di Floriana Rullo
Parla Giuliana Brondo, mamma di Romina Toselli, vittima di una giostra simile a quella di Galliate: l’incidente nel 1991 a Fossano poi 18 anni in carrozzella e l’infarto
«Romina, la mia Romina, è morta dopo aver vissuto 18 anni paralizzata su una sedia a rotelle. Ci era finita dopo una caduta sul Tagadà avvenuta nella festa di Fossano. Così quando ho sentito di Ludovica sono scoppiata in lacrime. Sono tornata a quell’incidente avvenuto nel ‘91. Mi chiedo quando fermeranno queste giostre così pericolose?». Giuliana Brondo è la mamma di Romina Toselli, un’altra giovane vittima di una giostra simile a quella su cui sabato sera ha perso la vita Ludovica Visciglia, la quindicenne di Trecate morta mentre era con gli amici sul Tagadà al lunapark di Galliate, nel Novarese. Romina, originaria di Genola, abitava a Fossano, in provincia di Cuneo, con la famiglia. Aveva 17 anni, era una alunna modello alle superiori tanto che «per pagarsi gli studi lavorava anche come cameriera — racconta mamma Giuliana —. Quella sera era la festa del Patrono e aveva deciso di andare con alcune amiche alle giostre. Per lei doveva essere una serata di divertimento. Si è invece trasformata in una tragedia».
La vicenda
Romina aveva scelto di salire proprio sul Tagadà per un giro in giostra. Come tutti i ragazzi presenti si era seduta sui sedili dell’attrazione e aveva atteso che partisse. «Era mezzanotte quando riceviamo una telefonata: dall’altra parte ci chiedono di andare in ospedale. Romina era caduta. Non era cosciente. Era grave. Aveva subito una lezione midollare dopo essere caduta prima al centro della giostra e dopo, nel tentativo di rialzarsi, essere di nuovo finita a terra. Non si è mai più ripresa. Anche in questo caso, proprio come con Ludovica, a guidare la giostra era il figlio del giostraio minorenne». Per ben diciotto anni, fino al 2009 quando Romina viene a mancare a causa di un infarto, una delle tante complicazioni dovute all’incidente, la giovane deve accettare di vivere con un corpo che non vuole. Con quella mancanza d’indipendenza che di colpo le è venuta a mancare. E con i mille problemi che la disabilità comporta. «I primi tre anni dopo l’incidente non voleva uscire di casa — dice mamma Giuliana —. Poi piano piano è tornata ad usare le mani e un po’ le braccia. Grazie ad un corso di grafica e videoimpaginazione ha ripreso gli studi. Si è diplomata».
Il processo
Si apre il processo. Per sette anni in tribunale a Cuneo il caso di Romina viene dibattuto fino ad arrivare alla condanna del giostraio. «Il risarcimento è stato modesto — ammette la mamma —. Abbiamo comprato il pulmino per portarla in giro. Andavamo io e lei. Al giostraio hanno fatto poco e nulla. Mia figlia ha trascorso la sua vita in carrozzella e lui ha ricominciato a lavorare». Piange Giuliana. Non solo per la sua Romina ma anche per Ludovica che secondo lei «non avrà la giustizia che merita. Se c’è chi ha sbagliato deve pagare. Ma dovrebbero fermare questi Tagadà. E soprattutto non dovrebbero farli manovrare a dei ragazzini. Speriamo che questa volta ci sia giustizia. Almeno per Ludovica. Almeno per i suoi genitori. La mia Romina non ne ha avuta e io ancora oggi mi dispero perché non è più qui con me».
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15 marzo 2022 (modifica il 16 marzo 2022 | 09:03)
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, 2022-03-16 09:05:00, Nel 1991 l’incidente a Fossano, poi 18 anni in carrozzella e l’infarto, Floriana Rullo
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