«Con l’assalto alla Cgil messa in pericolo la convivenza civile»

«Con l’assalto alla Cgil messa in pericolo la convivenza civile»

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di Giovanni BianconiLe motivazioni di sei condanne per i fatti di un anno fa. Sono 24 le persone imputate di devastazione L’assalto alla sede nazionale della Cgil a Roma avvenuto un anno fa, il 9 ottobre 2021, fu «un’aggressione la cui portata offensiva non può essere minimizzata». Quel giorno fu sferrato «un diretto attacco a un organo costituzionalmente riconosciuto, idoneo a determinare un profondo turbamento per l’ordine pubblico inteso come buon assetto e regolare andamento del vivere civile»; di fatto «un’offesa e un pericolo concreto per l’ordine pubblico». Così è scritto nella sentenza che a luglio ha portato alle prime sei condanne per quel pomeriggio di scontri, che non si limitarono all’occupazione del palazzo del sindacato, preso di mira «dopo che si era tentato un corteo, prontamente bloccato dalle forze dell’ordine, diretto a via del Babuino e via del Corso, per raggiungere le sedi del Parlamento e del governo». Il verdetto riguarda i sei estremisti individuati dalla Digos e dalla Procura di Roma che hanno scelto il rito abbreviato (con conseguente riduzione della pena di un terzo), riconosciuti colpevoli dei reati di devastazione, saccheggio e resistenza a pubblico ufficiale. Nelle motivazioni depositate tre giorni fa la giudice dell’udienza preliminare Valeria Tomassini inserisce la spedizione di marca neofascista nel contesto di un sit-in convocato a piazza del Popolo per protestare contro le misure anti Covid varate dal governo, che doveva essere solo «statico» e invece sfociò in un corteo non autorizzato fino all’edificio preso d’assalto. «La partecipazione alla manifestazione di un elevato numero di persone — ritiene il giudice — certamente maggiore rispetto alle previsioni, tanto numerose da rendere difficoltoso l’intervento delle forze dell’ordine inizialmente sopraffatte per inferiorità numerica, è un dato che conferma come l’azione abbia creato una situazione di serio allarme sociale». Tanto da «aver determinato un grave turbamento in quella collettività che ha preso parte alla mobilitazione ignara della violenza che si sarebbe scatenata». Le difese degli imputati, in questo processo come in quello in corso davanti al tribunale, hanno sostenuto che il corteo da Piazza del popolo verso la sede del sindacato in corso Italia era stato autorizzato, mentre in realtà «gli addetti all’ordine pubblico si sono trovati costretti in qualche modo a tollerarlo, al fine di non esacerbare ulteriormente gli animi, già molto accesi, per evitare che la nutritissima folla confluisse verso palazzi istituzionali». E gli scontri avvenuti per superare lo sbarramento subito prima di corso Italia confermano che «nessuno dei manifestanti che abbia preso parte alla manovra violenta può aver ritenuto che tale corteo fosse autorizzato, visto lo schieramento di mezzi predisposto proprio per impedirlo». Fra i tre condannati alle pene più alte (6 anni di carcere) identificati attraverso le immagini riprese dalle telecamere della polizia e della stessa Cgil, ci sono il ventunenne Fabio Corradetti, ultras romanista già noto per gli «scontri da stadio» e per la sua militanza nel movimento di estrema destra Forza nuova, e Massimiliano Ursino, 46 anni, all’epoca responsabile palermitano dello stesso gruppo politico. Il leader nazionale di Forza nuova Roberto Fiore è invece ancora sotto processo con rito ordinario insieme ad altri sei imputati come Luigi Aronica (sessantaseienne già condannato per appartenenza ai Nuclei armati rivoluzionari) e a Giuliano Castellino, lo scorso anno dirigente romano di Fn e ora passato al movimento Italia libera, come il suo avvocato Carlo Taormina, ex parlamentare e sottosegretario di Forza Italia. Oltre che di devastazione e saccheggio i tre sono accusati di istigazione a delinquere, perché ritenuti promotori dell’assalto alla sede del sindacato. In tutto le persone imputate di devastazione sono 24: altre dieci identificate successivamente sono state da poco mandate a processo, mentre per il ristoratore Biagio Passaro, del movimento «Io apro», c’è stata solo la richiesta di rinvio a giudizio. 7 ottobre 2022 (modifica il 7 ottobre 2022 | 22:40) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-07 22:18:00, Le motivazioni di sei condanne per i fatti di un anno fa. Sono 24 le persone imputate di devastazione, Giovanni Bianconi

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