E’ da almeno due anni, ma forse di più, che il concorso per ispettori (anzi per dirigenti tecnici) viene dato per imminente.
E adesso, forse, siamo arrivati al dunque, anche perché il sistema sembra davvero non reggere più: c’è sempre più bisogno di avere nelle scuole personale esperto che sia in grado sostenere i processi di autonomia e di monitorare seriamente gli esiti delle riforme e delle innovazioni.
Ma siamo sicuri che il concorso in arrivo possa davvero reclutare adeguatamente i 145 dirigenti tecnici che il Ministero dell’Istruzione ha previsto già da tempo e che il MEF ha ormai autorizzato?
Ne parliamo con Mario Maviglia, ex dirigente tecnico con un lungo curriculum di “uomo di scuola” (maestro elementare, direttore didattico, ispettore e poi provveditore agli studi).
Allora, Maviglia, questa volta ci siamo?
Non lo so, è da un po’ che si dice che “a breve” verrà emanato il bando di concorso per dirigenti tecnici, ma questa locuzione avverbiale, nel lessico della burocrazia ministeriale, ha un significato del tutto diverso dal linguaggio comune degli umani…
Ad ogni modo fra docenti e dirigenti scolastici c’è molta attesa per questo evento…
Sì, infatti molti studi legali si stanno già organizzando per assistere efficacemente i candidati che verranno “bocciati” nell’inevitabile contenzioso che ne scaturirà.
Ma lei è un po’ “malpensante”…
A pensar male si fa peccato, con tutto quello che ne consegue. Ovviamente tutti si augurano che le cose si svolgano nelle forme più regolari possibili per evitare ricorsi e contenziosi vari, ma siamo in Italia, patria del diritto, e insomma un contenzioso non lo si nega a nessuno.
Lasciamo da parte il sarcasmo e veniamo al merito della questione. Ci dica cosa pensa dell’impianto complessivo dell’operazione: si riuscirà davvero a reclutare 145 esperti che possano dare un contributo importante al funzionamento del nostro sistema scolastico?
Partiamo da un dato e cioè dalla correlazione tra le competenze richieste per svolgere la funzione tecnico-ispettiva (per come si evince dalla bozza di Schema di Regolamento che il MIM ha trasmesso al CSPI per il previsto parere) e la composizione della Commissione giudicatrice del concorso (sempre secondo quanto previsto dallo Schema di Regolamento). Se si analizzano le competenze richieste ai candidati dirigenti tecnici, troviamo sei settori di competenze molto ben strutturati sul piano tecnico-professionale e che fanno riferimento essenzialmente ad ambiti di tipo socio-psico-pedagogico: a) competenze in ambito educativo, pedagogico e didattico; b) competenze finalizzate al sostegno, alla progettazione e al supporto dei processi formativi; c) competenze finalizzate a supportare il processo di valutazione e di autovalutazione delle istituzioni scolastiche; d) competenze – sotto il profilo tecnico-scientifico – nelle attività di analisi, studio, ricerca sui processi educativi nazionali e internazionali a supporto dell’Amministrazione; e) competenze nell’ambito degli accertamenti ispettivi, con particolare riferimento agli aspetti didattici, organizzativi, contabili e amministrativi, anche nell’ambito del monitoraggio, del controllo e della verifica della permanenza dei requisiti previsti per il funzionamento delle istituzioni scolastiche paritarie e delle scuole non paritarie; f) competenze nell’ambito relazionale.
Mi pare un buon profilo…
Certo, peccato che poi le prove d’esame, come sottolinea lo schema di Regolamento, siano fortemente marcate in senso giuridico-amministrativo.
Mi scusi, questo lo dice lei che ha nostalgia dei vecchi ispettori che avevano fatto gavetta come insegnanti o come direttori…
Non lo dico solo io. Persino il CSPI, nel suo parere, ha suggerito, in vari passaggi, di dare maggiore spazio a materie quali didattica generale, pedagogia generale e sociale, pedagogia e didattica speciale, sociologia generale, a scapito di materie afferenti lato sensu al diritto. Ma è facile immaginare che saranno soprattutto le conoscenze di tipo giuridico a fare la parte da leone nell’economia complessiva della valutazione dei candidati.
Per quale motivo?
Semplicemente perché la Commissione d’esame sarà sbilanciata: dei cinque membri previsti dallo schema di Regolamento, tre sono scelti tra i dirigenti appartenenti ai ruoli del Ministero che ricoprano o abbiano ricoperto un incarico di funzioni dirigenziali generali ovvero tra i professori di prima e di seconda fascia di università statali e non statali, i magistrati amministrativi, i magistrati ordinari, i magistrati contabili, gli avvocati dello Stato, i prefetti; e due vengono scelti fra i dirigenti non generali dell’area delle funzioni centrali appartenenti ai ruoli del Ministero. Non viene contemplata esplicitamente la presenza di un dirigente tecnico tra i commissari d’esame, anche se può essere fatta rientrare tra i “dirigenti non generali”. Mi chiedo quindi come potrà la Commissione verificare il possesso dei sei ambiti di competenze descritti sopra se al proprio interno non vi sono le competenze professionali specifiche.
Quindi, cosa succederà?
E’ facile prevedere che ai commissari interesserà accertare soprattutto l’apparato burocratico delle conoscenze dei candidati, con buona pace del complesso delle competenze socio-psico-pedagogiche descritte sopra.
Mi sembra improbabile che gli esaminatori possano avere dimestichezza con Dewey, Vygotskij o De Bartolomeis, o con campi del sapere come il socio-costruttivismo, la pedagogia attiva, le neuroscienze in campo educativo, o la valutazione di sistemi complessi ecc., a meno che, per strane alchimie epistemologiche, nel loro percorso professionale non siano venuti a contatti con questi ambiti.
Insomma, il concorso potrebbe fallire nel suo obiettivo primario che dovrebbe essere quello di selezionare personale adatto a ricoprire le funzioni richieste dalla legge.
Sì, mi sembra una situazione un po’ paradossale. Sarebbe come se un’azienda che deve selezionare psicologi o responsabili della gestione del personale si affidasse a esaminatori come ingegneri nucleari o esperti di marketing o avvocati professionisti.
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