di Gianluca Mercuri
Il padre del dittatore nazista era figlio illegittimo di padre ignoto, il cui nome resta un mistero. La tesi del «ricatto» di un nipote di Hitler lanciata dal gerarca Hans Frank non è mai stata minimamente provata
La frase di Sergei Lavrov a Retequattro che sta facendo il giro del mondo — «Io credo che anche Hitler avesse sangue ebraico» — serviva a screditare il presidente ucraino Zelensky e a puntellare il martellamento della propaganda russa sulla necessità di «denazificare» il Paese aggredito. Al di là del traballante sillogismo — «se Hitler era ebreo, anche Zelensky può essere nazista» — resta da capire perché il tema delle origini del fondatore del nazismo riaffiori ciclicamente.
La domanda è: Hitler aveva davvero «sangue ebraico»? Risposta in breve: no, non esistono assolutamente prove che consentano di affermarlo. Resta semmai il mistero su chi fosse suo nonno paterno. Perché l’unica certezza è che il padre di Hitler, Alois, era figlio illegittimo di padre rimasto sempre ignoto, e che la nonna di Hitler si portò nella tomba il segreto della sua identità.
Il mistero del nonno senza nome
È questo buco nell’albero genealogico ad alimentare da cent’anni storielle e teorie cospirative come quella cui si è appigliato Lavrov per gettare ombre insensate sul leader di Kiev.
Come ricorda il giornale israeliano Haaretz, fu infatti nei primi anni 20 del Novecento — quando cioè Hitler cominciò a farsi una fama sinistra per il suo talento oratorio — che nei caffè e nelle birrerie di Monaco di Baviera cominciarono a girare voci sul «nonno ebreo» . Quelle voci tornarono a circolare brevemente sulla stampa tedesca dopo la conquista del potere da parte dei nazisti, nel 1933. Ma fu dopo la fine della Seconda guerra mondiale che la tesi sembrò assumere qualche fondamento.
Le memorie di Hans Frank
Avvenne dopo la pubblicazione delle memorie di Hans Frank
, già governatore nazista della Polonia occupata, impiccato a Norimberga nel 1946 come criminale di guerra.
Nel volume, uscito postumo, Frank scrisse che alla fine degli anni 30 Hitler gli aveva mostrato una lettera in cui un nipote minacciava di rivelare le sue ascendenze ebraiche. A quel punto, su ordine del Fuhrer, Frank avrebbe avviato ricerche sulla sua famiglia, per scoprire che la nonna paterna, Maria Anna Schicklgruber, aveva dato alla luce un bambino mentre lavorava come cuoca in casa dei Frankenberger, una famiglia ebrea di Graz.
La tesi era che il padre naturale del bambino — Alois, il futuro padre di Hitler — fosse un membro di quella famiglia, che avrebbe pagato il suo sostentamento fino all’età di 14 anni. Il gerarca nazista aggiunse però che Hitler gli disse di aver sentito sia da sua nonna sia da suo padre che la storia era stata inventata da lei — dopo una relazione con un Frankenberger — proprio per ottenere soldi.
Perché la storia non sta in piedi
La storia non sta in piedi per un semplice motivo
: la nonna di Hitler morì prima che lui nascesse, e si presume che, se il dittatore avesse voluto negare a Frank le sue origini ebraiche, si sarebbe inventato qualcosa di più plausibile.
In più, ricorda il giornale israeliano, tutta la trama manca di basi logiche perché «gli ebrei di Graz furono espulsi dalla città nel 15° secolo e ritornarono solo intorno al 1860», cioè vent’anni dopo la nascita del padre di Hitler. Ricostruzioni più recenti asseriscono che una piccola comunità ebraica fosse invece presente a Graz già prima. Ma se anche fosse, «non vi è alcuna prova che una famiglia ebrea di nome Frankenberger abbia vissuto in città. Ci visse una famiglia con un nome simile, Frankenfurter, ma non era ebrea». Non solo: «Non c’è alcuna prova che la nonna di Hitler sia mai stata a Graz , e nessuna documentazione che la colleghi a una famiglia con quel nome. Non c’è nemmeno alcuna prova che il nipote di Hitler abbia cercato di ricattarlo o abbia minacciato di rivelare le sue “radici ebraiche”».
