E’ stato approvato il 7 giugno scorso un decreto del Governo (tecnicamente si tratta di decreto regolamentare emanato sotto forma di DPR) per la revisione delle norme in materia di concorsi pubblici.
Lo scopo è quello di velocizzare le procedure, tanto che il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo ha già annunciato che d’ora innanzi le assunzioni verranno fatte al massimo entro 180 giorni dalla data del bando di concorso.
Il provvedimento modifica le norme in vigore che sono contenute del DPR 487 del 1994 che a sua volta recepisce, amplia e corregge norme preesistenti, alcune risalenti addirittura al “vecchio” testo unico sul pubblico impiego del 1957.
Dopo il 1994, sulla materia, sono intervenuti anche il TU 165 sul pubblico impiego del 2001 e il decreto Madia del 2017.
Nel 2022, per volontà del ministro Brunetta, arriva il DL 36 che introduce nuove norme recepite nella legge di conversione (la n. 79 dello stesso anno).
Il provvedimento di legge prevedeva che entro il 31 dicembre 2022, con decreto del Presidente della Repubblica, si dovesse adottare un aggiornamento delle disposizioni del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, nel rispetto, fra l’altro, di alcuni criteri quali, per esempio, la semplificazione e coordinamento, sotto il profilo formale e sostanziale, del testo delle disposizioni vigenti, assicurando l’unicità, la contestualità, la completezza, la chiarezza e la semplicità della disciplina.
La data del 31 dicembre non era però perentoria e il Governo solo il 5 di ottobre aveva emanato un primo schema di Regolamento che è stato sottoposto non solo agli organi di controllo, Consiglio di Stato innanzitutto, ma anche alle Commissioni parlamentari.
Poco dopo la metà di maggio tutto l’iter si è concluso e così finalmente il 7 giugno il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva il Regolamento che per diventare legge dovrà essere ancora pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
Il Regolamento prevede alcune novità rispetto alle regole precedenti, novità che però non riguardano i concorsi della scuola.
Per esempio non riguarderà la scuola la disposizione secondo cui almeno fino alla fine del 2026 le Amministrazioni avranno la possibilità (ma non l’obbligo) di eliminare le prove orali dai concorsi.
Così come non toccherà la scuola la regola di prevedere quote di posti riservate ai diversi generi, maschile e femminile: se così fosse per i concorsi della scuola bisognerebbe prevedere per almeno un paio di decenni procedure aperte solamente ai maschi in modo da contrastare il processo di “femminilizzazione” soprattutto nell’infanzia e nel primo ciclo.
Stando invece alle notizie in nostro possesso e già anticipate da Italia Oggi da diverso tempo, il Ministero avrebbe già pronto un provvedimento per trasformare definitivamente le prove scritte in “quesiti a crocette” di carattere inter- o multidisciplinari lasciando la verifica delle competenze disciplinari alla prova orale.
Una disposizione in tal senso era già pronta e sarebbe dovuta entrare come emendamento nel recente decreto sulla PA.
L’operazione, però, non è andata a buon fine e quindi è molto probabile che, a questo punto, il Governo pensi ad un provvedimento ad hoc.
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