ancora dolorosi, ma l’idea che attraverso il mio lavoro si possa accendere un faro su qualcosa di oscuro, magari facendo riflettere qualcuno, mi fa sentire utile. Rappresento un eroe buono».

Pensa sia sbagliato raccontare storie che hanno per protagonisti dei criminali?

«Credo che ci sia molta fascinazione per loro. Detto questo, di personaggi negativi ne ho fatti anche io e il male va raccontato, al cinema o in tv. Ma quando diventa fine a sé stesso o, peggio, quando la violenza viene giustificata allora è rischioso».

A cosa si riferisce?

«Penso ai tanti film hollywoodiani, ad esempio, in cui all’eroe cosiddetto buono sterminano la famiglia e quindi lui sembra di colpo avere tutto il diritto per fare una strage e ammazzare i suoi nemici con fucili, mitra e pistole. Noi raccontiamo veri eroi, che hanno messo a rischio la loro vita per amore di due concetti sacri: giustizia e verità. E lo hanno fatto usando solo la parla come arma, arma salvifica che accende le coscienze e fa luce».

Lei quando si è sentito coraggioso?

«Il coraggio si manifesta anche nelle cose piccole. All’inizio della mia carriera mi è stato detto: sei bravo ma non potrai mai lavorare nel cinema, non hai la faccia giusta. Ecco, se avessi mancato di coraggio allora, mi sarei fermato a quel giudizio. Per fortuna non l’ho fatto. In generale però penso ci voglia coraggio proprio per fare il mio mestiere: devi metterti in gioco costantemente e accettare dei no. Ora ho sentito storie terribili per cui si iniziano a scegliere giovani talenti in base al numero dei follower. Io credo ancora che serva studiare, ma forse anche questo è un atto di coraggio: il desiderio di un successo facile rende sia l’arte che gli artisti più piatti».

Sua moglie, Francesca Barra, è giornalista: l’ha aiutata a comprendere meglio certe dinamiche di redazione?

«Moltissimo. Lo ha fatto doppiamente perché si è spesso occupata di mafia, sia nelle sue inchieste che nei suoi libri. Lei, con il regista Piero Messina, mi ha aiutato anche nel costruire la personalità di questo direttore, un po’ rude: non ha tempo da perdere, essendo preso dalla sua missione».

Il suo direttore non è siciliano: ha un ruolo?

«Certo, essere esterno a un sistema aiuta a comprenderlo. Nella serie gli viene detta una frase: la verità è come la nebbia, più ti ci avvicini e più non vedi nulla. Lui, essendo alla giusta distanza, è riuscito a connettere tutti i punti, collegare gli omicidi e farli risalire a un’unica grande mano».

La lotta alla mafia, però, non è finita.

«E ancora oggi ci sono tanti giornalisti impegnati a farlo, magari anche in realtà locali, senza grandi riflettori. Ma rischiano. Credo che questa serie sia importante anche perché racconta il valore del giornalismo, che forma le coscienze prese ormai a schiaffi da mille stimoli. La confusione è un’arma che si dà alle organizzazioni criminali. Informare è una battaglia sempre più dura».

6 giugno 2022 (modifica il 6 giugno 2022 | 00:35)

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, 2022-06-05 22:36:00, L’attore su Canale 5 con la serie «L’Ora – Inchiostro contro piombo»: «Il coraggio di un attore? Sfidare i giudizi , mi dicevano che non avevo la faccia giusta», Chiara Maffioletti

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