di Valentina Santarpia
Il rischio di un flusso migratorio record dal Sud. L’economista Carlo Cottarelli: Se il costo della vita alto giusto dare pi soldi, una compensazione, a chi abita e lavora l
La maggioranza dei posti per insegnanti dei prossimi concorsi a scuola concentrata nel Nord del Paese (5 posti su 6 per la primaria), ma i candidati sono residenti in gran parte al Sud. Lo rivela un’indagine di Tuttoscuola, che sottolinea le conseguenze sociali di questi numeri: Si verificher un flusso migratorio record: di andata (per entrare in ruolo sui posti del nord attraverso i concorsi) e, tra un po’, di ritorno (per tornare a casa dopo almeno un triennio attraverso la mobilit per trasferimento). Una grande migrazione quasi esclusivamente al femminile, in quanto il 96% dei docenti della scuola primaria sono maestre. la solita prassi, che si vede ripetersi da anni: insegnanti del Sud che vanno al Nord e che, faticando a sostenere il costo della vita, cercano il prima possibile di rientrare (con conseguenze negative anche sulla continuit della didattica). Soluzioni? Si pu pensare a benefit per sostenere e aiutare gli insegnanti che sono costretti a trasferirsi, per far s che stare in cattedra al Nord non diventi un bagno di sangue economico, sostengono Cisl, Snals e Gilda. E l’economista Carlo Cottarelli, ex senatore, si spingerebbe fino a riportare le gabbie salariali, con stipendi differenziati: stato un genio chi ha inventato questo termine, gabbie salariali. Non capisco cosa ci sia di sbagliato, se il costo della vita alto giusto dare pi soldi, una compensazione, a chi abita e lavora l, il problema deve essere affrontato, ci sono forti diversit di costi anche nello stesso nord. O almeno va data la priorit ai docenti di poter usufruire di case popolari, il problema non pu essere rimosso. Se i prezzi sono diversi, c’ nei fatti una discriminazione per chi vive in una grande citta del nord piuttosto che del sud. C’ una finta uguaglianza e il sindacato dovrebbe essere contro questa discriminazione.
I posti al Sud uguali a quelli del Nord: ma sono saturi
Ma andiamo con ordine. Una lettura approfondita dei dati relativi ai posti dei concorsi PNRR banditi la settimana scorsa – che Tuttoscuola ha fatto –permette di avere le conferme di un fenomeno consolidato con risvolti sociali che attraversano tutto il sistema scolastico. Estendendo l’analisi a tutti i gradi di scuola, quasi due terzi (esattamente 64,6%) dei 30.216 posti messi a concorso si trovano nelle regioni settentrionali, mentre meno di un quinto dei posti (19,1%) si trova nelle regioni del Mezzogiorno. Nel dettaglio, al Nord i posti per la primaria sono l’82,6%, per la secondaria di I grado il 64,7%, per l’infanzia il 54,5% e per la secondaria di II grado il 54%. Come si vede quindi dall’analisi di Tuttoscuola, si conferma una situazione di posti vacanti al nord da ricoprire con concorsi, mentre nel Mezzogiorno il fabbisogno di posti da ricoprire con concorso notevolmente ridotto. Eppure, secondo i dati ufficiali del ministero dell’Istruzione e del merito (riportati nel focus di avvio dell’anno scolastico 2023-24), i posti in organico nelle due aree sono sostanzialmente uguali: 352.079 posti, pari al 40% del totale nazionale, al Nord, 346.841 posti, pari al 39,5%, nel Mezzogiorno. La maggior parte dei posti dell’organico nelle regioni del Mezzogiorno per satur a, in quanto occupato da docenti titolari; al Nord invece la situazione opposta, con molti posti ricoperti da supplenti. La ragione di questo squilibrio nota: nelle regioni settentrionali molti docenti provengono dal Sud e, appena possono, ritornano nei territori di origine.
Gabbie salariali? No, meglio agire su alloggi, sgravi, indennit
E se si aiutassero i docenti in trasferta? L’ipotesi di stipendi differenziati, cara alla Lega, un tema che ha gi attirato feroci polemiche sul ministro Giuseppe Valditara, e che quindi viene considerato tab: ma i sindacati aprono invece all’idea di benefit per gli insegnanti costretti a trasferirsi. La questione dello squilibrio nella distribuzione geografica dei docenti ormai vecchia e si aggravata soprattutto perch al Nord ci sono molte aree metropolitane nelle quali il costo della vita, soprattutto quello dell’abitazione, rende molto difficile lo spostamento- nota Rino Di Meglio, Gilda– . Da tempo noi abbiamo chiesto che si proceda non con una differenziazione stipendiale ma con un intervento sul costo dell’alloggio. Mentre Ivana Barbacci, Cisl scuola, propone: Tenendo fermo il Contratto collettivo nazionale, possiamo pensare alla contrattazione di secondo livello dove il territorio mette in campo le disponibilit economiche per immaginare sgravi fiscali, calmierare alcuni prezzi, pensare al welfare- spiega Ivana Barbacci, Cisl scuola- Eviterei di mettere nelle case popolari gli insegnanti, ci manca solo questo, no alla ghettizzazione, piuttosto facciamo s che i territori abbiano cura degli insegnanti che devono spostarsi e sostengono il caro vita che c’ in molte aree del paese. Quest’anno – ricorda Barbacci – ci sono state 10 mila rinunce di nomine in ruolo: non troviamo gli insegnanti da collocare nelle grandi aree del paese. Elvira Serafini, Snals Confals, apre all’idea di prevedere delle indennit di sistemazione per coloro che lavorano lontano dal luogo di residenza, pur precisando che in ogni caso le politiche retributive devono passare attraverso la contrattazione e non essere introdotte per legge. E la contrattazione ambisce a stipendi nel mondo della scuola a livello di quelli europei. Questo l’unico aspetto che condivide Giuseppe D’Aprile (Uil): La questione centrale che gli stipendi degli insegnanti non coprono il costo della vita. Se gli stipendi sono bassi, vanno aumentati su base nazionale, perch l’inflazione erode in egual misura le retribuzioni da Nord a Sud. Se veramente si vuole sostenere la scuola statale nazionale, e il lavoro che oltre un milione di persone- non solo docenti ma anche Ata e dirigenti- svolge ogni giorno per farla funzionare al meglio, allora bisogna investire risorse statali sia nelle spese strutturali che nei capitoli delle spese correnti, rinnovare i contratti per tempo, utilizzare le risorse messe a disposizione dall’Europa e sottrarre la scuola dai vincoli di bilancio per riconoscere a tutto il personale della scuola stipendi dignitosi. Dello stesso avviso Gianna Fracassa, Cgil: Il primo problema per noi lo stipendio. Servono ridorse per aumentare i salari perch c’ un problema generalizzato di impoverimento del prrsonale della scuola. Quindi occorre trovare prima risorse aggiuntive per rinnovare il Contratto nazionale di lavoro, cosa che non avvenuta in sede di manovra. Questa per noi la priorit
18 dicembre 2023 (modifica il 18 dicembre 2023 | 17:28)
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