Come sviluppare il senso di legalità tra i giovani? I consigli di Giuseppe Pitari. INTERVISTA

Come sviluppare il senso di legalità tra i giovani? I consigli di Giuseppe Pitari. INTERVISTA

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Il tema della Legalità e dell’Etica, legato intimamente com’è a quello dei giovani e della scuola, torna sul tavolo del dibattito educativo in un importante convegno dal titolo “Legalità punto primo. Non guardare il mondo con gli occhi del denaro” tenutosi a Palermo nei giorni scorsi.

“Legalità significa avere atteggiamenti, azioni, pensieri e parole conformi alle leggi. Significa soprattutto essere capaci di azioni rispettose delle regole, essere attivi nella partecipazione alla vita sociale e civile, essere responsabili nei confronti della comunità esercitando sempre e comunque la propria libertà” ha sottolineato uno dei più importanti relatori del convegno, il ricercatore e imprenditore della ricerca Giuseppe Pitari. “La legalità è uno degli obiettivi principali di ciascuna comunità, lo è oggi, lo è stato in passato e lo sarà in futuro: un modello a cui tendere costantemente”. Ed è per queste premesse che la scuola, come agenzia educativa principale, deve guardare a questo modello formativo con sempre maggiore attenzione e con sempre maggiore puntualità, non dimenticandosi mai di essere esempio vivo e tangibile a cui fare riferimento. Per queste ragioni Giuseppe Pitari è quanto di meglio si possa prendere, come riferimento autorevole, per analizzare la questione. E farlo dal punto di vista di chi vive la ricerca e la docenza ad alti livelli e con gli occhi sempre puntati ai valori fondanti della nostra società e, complessivamente, del lavoro: legalità ed etica.

La ricerca, l’innovazione, la legalità e la prospettiva etica

Giuseppe Pitari (Direttore Generale, CEO), laureato in fisica con indirizzo informatico, porta in Vera Salus Ricerca la sua consolidata esperienza professionale nei settori dell’Information Technology e dell’Automazione dei processi industriali, del Budgeting e Controllo dei risultati operativi e di business, del Procurement e della logistica. Giuseppe è inoltre esperto nello sviluppo e nella realizzazione di iniziative innovative di eccellenza operativa e di miglioramento continuo delle performance aziendali e vanta una significativa esperienza e responsabilità nel campo dell’individuazione e realizzazione di iniziative e progetti innovativi volti a garantire lo sviluppo e l’efficienza delle grandi realtà industriali. Giuseppe Pitari è il General Manager e CEO di VSR e guida la Direzione HR & General Affairs, che comprende anche le funzioni Acquisti e Information Technology; questo Dipartimento gestisce anche le strategie di comunicazione e le politiche commerciali e tariffarie. Giuseppe Pitari è governatore designato del Distretto 2110 del Rotary International. Lo abbiamo sentito, a margine dell’incontro, promosso dal Rotary Club Palermo Montepellegrino presieduto dal dott. Salvatore Russo, cui era relatrice, tra le altre, la dirigente scolastico professoressa Daniela Lo Verde cui dedicheremo un apposito articolo.

Come Sviluppare il senso di legalità?

«Per sviluppare il senso di legalità in ciascuno dei cittadini occorre passare attraverso una educazione specifica, rivolta specialmente alle giovani generazioni. In tal senso il ruolo della Scuola è fondamentale, ma anche il ruolo che gioca l’associazionismo, lo stesso Rotary, a tal riguardo è significativo. E non si tratta solo di educazione al valore della legalità, ma anche di educazione ad un altro valore che sta a fianco e a volte oltre la legalità, ovvero l’etica».

Dottore Pitari, cos’è l’etica?

«Se la legalità è il rispetto delle regole dello Stato, l’etica è la ricerca del vero Bene e di quali siano i mezzi atti a conseguirlo, quali siano i doveri verso sé stessi e verso gli altri. Considerare due valori sociali quali l’etica e la legalità distinti tra di loro è praticamente impossibile perché, sotto molti aspetti, queste due identità sono inevitabilmente coinvolte entrambe e sono l’una complementare all’altra: l’etica in quanto coinvolge i valori più vicini al rapporto sociopsicologico, mentre la legalità, in particolare, tocca l’aspetto giuridico-comportamentale. Nella società attuale, in forte cambiamento, tali due valori stanno perdendo il loro significato nella società e hanno bisogno di essere ripresi».

Come comprendere l’etica e la legalità?

