Clementina Spinelli e la carrozzina rubata: «Un colpo al cuore sapere che è stato un 16enne, dalla sua famiglia nessuna scusa»

Clementina Spinelli e la carrozzina rubata: «Un colpo al cuore sapere che è stato un 16enne, dalla sua famiglia nessuna scusa»

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La 34enne studentessa di Siena: «Vivo in questo stato per un errore medico, sui social mi hanno criticato perché avrei dovuto custodirla meglio»

Clementina, hanno rintracciato uno dei due vandali che ha rubato e distrutto la sua carrozzina a rotelle. Va un po’ meglio adesso?

«Direi ancora peggio quando ho saputo che il responsabile ha appena 16 anni. È stato un colpo al cuore. Anche per le modalità con le quali mi ha privato dell’unico ausilio con il quale posso girare per Siena e soprattutto studiare all’università».

Clementina Spinelli, 34 anni, è la studentessa calabrese che a Siena, dove studia Archeologia, ha subito l’oltraggio più odioso. Due minorenni hanno rubato e poi dopo aver girato per la città, distrutto, la sua carrozzina elettrica da 10 mila euro. «Un gesto che non è solo vandalico — continua Clementina —, perché non c’è solo un danno strutturale ma anche morale. Per fortuna quando è accaduto non ero a Siena ma in Calabria, a Belvedere Marittimo dove sono nata e dove vive mia madre. Qui ho un’altra carrozzina non elettrica, se fossi stata ancora a Siena non so come avrei fatto. E non è la prima volta che accade».

Non è la prima volta?

«Una volta avevo sorpreso i ladri che erano fuggiti, una seconda volta forse si erano pentiti e con una telefonata anonima me l’avevano fatta ritrovare».

Stavolta invece l’hanno distrutta dopo essersi divertiti a girare per il centro storico di Siena. Il massimo dell’oltraggio. Che cosa direbbe a questi ragazzi?

«Sinceramente non sono interessata a parlare con loro, secondo me non si sono neppure resi conto che cosa hanno combinato. Mi piacerebbe invece conoscere i genitori. E chiederei loro come è possibile lasciare un figlio sedicenne girare alle 4,30 del mattino per la città a fare danni. Oltretutto hanno tentato per due volte di rubare la carrozzina. La prima volta a mezzanotte, ma sono stati allontanati, e poi sono tornati quattro ore e mezzo più tardi per mettere a segno il loro colpo».

Li perdona?

«Il perdono è un dono per me stessa. In questo momento non ce l’ho. Da cattolica credo in questo valore ma è anche vero che qualcuno dovrebbe chiedere scusa. Ho ricevuto centinaia di telefonate di affetto, tantissimi messaggi. Ma da loro e dai loro genitori niente, silenzio assoluto. Non è stata una ragazzata, qui temo ci sia qualcosa di più profondo. Io sto soffrendo e per la secondo volta c’è una grave colpa anche se la prima volta ho avuto un danno incommensurabile e anche stavolta c’è una lunga notte di mezzo».

Che cosa è successo?

«Io vivo su una carrozzina a rotella per un errore sanitario. Mia mamma avrebbe dovuto partorire a mezzanotte ma forse qualcuno voleva dormire. Sono nata a fine turno e la sofferenza mi ha provocato un ictus. Anche allora nessuno si è scusato».

Ha avuto molti messaggi di solidarietà, stavolta?

«Sì, tantissimi e straordinari. Vorrei ringraziare professor Enrico Zanini direttore dipartimento Archeologia a Siena dove studio per la grande solidarietà che mi ha dimostrato. E anche il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che lunedì mi ha chiamato. Sta cercando in collaborazione on le istituzioni di Siena, di farmi avere una nuova carrozzina elettrica. Poi qualcuno mi ha anche criticata».

Criticata?

«Sì, ha scritto che me lo merito perché doveva custodire meglio la carrozzina».

Qualche desiderio?

«Tornare presto a Siena che è la mia città d’adozione. Sono contradaiola dell’Istrice e tifosa del Siena calcio. E poi mi piacerebbe conoscere gli autori che leggo continuamente. Come Casati Modigliani, Carofiglio, De Giovanni, Ma il desiderio più grande è sentirmi in pace con me stessa dopo questa vicenda oscura e stressante».

26 luglio 2022 (modifica il 26 luglio 2022 | 13:16)

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, 2022-07-26 13:25:00, La 34enne studentessa di Siena: «Vivo in questo stato per un errore medico, sui social mi hanno criticato perché avrei dovuto custodirla meglio», Marco Gasperetti

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