Confronto Letta-Meloni, il contro-dibattito di Calenda: «Le coalizioni non reggono»

Confronto Letta-Meloni, il contro-dibattito di Calenda: «Le coalizioni non reggono»

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di Paolo FoschiIl leader di Azione simula sui social una partecipazione a distanza al faccia a faccia del «Corriere». Dall’energia ai salari: «Solo noi abbiamo le idee chiare» «Noi vi chiediamo il voto perché abbiamo un programma unico. Letta e Meloni rappresentano coalizioni che non si reggono in piedi, ognuno vuole una cosa diversa. Noi invece abbiamo le idee chiare. Vogliamo il salario minimo, ma rivediamo il reddito di cittadinanza. Mettiamo il tetto al prezzo del gas, ma facciamo il rigassificatore a Piombino. Andiamo avanti con l’agenda Draghi, con il metodo Draghi e possibilmente con Draghi»: con queste parole Carlo Calenda, leader di Azione, ha chiuso il «Contro-dibattito 2+1», la diretta sui social in cui ha mandato in onda il video del faccia a faccia di Corriere.it fra Giorgia Meloni e Enrico Letta, inserendosi a ogni domanda per aggiungere la sua risposta. Calenda aveva infatti già protestato giorni fa per non essere stato invitato al confronto fra i due leader (il segretario di Azione sarà comunque intervistato, come gli altri leader, su Corriere.it il 16 settembre). Così ha lanciato il proprio evento e ha chiamato anche Giuseppe Conte (M5S), che però non ha voluto partecipare. L’ex ministro ha attaccato il clima del confronto tra Letta e Meloni, giudicandolo troppo conciliante: «Un dibattito fra Sandra e Raimondo». E ha detto la sua, appunto, sui temi affrontati nel dibattito. Sulla guerra in Ucraina e sul posizionamento dell’Italia in Europa «sono su molte cose d’accordo con Letta» ha detto, «ma lui parla a nome del Pd, nella sua coalizione ci sono posizioni molto lontane dalla sua, Fratoianni e Bonelli voteranno sempre contro il sostegno militare all’Ucraina», mentre Meloni è alleata con «Berlusconi e Salvini, sempre pronti a disingaggiarsi» sulla linea dura nei confronti della Russia. Calenda ha poi aggiunto che la leader di FdI «è ridicola quando dice all’Europa “la pacchia è finita”». La posizione del Terzo polo, ha rimarcato, «è netta: vogliamo più Europa, ma non vuol dire che qualsiasi cosa decida l’Europa vada bene. Il piano per l’ambiente di Timmermans che vuole ridurre le emissioni puntando solo sulle auto elettriche ed escludendo i motori a scoppio, inclusi quelli a idrogeno, è un attacco all’industria italiana». E, ancora, «siamo per un Europa forte, ma l’allargamento a Est non sempre va bene, molte nostre imprese delocalizzano nei nuovi Paesi europei abbassando i costi ma senza il rispetto del nostro sistema di regole». Il Corriere ha una newsletter dedicata alle elezioni: si intitola Diario Politico, è gratuita, e ci si iscrive qui Il leader del Terzo polo è intervenuto anche sul Pnrr, con un attaco diretto al centrodestra: «La rinegoziazione che chiede non sta né in cielo né in terra, si rischia di perdere i soldi e si rischia di perdere anche la copertura dello scudo anti-Spread, legato al Pnrr». Secondo Calenda, l’Italia aveva rischiato di non ottenere i fondi perché il piano di «Conte era inguardabile e Draghi ha dovuto riscrivere tutto di corsa per non perdere i soldi che poi sono arrivati». L’ex ministro ha criticato anche le ricette dei due leader avversari sul tema della crisi energetica e del caro bollette. «Non si può mettere il tetto in Italia al prezzo del gas perché altrimenti il gas viene venduto in altri Paesi, ma per lo stesso motivo è complicato metterlo anche in Europa». Le soluzioni caldeggiate da Letta e Meloni «prevedono costi altissimi, sono stato ministro dell’Energia e so di cosa parlo. Servirebbe uno scostamento di decine di miliardi, ma potremmo farlo solo se ci fosse ancora al governo Draghi, è l’unico che potrebbe farlo» senza ripercussioni sui conti pubblici. 12 settembre 2022 (modifica il 12 settembre 2022 | 22:45) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-12 20:31:00, Il leader di Azione simula sui social una partecipazione a distanza al faccia a faccia del «Corriere». Dall’energia ai salari: «Solo noi abbiamo le idee chiare», Paolo Foschi

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