Concorso docenti ordinario e straordinario, tornano i quesiti a risposta multipla (ma fino al 2026) ed è polemica. Norma oggi in Consiglio dei Ministri

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Oggi in Consiglio dei Ministro il Decreto legge sulla Pubblica Amministrazione che contiene delle modifiche ai concorsi a cattedra per diventare docenti. Anticipazioni date ieri da OrizzonteScuola, che hanno scatenato alcune polemiche.

Cosa contiene la bozza del Decreto in nostro possesso

All’articolo 17 sono previste modifiche relative ai concorsi, sia per la fase scritta che per quella orale. Per quanto riguarda la prova scritta sarà richiesta una serie di domande a risposta multipla, invece delle previste domande aperte.

Anche per la prova orale ci saranno dei cambiamenti, che saranno mirati a valutare specificamente le conoscenze e le competenze del candidato nella disciplina dell’area di insegnamento o nel tipo di posizione per cui si sta concorrendo, nonché le competenze didattiche e l’abilità nell’insegnamento, inclusa una prova specifica.

Le polemiche

Sull’argomento è intervenuta Irene Manzi, responsabile scuola del PD che ha criticato l’uso dei test a risposta multipla come prova selettiva per i concorsi a cattedra. “Se fossero confermate le anticipazioni della stampa, – scrive in una nota – con i correttivi previsti alla riforma del sistema di formazione e reclutamento dei docenti previsto dal PNRR, ci troveremmo di fronte a misure sbagliate e non condivisibili. Come definire l’aumento fino al 50% della possibilità di erogare la formazione in modalità online, la prova scritta con quiz a risposta multipla -adottati per i concorsi svoltisi lo scorso anno e da più parti, a cominciare dalla destra, bollati come inadeguati e fallimentari- e la verifica solo in sede di esame orale delle competenze sulla materia disciplinare? Con quasi un anno di ritardo sulla tabella di marcia originaria, il governo dimostra di non avere a cuore la formazione dei nostri docenti e mette in campo un decreto che ci preoccupa e che non farà che aumentare i problemi invece di risolverli.

Una deroga dei test a risposta multipla che potrebbe rientrare dopo il PNRR

Infatti, ricordiamo che dopo gli ultimi concorsi a cattedre che avevano visto quiz a risposta multipla sulle discipline, era stata emanata la Legge 23 luglio 2021, n. 106, che alla lettera a) prevede la possibilità di utilizzare le domande a risposta aperta a partire dal 2024.

Ed è proprio su questa lettera “a” che la bozza di Decreto PA interviene, con una deroga nell’utilizzo esclusivo delle domande a risposta multipla fino “al termine del periodo di attuazione del PNRR” che ricordiamo essere previsto per il 2026.

Poi? La bozza apre la possibilità di “optare per una prova scritta con più quesiti a risposta aperta”.

Optare, comunque, non vuol dire obbligare, a meno che non ci saranno in CdM delle novità ultime che modificheranno la bozza.

Perché le risposte a domanda chiusa?

Probabilmente per velocizzare le operazioni di reclutamento del personale, considerando un piano ambizioso di 70mila assunzioni da attuare in tempi strettissimi.

Su cosa verteranno le domande per i prossimi concorsi?

Ricordiamo che siamo in attesa che venga avviato un concorso straordinario ed uno ordinario che dovrebbero differire soltanto per i requisiti di accesso (il primo rivolto a quanti hanno già servizio, il secondo anche ai semplici laureati). Per il resto, le prove e gli argomenti dovrebbero coincidere: prova scritta a risposta multipla, prova orale e dovranno valutare valutare le conoscenze e le competenze del candidato nel campo pedagogico, psicopedagogico, didattico-metodologico, nonché informatiche e nella lingua inglese.

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