Concorso IRC, una lunga attesa che dura da quasi ventanni

Concorso IRC, una lunga attesa che dura da quasi ventanni

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reclutamento docenti

Considerato che l’ultimo concorso per docenti di religione cattolica è stato effettuato nel 2004 a distanza di circa 20 anni gli aspiranti docenti vivono ancora nella speranza di poter effettuare un concorso che dia loro quella serenità di essere a tempo indeterminato e di poter usufruire di tutti i diritti spettanti a chi si trova nello stato giuridico di docente di ruolo.

Vent’anni sono tanti, basta pensare che dal 2004 ad oggi sono passati ben tre Presidenti della Repubblica, ben 12 Ministri dell’istruzione, ma nessuno si è preoccupato di bandire il concorso per i docenti di religione cattolica.

Accordi raggiunti

Il 2019 con la legge n. 59 di conversione del decreto 126 e il successivo accordo raggiunto il 14 dicembre del 2020 tra il Ministro dell’istruzione e il Presidente della Conferenza episcopale sembrava si fosse arrivati finalmente al traguardo per assistere alla pubblicazione del bando.

Continui rinvii

Causa della pandemia e dei continui rinvii avvenuti con i relativi decreti mille proroghe, siamo arrivati a giugno 2023 ma del bando non si vede neanche l’ombra, mentre i docenti continuano a sperare di vedere sia il bando ordinario sia quello straordinario.

Docenti che aspettano

Vi sono insegnanti che operano in situazione di precarietà da più di vent’anni; ricevono l’incarico il 1° settembre e cessano il 31 agosto, così per anni nella continua speranza di vedere ogni anno cambiare la propria situazione, ma purtroppo ancora oggi aspettano e confidano più in Dio di avere una buona salute per arrivare alla pensione, anche se purtroppo può succedere che a causa di malattia più o meno grave, ci si può trovare in grosse difficoltà con il rischio di non vedersi rinnovare il contratto e tanto meno di poter essere utilizzati in altri compiti.

Lettera inviata al Ministro

Uno di questi è Giuseppe Favilla, docente di religione cattolica, Segretario Generale Nazionale del FENSIR (Federazione Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca), da 21 anni con incarico a tempo determinato che ha scritto una lettera al ministro Valditara e alla sottosegretaria Frassinetti mettendo in evidenza la situazione lavorativa in cui versano i docenti che vivono in attesa dei bandi sia ordinario sia straordinario.

La storia

Il docente nonché sindacalista, Giuseppe Favilla, nel mese di maggio è stato colpito da una paralisi “che ad un primo momento si è dimostrata molto più grave rispetto a quanto si è potuto accertare successivamente, “ma che comunque richiede un periodo medio lungo di cure per una completa guarigione”. Il docente nella sua missiva dichiara di aver vissuto per ben ventun’anni “in attesa che il contratto da incaricato potesse trasformarsi in un contratto a tempo indeterminato, confidando che nel frattempo nulla di grave” gli accadesse “soprattutto dal punto di vista della salute”.

Motivo della lettera

Nella lettera al ministro Valditara e alla sottosegretaria Frassinetti Favilla evidenzia che: “Credo che sia abbastanza intuibile: un docente a tempo determinato se, per qualsiasi patologia, dovesse risultare inidoneo alla mansione ma abile lavorativamente non può di certo usufruire dell’utilizzo in altro ruolo o mansione nella scuola (per esempio essere esonerato dal servizio in classe ma utilizzato in attività che richiedo un altro tipo di coinvolgimento) ma necessariamente terminato il contratto non potrebbe esser più rinnovato. In altri termini senza alcuna tutela lavorativa e contrattuale. Questa tutela poteva già essere realizzata almeno 16 anni fa ma che non è avvenuta. Il primo concorso ordinario doveva celebrarsi nel 2007 ma la levata di scudi, da più parti, ha impedito che l’allora Ministro Fioroni potesse darne seguito (…) oggi per il sottoscritto sarebbero potuto essere giorni sereni e invece, accanto allo stato di salute comunque fragile (…) si ritrova a sperare e pregare che nulla di peggio possa accadere in futuro”.

Considerazioni del docente

Il docente sindacalista, in merito fa delle considerazioni abbastanza efficaci e veritieri nella misura in cui dichiara: “che quanto è successo a me tra il 26 e il 27 maggio è stato comunque in un periodo dell’anno con un contratto ancora attivo mi lascia temporaneamente sereno, non sarebbe stata la medesima situazione se ciò fosse successo a fine agosto. Infatti ciò avrebbe impedito la presa di servizio e contestualmente l’interruzione dello stipendio con tutti gli annessi e connessi legati all’ordinaria quotidianità”.
Continua Favilla: “sono doppiamente convinto che quanto è successo a me potrebbe succedere in qualsiasi momento ad uno o una dei 13.000 docenti oggi incaricati e incaricate annuali e che l’insegnamento rappresenta, come nel mio caso, l’unica fonte di sostentamento senza la quale le cose si complicherebbero. Non è certo colpa mia lo status lavorativo da precario in cui mi trovo. Ho scelto, e con me i tredicimila di cui sopra, questa professione che richiede anche tanta passione e sacrificio nel contesto attuale socio culturale in cui ci troviamo”.

Richiesta al Ministro

Il docente di religione chiede che sia avviato quanto prima il concorso riservato affermando che “C’è una legge pronta, con un articolo che già indica gli elementi essenziali su come dovrà essere scritto il decreto, un decreto semplice in fin dei conti, ma che tenga conto della storicità del precariato di religione che richieda una prova formale alla stregua dei colleghi dell’ultimo concorso straordinario (non selettiva), valorizzazione del servizio svolto e una graduatoria ad esaurimento che continui a scorrere su tutti i posti anche quelli lasciati liberi dal concorso ordinario. Certo i posti disponibili nell’organico del 70% riservato a chi ha più di 36 mesi di servizio saranno pochi, ma di certo metteranno una pezza a quella precarietà che sta per diventare per molti di noi endemica. Unica cura è mettere in atto un concorso straordinario non selettivo e una graduatoria ad esaurimento, per il resto confido e con me migliaia di docenti in una veloce risoluzione del problema precariato IRC”.

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