Comunali, il caso Genova divide Italia viva. La deputata Paita: «Sì a Bucci». La sindaca Conti: «Lascio il partito»

Comunali, il caso Genova divide Italia viva. La deputata Paita: «Sì a Bucci». La sindaca Conti: «Lascio il partito»

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di Franco StefanoniIl candidato sindaco del centrodestra trova l’appoggio della formazione di Renzi. In Emilia, la prima cittadina di San Lazzaro contraria alle «alleanze di convenienza» La candidatura del centrodestra di Marco Bucci a sindaco di Genova divide Italia viva. Raffaella Paita, deputata del partito di Matteo Renzi e suo rappresentante in Liguria, ha definitivamente reso noto di sostenere il primo cittadino uscente Bucci, anche se appartenente alla coalizione avversaria. Scelta che in un’altra regione, l’Emilia-Romagna, ha in parallelo contribuito a convincere Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro (Bologna), nel giugno 2021 candidata sindaca alle primarie di Bologna poi perse contro il dem Matteo Lepore (ma con oltre il 40% dei voti), a non rinnovare la tessera con Italia viva. A Genova, l’idea di appoggiare Ariel Dello Strologo, candidato del centrosinistra alle amministrative di giugno, non ha trovato il consenso di Paita (un passato giovanile nella Fgci, con seguito nel Pds e Ds, già assessora a La Spezia e in Regione, poi eletta nel 2018 con il Pd e passata nel settembre 2019 con Renzi), perché convinta che «non si può stare insieme a M5S, la lista Sansa e sinistra radicale che si oppongono al progetto Gronda e altre opere infrastrutturali». Sebbene negli ultimi tempi nello schieramento progressista ci fossero stati avvicinamenti in materia urbanistica e di sviluppo delle infrastrutture, Bucci è stato preferito in quanto «manager», civico e slegato da cordate «troppo rigide». A sostenerlo, tra gli altri, ci sono anche Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, ma Paita precisa: «Se Bucci avesse avuto la tessera di FdI, per dire, sarebbe stato diverso». La deputata parla al Corriere di«scelta sofferta, non semplice, ma coerente». Perché? «Bucci ha fatto molto bene, come sindaco e come commissario dopo il crollo del ponte Morandi. La sua lista civica otterrà ampio consenso. Bisogna guardare agli interessi della città». Italia viva, che a Genova non competerà con un proprio simbolo, si vede coinvolta in situazioni analoghe in Piemonte o a Rieti. «Io sono ancorata ai valori del centrosinistra», aggiunge la deputata, «ma in Liguria ha perso ovunque tranne che a Savona, con sindaco pure qui civico. E spazi per un terzo polo non ce ne sono». Anche l’emiliana Conti vanta un lungo passato a sinistra: 26 anni tra Pds, Ds e Pd. L’abbandono nei confronti di Italia viva arriva sì mentre a Genova avviene lo strappo in favore del centrodestra, ma non si tratta di una scelta improvvisata. Il caso Bucci è l’ultimo di una serie. Racconta la sindaca: «L’avevo detto a Renzi, alla Leopolda, che le alleanze di convenienza erano un errore. I miei valori appartengono al centrosinistra, non esiste un riformismo di destra, sono una persona coerente. Ho maturato la scelta dell’addio nei mesi ed è stata una sofferenza». Conti, che sostiene di non aver intenzione di aderire ad altri partiti, rivendica la necessità di «non perdersi in faide di piccolo cabotaggio» ma di puntare in alto. «La sfida è epocale», dice, «il modello Stati Uniti su un fronte e quello russo-cinese dall’altro. Noi siamo figli dell’illuminismo e, per quel che possiamo, a livello locale, va indicata la strada che solo il centrosinistra può fare: più welfare, scuola, sanità, inclusione, aiuto a migranti e profughi, insieme a produttività e sana concorrenza. Qui a San Lazzaro ci siamo per esempio dati molto da fare per accogliere donne e bambini ucraini, arrivati in 372. Proprio oggi sei donne hanno ottenuto un contratto di lavoro regolare dopo un accordo del Comune con Confesercenti, e sono solo le prime». 21 aprile 2022 (modifica il 21 aprile 2022 | 16:03) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-21 14:07:00, Il candidato sindaco del centrodestra trova l’appoggio della formazione di Renzi. In Emilia, la prima cittadina di San Lazzaro contraria alle «alleanze di convenienza», Franco Stefanoni

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