La storia del padre di Hitler
Resta la domanda: chi era il vero nonno di Hitler?
L’unica certezza è che il padre Alois nacque nel 1837 come figlio illegittimo di Maria Anna Schicklgruber, che all’epoca aveva 42 anni. Nei documenti battesimali manca il nome del padre. Cinque anni dopo, nel 1842, la nonna di Hitler sposò un mugnaio di nome Johann Georg Hiedler e dopo altri cinque anni, nel 1847, morì. Alois Hitler fu adottato dal fratello di Johann Georg, Johann Nepomuk Hiedler, e nel 1876, quando aveva 39 anni, cambiò il cognome da Schicklgruber in Hitler, non prima di aver falsificato documenti per farsi registrare come figlio legittimo di Johann Georg.
Sulla figura del padre di Hitler è uscito l’anno scorso il libro Hitlers Vater. Wie der Sohn zum Diktator wurde («Il padre di Hitler. Come il figlio è diventato un dittatore»), basato dallo storico Roman Sandgruber su 31 lettere scritte da Alois nel 1895 e ritrovate dopo oltre un secolo nella soffitta di una casa di campagna di Hafeld, un villaggio dell’Alta Austria (Paolo Valentino ne ha parlato qui). Ne emerge il ritratto di un uomo «di umili origini, ossessionato dalla scalata sociale e frustrato dalla mancata accettazione da parte della borghesia dell’epoca», «di carattere collerico e arrogante, molto autoritario e severo», e politicamente di tendenze nazionaliste, ma non antisemita. Ebbe tre mogli: dalla seconda ebbe un figlio, Alois junior, che morì giovane. Dalla terza, Klara, una cugina di primo grado di 23 anni più giovane, ebbe sei figli tra cui, nel 1889, Adolf. Nella biografia di Alois, nulla contribuisce a riempire il vuoto sul nonno di Hitler, ma Sandgruber definisce quella che fosse ebreo «una voce frutto di propaganda».
A che serve la propaganda
Propaganda a che scopo? Lo ha spiegato all’Agi lo storico Amedeo Osti Guerrazzi, esperto di Shoah e autore della docufiction Storie della Shoah in Italia. I complici, appena presentata: «Sono esternazioni che si nutrono di leggende metropolitane e complottismi nati in ambienti neonazisti e negazionisti, tesi a dimostrare che, ammesso che ci sia stato un Olocausto, la colpa è da ricondurre agli ebrei, trasformandoli quindi da vittime in carnefici».
Gli unici ebrei che ebbero certamente a che fare con Hitler furono Eduard Bloch, il medico che curò sua madre, e l’ufficiale che lo propose per la croce di ferro, l’unica onorificenza da lui conquistata. Anche la vox populi secondo cui Hitler avesse cominciato a odiare gli ebrei proprio perché quel dottore non era riuscito a salvare la madre è una bufala, una sorta di «versione psicanalitica dell’antisemitismo», visto che «la famiglia di Hitler non ha mai dichiarato nulla contro Bloch, anzi pare che fosse stata contenta di come curò la mamma fino alla fine».
Dietro le esternazioni di Lavrov, insomma, c’è un secolo di teorie mai minimamente provate. Resta la vera domanda. Che non è chi sia il nonno di Hitler — non si saprà mai e non importa — ma che cosa c’entri tutto questo con l’aggressione all’Ucraina.
2 maggio 2022 (modifica il 2 maggio 2022 | 21:06)
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, 2022-05-02 19:06:00, Il padre del dittatore nazista era figlio illegittimo di padre ignoto, il cui nome resta un mistero. La tesi del «ricatto» di un nipote di Hitler lanciata dal gerarca Hans Frank non è mai stata minimamente provata, Gianluca Mercuri