di Francesco Verderami La Nato lo considera il presidente ucraino «punto di forza e punto di debolezza» nella lotta all’invasore Zelensky è la zeta che l’Occidente contrappone alla «Z» di Putin. Perciò tutelare la sua vita resta un imperativo per i leader di Europa e Stati Uniti, preoccupati per le sorti del presidente ucraino, costantemente minacciato da Putin. Salvare il soldato Zelensky è una missione, perché l’uomo della resistenza di Kiev è considerato dai partner del Patto Atlantico «il punto di forza» nella lotta contro l’invasore, «ma anche il punto di debolezza». Senza di lui, verrebbe infatti compromessa gravemente la strategia nel conflitto, sia sul fronte militare sia sul fronte politico, per l’impatto che la notizia avrebbe sull’opinione pubblica internazionale. L’eventualità viene comunque valutata dall’Occidente, se è vero che — come racconta il Messaggero — nel caso in cui l’alleato fosse catturato o ucciso, il potenziale successore sarebbe il presidente del Parlamento ucraino. Tuttavia Zelensky è ormai più di un simbolo in una guerra che somiglia a quelle del Novecento ma si combatte anche sui social: è l’ambasciatore privo di diplomazia che ottiene la parola nei Parlamenti democratici, che critica pubblicamente la lentezza dell’Europa nell’applicazione delle sanzioni alla Russia, che plaude quando vede che «finalmente iniziano a capire», che chiede insieme l’ingresso nella Ue e più armi per difendersi. È a Zelensky che si consente di respingere la visita del capo dello Stato tedesco per i suoi trascorsi filo-russi. È per Zelensky che Macron — come ha detto il presidente francese al Corriere — chiama Putin «ogni volta che Volodymyr me lo chiede». Su di lui regge la forza quotidiana degli ucraini. Senza di lui si incrinerebbero le (titubanti) certezze di molti Paesi alleati. Contro di lui Putin aveva inviato reparti scelti la notte dell’invasione, perché era e resta lui il principale obiettivo dell’«operazione speciale militare». Da allora Zelensky sarebbe scampato a vari attentati, braccato dai tagliagole ceceni e dai mercenari della Wagner al soldo del Cremlino. Da allora — rivela un autorevole ministro italiano — «è protetto dalla solidarietà degli alleati». Secondo fonti dell’intelligence, attorno al presidente dell’Ucraina è stata costruita una «tripla cintura difensiva». La prima è quella dei suoi uomini: nel bunker c’è un’attenzione maniacale al cibo, all’acqua, alle medicine, alla biancheria e pure alle lenzuola, per scongiurare la presenza di veleni. La seconda e la terza cintura sono «una co-produzione anglo-americana»: una fisica, «posizionata sul terreno a debita distanza», un’altra «da remoto». Il dispositivo di sicurezza fa uso di satelliti e di strumenti elettronici pronti ad «accecare comunicazioni ritenute ostili». Al resto contribuiscono le informazioni delle agenzie europee. Zelensky è considerato dagli alleati «ad alto rischio», sebbene vengano ritenute difficili alcune soluzioni di attentato. Per esempio il bombardamento del suo bunker: i russi sono lontani da Kiev e un’eventuale missione aerea sarebbe priva di effetto sorpresa. Allo stesso modo il lancio di missili verrebbe intercettato per tempo dai satelliti. Così, per dirla con il titolare della Difesa Guerini, «se Putin con la guerra voleva meno Nato, ne ha avuta di più. Se contava su un’Europa divisa, l’ha compattata. Se pensava di eliminare Zelensky, l’ha trasformato in eroe». Nel governo italiano c’è chi ritiene che il dittatore russo oggi non possa più permettersi un omicidio politico «perché sarebbe bollato a vita come un gangster». Ma c’è un motivo se Draghi — a colloquio con alcuni ministri — ha evocato una «certa tradizione» di Mosca, che ha in Putin l’ultimo discendente. E non a caso in quell’occasione il premier ha ricordato le figure di Nagy e Dudaev: il primo ministro ungherese venne catturato e poi giustiziato dai sovietici a seguito della rivoluzione del 1956; il presidente della Repubblica cecena fu centrato da un missile russo nel 1996 mentre si trovava nel suo bunker. Insomma, è tagliando la testa dei capi nemici che sono state soffocate le rivolte. Perciò Zelensky va tutelato, e come ha detto Draghi in Consiglio dei ministri dopo il suo colloquio con Putin, «se non avessimo subito aiutato gli ucraini a difendersi, con il presidente russo non avrei potuto parlare di pace ma di invasione». 23 aprile 2022 (modifica il 23 aprile 2022 | 07:38) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-23 05:21:00, La Nato lo considera il presidente ucraino «punto di forza e punto di debolezza» nella lotta all’invasore, Francesco Verderami