«Per comprendere il rapporto tra Etica e Legalità possiamo prendere ad esempio due grandi figure della cultura classica: Antigone, la protagonista della tragedia di Sofocle, e uno tra i più grandi pensatori ed educatori della storia, Socrate. “Io lo seppellirò e avrò compiuto un delitto santo. Io esisto per amare, non per odiare”. Con queste parole Antigone decide di non obbedire alla legge del re e della città, ma di assecondare i principi della propria legge morale. Decide, dunque, di dare sepoltura al fratello trasgredendo le leggi del sovrano. Se la legge è ingiusta, obbedire alla legge non è di per sé un valore. L’importante in questo caso sembrerebbe non tanto obbedire alla legge, quanto discriminare se la legge sia giusta e osservare solo quelle che sono giuste. Per Antigone, dunque, la scelta è quella morale, quella dell’amore per il fratello, al di là delle questioni politiche della città. In questa scelta è evidente il primato dell’etica sulla legalità. Il paradosso della morte di Socrate, al contrario, ci pone di fronte ad un rispetto della legge anche quando sia ingiusta perché chi la accetta, Socrate, ne riconosce l’autorevolezza. È, dunque, il rispetto della legalità, anche quando ciò significhi andare incontro alla morte. Il filosofo e pedagogo, che viveva nella prima democrazia della storia, ha obbedito alla legge dei Tiranni e la sua morte è un alto esempio di comportamento morale considerato come prevalenza del rispetto della polis sul cittadino.
Per Socrate la vita non è il bene maggiore, ma lo è la vita ben vissuta, e questa è la vita secondo giustizia. Il vivere secondo giustizia significa non commettere mai, in nessuna circostanza, per nessuna ragione il male o l’ingiustizia. Non è lecito rendere male e ingiustizia, neppure se male e ingiustizia, ci vengono fatti, come scrive nell’introduzione a “L’Apologia di Socrate” il filosofo Giovanni Reale».

Antigone e Socrate rimangono due grandi esempi di Etica e di Legalità?

«Sì, certamente. Antigone e Socrate rimangono due grandi esempi di Etica e di Legalità: di rispetto assoluto per la propria coscienza morale nel caso di Antigone che si ribella alla legge, e di interiorizzazione della legge dello Stato fino alla accettazione di “farsi suicidare” dalla legge stessa, nel caso di Socrate. Una grande donna ed un grande uomo che dovremmo prendere ad esempio per alto senso civico e morale , due esempi fulgidi che ci indicano la strada per guardare al futuro».

Perché è necessario e urgente rileggere il passato e perché è utile farlo nelle nostre scuole? Come concretizzare l’impegno di mettere al centro della mia vita i valori dell’etica e della legalità?

«Alla luce del nostro presente, si avverte l’urgenza di rileggere il passato. Ragazzini rapinati e picchiati nel centro storico: le vittime hanno dai 13 ai 16 anni e gli spietati aggressori sono addirittura più giovani, ragazzi dai 13 ai 15 anni. Professore picchia studente: una battuta di uno studente e il professore reagisce con uno spintone e uno schiaffo. Professore preso a schiaffi: maxi sospensione. Studente di 16 anni si rivolta contro l’insegnante colpendolo con un ceffone. E così via. Le cronache riportano sempre più spesso notizie di comportamenti non civili e scorretti. È così tutti i giorni, con atti di violenza sempre più gravi ed una microcriminalità che cresce a livello esponenziale. I protagonisti non sono solo adolescenti ma anche adulti che, forse, non hanno mai conosciuto i valori affettivi o non hanno ancora trovato una propria identità nel fare scelte con senso di responsabilità. Non si riescono più a controllare le proprie reazioni, ahimè, il limite della frustrazione si è abbassato facendo diventare più permalosi ed irascibili sia i ragazzi che gli adulti. E le relazioni si complicano. Io faccio parte del Rotary, ad esempio, perché ho preso l’impegno di mettere al centro della mia vita i valori dell’etica e della legalità».

Herbert J. Taylor e la prova come guida etica da seguire in tutte le questioni professionali. In cosa consiste? È esportabile nelle scuole e nella nostra società?

«Herbert J. Taylor sviluppò la prova delle quattro domande come guida etica da seguire in tutte le questioni professionali. La sopravvivenza dell’azienda divenne una prova di questa semplice filosofia. La Prova delle Quattro Domande rimane lo standard essenziale a fronte del quale tutti i rotariani misurano il comportamento etico. Lo possiamo adottare in ogni contesto. A scuola come in ogni altro segmento organizzativo e sociale della nostra comunità. Della comunità nella quale viviamo. Il test dovrebbe essere utilizzato per guidare il proprio comportamento etico piuttosto che per screditare le opinioni di altri o sostenere questioni sociali controverse. La Prova delle Quattro Domande serve da guida deontologica, apartitica e non-settaria, che i rotariani possono usare per i loro rapporti personali e professionali.

