Comizi, assaggi e Reddito di cittadinanza: tutti corrono a Napoli per la sfida finale del Sud

Comizi, assaggi e Reddito di cittadinanza: tutti corrono a Napoli per la sfida finale del Sud

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di Goffredo Buccini, inviato a Napoli

Tra città e provincia 416 mila percettori, Conte esalta la misura. Arriva Meloni, contraria al sussidio. Centri sociali mobilitati

Il ragazzo che credeva di abolire la povertà ci riprova, si capisce. «Il reddito io l’ho fatto, io lo difendo, io lo miglioro!» ha dunque tuonato Di Maio qualche mattina fa ai Vergini, eduardiano rione Sanità. «Da quando ho avuto il reddito, io non ho più delinquo», gli s’è parato davanti un giovanotto svelto di mano: «Ma mo’ la Meloni me lo vuole togliere perché tengo precedenti penali: e che, torno a rubba’?», s’è chiesto, non prendendo affatto in considerazione la terza via, lavorare. Sono ore così, di ordinario ritorno al futuro, e Napoli è ancora un caso nazionale: tutti corrono qua, avendo capito che qua si gioca molto del 25 settembre, che l’ultima sfida per il voto è al Sud.

Il problema di «Giggino» è che tanto popolo del reddito di cittadinanza, che conta quasi 416 mila beneficiari tra città e provincia, essendo digiuno di politica politicante, continua a immaginarlo come un Cinque Stelle, con prevedibili conseguenze in cabina elettorale.

In questi paraggi, in queste stesse ore, la parte del leone, del resto, la fa Giuseppe Conte, artefice della remuntada a cui nessuno credeva ma che ormai tutti danno per sicura in sondaggi non pubblicabili ma riservati quanto il segreto di Pulcinella. L’ex premier famoso per la pochette ha ormai buttato a mare pure la cravatta e qui alla Sanità è il descamisado di casa, assaggia mozzarelle, manda baci alle belle guaglione affacciate ai balconi, dice che Meloni, Renzi e quelli che guadagnano «500 euro al giorno si dovrebbero mettere scuorno», insomma, vergogna, per la loro «guerra contro i poveri». Ammonisce: «Non schiacciateci sul reddito di cittadinanza», come non fosse proprio lui ad averlo riesumato quasi a sorpresa, con l’apprezzabile astuzia di un mercante di Bisanzio. Antonio Iannone, uomo forte di Fratelli d’Italia, sogghigna malevolo, «per qualche misterioso motivo Conte piace soprattutto alle donne…». Ma il tema serio è lì sul tavolo, rotola micidiale nelle preferenze dei napoletani e dei meridionali tutti, costringendo perfino Iannone a dire che loro no, non vogliono togliere il reddito a chi ne ha bisogno (Meloni lo chiama la «paghetta»), ma solo «ai truffatori».

L’ex premier tornato «avvocato del popolo» non deflette e rammenta a tutti che «la povertà è brutta», a ciascuno promettendo bonus e sussidi: viene fresco da un cordialissimo abbraccio pugliese con Michele Emiliano, il più grillino dei piddini, così fraterno che al Sud si sussurra ormai di una specie di desistenza mascherata col mantra «nei collegi vota il secondo» (insomma dem o grillino che sia, purché si batta la destra).

Questo eterno ritorno di uno stereotipo, una scarpa prima del voto e una dopo, provoca l’ironia di Carlo Calenda dal palco della Stazione Marittima, davanti sei o settecento sostenitori e a un Renzi disteso e di buonumore: «Almeno Lauro ci metteva soldi suoi, non dei cittadini». Mara Carfagna è forse più tagliente: «Loro scommettono sulla povertà, noi sullo sviluppo».

Ma il rischio di questa cattiva vigilia elettorale resta gettare in macchietta assieme al reddito la disperazione di tanti. «Che sia diventato la chiave della rimonta grillina mi sorprende, sì, e un po’ mi dispiace, sembra il nuovo Ponte sullo Stretto», riflette Luca Bianchi, il direttore di Svimez che tanti allarmi ha fatto squillare sulle diseguaglianze Nord-Sud: «Poi, il tema c’è ed è rilevante. L’inflazione colpisce energia e alimentari, consumi non comprimibili, impatta sui redditi più deboli. Sì, ho trovato posti come Afragola dove il 40% della popolazione percepisce il sussidio. Ma non è voto di scambio, è politica. Altrimenti sarebbero voto di scambio anche le pensioni di anzianità al Nord, no?».

Su questa falsariga si combatte per il seggio più drammatizzato di Napoli, Fuorigrotta (un collegio che ingloba anche Chiaia e Posillipo); lì se la giocano Di Maio in coalizione col Pd, Carfagna per il Terzo polo, l’ex ministro Sergio Costa in quota grillina, e Mariarosaria Rossi per il centrodestra: l’ex ragazzo prodigio di Beppe Grillo rischia seriamente di restare fuori dai giochi. Rischiano in molti, del resto, nelle liste di un Pd amareggiato, nel quale Letta ha affidato quasi tutte le carte al vero padrone del partito campano, l’inaffondabile Vincenzo De Luca: si dice che il governatore abbia portato sette pullman di truppe cammellate da Salerno per riempire l’altro giorno la medesima sala dove ieri sera s’è esibito Calenda. Si narra della freddezza tra Gaetano Manfredi e il segretario: il sindaco di Napoli era del resto l’espressione più genuina del «campo largo» archiviato da Letta dopo la caduta del governo Draghi; assente all’assemblea dei sindaci Pd a Monza, assente a quella napoletana con De Luca e i candidati, è diventato la rappresentazione plastica di un gruppo dirigente che non trova più una lingua comune.

L’altra grande assente della scena napoletana è stata finora la probabile prossima premier d’Italia. Pare che Meloni volesse direttamente saltare Napoli, limitandosi a un’apparizione a Caserta, forse per il timore di contestazioni. I suoi l’hanno convinta a venire e domani sarà a Bagnoli, tradizione operaia, ora terra di centri sociali arrabbiati: la pietra dello scandalo sarà ancora il reddito di cittadinanza. Ma la presidente di Fratelli d’Italia potrebbe rovesciare le carte all’incontro con gli industriali, rivendicando la sua posizione contro il sussidio. Di sicuro l’appuntamento di Bagnoli ha il bollino rosso di questura e prefettura, i centri sociali sono già mobilitati. Con loro, i disoccupati del «7 Novembre»: il movimento è nato all’indomani dello Sblocca Italia voluto da Renzi. Ieri sera, nel piazzale della Stazione Marittima, Calenda li affrontati in un faccia a faccia, fedele al cliché del politico che non scappa. Lo guardava disincantato Antonio, detto Tonino O’ Mannheimer, vecchio funzionario del Pci napoletano in pensione. Pare abbia un algoritmo che non sgarra mai per sapere chi vince: «Qualcuno piglierà il 32% qui a Napoli. Ma che te lo dico a fa’? Mica puoi scriverlo».

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21 settembre 2022 (modifica il 21 settembre 2022 | 23:57)

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, 2022-09-22 05:25:00, Tra città e provincia 416 mila percettori, Conte esalta la misura. Arriva Meloni, contraria al sussidio. Centri sociali mobilitati, Goffredo Buccini, inviato a Napoli

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