Codice di comportamento dipendenti pubblici: poche le vere novità rispetto al decreto del 2013, peraltro già previste dal DL 36/2022

Come da noi già annunciato da tempo, entra in vigore il 14 luglio il DPR 81 del 13 giugno scorso che introduce modifiche al Codice di comportamento dei pubblici dipendenti (DPR 62 del 2013).
Nei social c’è molta preoccupazione perché molti sostengono che le nuove norme limiteranno non poco la libertà di espressione dei docenti.
Qualcuno parla addirittura di limitazione della libertà di insegnamento e di profili di incostituzionalità del provvedimento.

Il nuovo Codice contiene alcune modifiche che, allo stato attuale, non sembra incidere più di tanto sulle disposizioni già in vigore contenute nel Regolamento del 2013 (nel nostro precedente articolo le modifiche sono elencate in modo analitico).
In realtà il DPR 81 sembra limitarsi a precisare che il Codice riguarda anche il comportamento che i dipendenti pubblici devono mantenere nei social: il regolamento del 2013, infatti, era ancora piuttosto vago su questo punto perché l’uso della rete era assai più contenuto rispetto ad oggi.

Il DPR 81 introduce un nuovo articolo, l’11 ter, dedicato proprio all’ “utilizzo dei mezzi di informazione e dei social media” che così recita: “1. Nell’utilizzo dei propri account di social media, il dipendente utilizza ogni cautela affinché le proprie opinioni o i propri giudizi su eventi, cose o persone, non siano in alcun modo attribuibili direttamente alla pubblica amministrazione di appartenenza. 2. In ogni caso il dipendente è tenuto ad astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale.”
Ma l’articolo 12 già ora prevede che “Salvo il diritto di esprimere valutazioni   e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali, il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell’amministrazione”.
La norma sembra piuttosto chiara: in discussione non è la possibilità di criticare questa o quella disposizione di legge o altre decisioni del Governo o del Ministero dell’Istruzione in particolare; il punto è un altro: il pubblico dipendente non deve usare toni offensivi.
Per essere pratici: si può certamente criticare il sistema di rilevazione dell’Invalsi, ma scrivere che “solo un branco di imbecilli poteva pensare di mettere in piedi un sistema del genere” risulta ovviamente offensivo e potrebbe avere rilevanza disciplinare e quindi essere sanzionato.
A questo proposito va detto che allo stato attuale appare destituita di fondamento la voce secondo la quale il nuovo codice comporterebbe un appesantimento delle sanzioni già ora previste.
Ovviamente non sappiamo se il Ministero intenda emanare disposizioni applicative con uno o più atti amministrativi (una circolare per esempio), ma per il momento ci sembra più prudente attenersi ai fatti.

Un altro punto su cui si sta molto discutendo nei social riguarda il fatto che il nuovo Codice ricorda che il personale neoassunto deve partecipare ad attività formative inerenti i temi dell’etica pubblica; anche in questo caso non si tratta di una novità perché già il DPR del 2013 prevedeva attività di formazione inerenti i doveri dei pubblici dipendenti; questa volta la novità, se così la vogliamo chiamare, riguarda il riferimento all’ “etica pubblica”.
Quanto ai profili di incostituzionalità di cui qualcuno parla ci sembra una eventualità davvero remota soprattutto in ragione di alcune considerazioni di fatto: innanzitutto il DPR non introduce modifiche significative alle norme già in essere; in secondo luogo il provvedimento è già passato al vaglio del Consiglio di Stato mentre l’intero decreto è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dopo essere stato controfirmato dal presidente Mattarella in persona.

D’altronde il nuovo Codice non è una invenzione di questo Governo ma è molto semplicemente l’attuazione di quanto già previsto dal Decreto legge 36 del Governo Draghi che stabiliva la necessità di inserire nel Codice di comportamento del 2013 “una sezione dedicata al corretto utilizzo delle tecnologie informatiche e dei mezzi di informazione e social media da parte dei dipendenti pubblici, anche al fine di tutelare l’immagine della pubblica amministrazione”.

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