Ciò che penso, dico o faccio:

  • Risponde a verità?
  • È giusto per tutti gli interessati?
  • Promuoverà buona volontà e migliori rapporti di amicizia?
  • Sarà vantaggioso per tutti gli interessati?»

La scuola e l’educazione alla legalità, in che modo? Quale scelta operare e da cosa mutuare la legalità?

«Il principio di legalità, in diritto, afferma che tutti gli organi dello Stato sono tenuti ad agire secondo la legge. Tale principio ammette che il potere venga esercitato in modo discrezionale, ma non in modo arbitrario, rispettando tutti i regolamenti sull’ordine. L’educazione alla legalità è attualmente uno tra gli obiettivi più importanti che si pone la scuola come istituzione; lo scopo dell’insegnamento della legalità è sicuramente quello di formare futuri cittadini capaci di rispetto, pace e responsabilità nei confronti del prossimo e della comunità. Può succedere che l’educazione alla legalità, a scuola, venga banalizzata e ridotta ad attività di tipo informativo sulla democrazia, sulla coloritura di bandierine della pace e sulle caratteristiche di uno stato democratico. Attività sicuramente utili e necessarie ma che non assolvono completamente il bisogno di pace e legalità! Per capire come fare per promuovere un’efficace educazione alla pace e legalità bisogna innanzitutto chiarire questo principio, tramite una definizione di legalità mutuata dalla pedagogia:

“Legalità significa avere atteggiamenti, azioni, pensieri e parole conformi alle leggi. Significa soprattutto essere capaci di azioni rispettose delle regole, essere attivi nella partecipazione alla vita sociale e civile, essere responsabili nei confronti della comunità esercitando sempre e comunque la propria libertà”.

La pace è una naturale conseguenza della legalità! “Ci sarebbe forse possibile vivere, se fosse corrotta quella parte di noi che viene turbata dall’ingiustizia, mentre dalle cose giuste riceve giovamento? È giusto o ingiusto che si cerchi di evadere pagando e ringraziando coloro che ci aiuteranno a farlo? Se ci sembra giusto, proviamoci; altrimenti, se ci apparirà chiaro che di un’azione ingiusta si tratta, non preoccupiamoci di dover morire o di subire qualsiasi altra pena, restiamo con tranquillità al nostro posto e diamoci pensiero, piuttosto, di non commettere ingiustizia. E se commettere ingiustizia è, per chi lo fa, cosa né buona né bella, noi non dobbiamo nemmeno ricambiare le ingiustizie, qualsiasi cosa gli altri facciano a noi. A condividere queste opinioni sono e sempre saranno in pochi, e fra chi la pensa così e chi no, non è possibile comunità d’intenti. Ma può sopravvivere, e non essere sovvertita, una città in cui si fa quanto è possibile per distruggere le leggi, una città in cui le sentenze non hanno efficacia, e possono essere invalidate e annullate da privati cittadini?».

La vita associativa dipende da una rinnovata declinazione dell’etica e della legalità?

«Nel celeberrimo dialogo di Platone, il Critone, da cui sono estratti i passi che ho citato precedentemente, Socrate respinge l’insistente proposta del discepolo Critone, che vorrebbe farlo fuggire dalla prigione e da Atene con l’aiuto di amici fedeli e generosi che hanno raccolto il denaro necessario per corrompere il carceriere. In quelle proposizioni, in quegli interrogativi, e in generale negli scenari dialettici dell’intero dialogo – la cui rilettura, in tempi di pensiero debole, ma soprattutto di morale debole, non si raccomanderà mai abbastanza – è possibile cogliere il riferimento, diretto o indiretto, a tutti gli aspetti del tema enunciato nel titolo:

  • la legalità intesa come osservanza delle leggi della città;
  • l’etica, come norma dell’agire individuale posta dalla ragione e dalla coscienza;
  • la giustizia, come riverbero dell’etica ma anche come applicazione della legge da parte dei giudici;
  • la politica, intesa come governo della città in base a un patto – folgorante anticipazione illuministica – che i cittadini non possono disconoscere a proprio piacimento senza minare il fondamento stesso della loro vita associata».

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