Commercialista ucciso a Centocelle condannato a 18 anni il barista che lo massacrò

di Giulio De Santis

Un anno fa la morte del commercialista ritrovato in un bar di via delle Ninfee. I giudici hanno deciso di aumentare la pena per Vincenzo Di Benedetto: la procura aveva chiesto una condanna a 14 anni

A distanza di un anno e mezzo dall’omicidio di Costantino Bianchi, commercialista e vice presidente dell’Istituto nazionale dei tributaristi, rimane un mistero la miccia che ha scatenato il suo assassino, Vincenzo Di Benedetto, 36 anni, barista. Il mancato accertamento del movente però non ha evitato all’imputato la condanna: 18 anni per omicidio volontario. La sentenza è stata pronunciata dal gup Simona Calegari al termine del rito abbreviato. Il pm nella requisitoria aveva chiesto 14 anni. Fuori dall’aula i familiari hanno ascoltato il verdetto: «Oggi è stata fatta giustizia. Mio fratello era un poeta, una persona incredibile, generosa», ha detto Annalisa, sorella della vittima.

La tragedia risale al 29 marzo 2021, quando il cadavere del commercialista viene ritrovato nel bagno del bar Winning in via delle Ninfee 24, a Centocelle, di proprietà della sua compagna. Chiara la dinamica del delitto: sul corpo del commercialista vengono rinvenuti segni sul collo che lasciano intuire un tentativo di strangolamento, poi colpi di martello e ferite con una bottiglia. Una morte oltremodo violenta.

L’assassino viene fermato poche ore dopo e confessa l’omicidio. Sono, però, le sole parole dell’imputato, che a quel punto decide di trincerarsi dietro al silenzio. Una scelta che fino a oggi ha impedito di chiarire i contorni del dramma. Alcune dichiarazioni rese da chi aveva frequentato entrambi raccontano di dissapori economici. Parole che non hanno mai superato la soglia delle dicerie. Le ferite riportate dalla vittima chiariscono che tra Bianchi e Di Benedetto deve essere scoppiata una lite furibonda, nella quale il barista, più giovane e robusto, ha avuto la meglio. Bianchi lavorava con il fratello Massimiliano in via dei Gerani, a nove minuti a piedi dal bar dove è stato ucciso. Lo studio Bianchi era stato avviato dal padre di Costantino e Massimiliano. I due ragazzi avevano proseguito l’attività, ottenendo gli stessi risultati, soprattutto per il rispetto raccolto tra i clienti.

«Il dolore provocato dalla morte di Costantino ha gettato la famiglia nello sgomento. È una storia inspiegabile», dice l’avvocato Andrea Magnanti, che insieme ai colleghi Giorgio Alessio e Germano Monzio Compagnoni ha rappresentato i familiari della vittima, costituitisi parti civili. A rendere ancora più incomprensibile la tragedia, la reputazione dell’imputato, benvoluto nel quartiere per i tanti sacrifici compiuti insieme alla compagna Veronica per aprire il bar.

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3 novembre 2022 (modifica il 3 novembre 2022 | 19:04)

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