Congresso Pd, la scossa di Bonaccini: «Rinnovare con gli amministratori»

Congresso Pd, la scossa di Bonaccini: «Rinnovare con gli amministratori»

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di Maria Teresa Meli

Il governatore: i problemi? Credibilità e classe dirigente. Diamo soluzioni alle famiglie o non ci capirà nessuno

Stefano Bonaccini batte un (altro) colpo. In un lungo post su Facebook il presidente della giunta regionale dell’Emilia-Romagna lascia intendere chiaramente di non apprezzare la piega che ha preso il dibattito dentro e attorno al Pd. «Il problema — scrive l’esponente dem — non sta nel nome o nel simbolo, ma nella capacità di rappresentare le persone e costruire un progetto coerente e credibile».

Già, ormai secondo Bonaccini per il Pd «c’è un problema di credibilità, non di d’immagine, di sostanza, non di forma, di progetti, non di slogan, di classe dirigente, non di album delle figurine». Classe dirigente che «va rinnovata non per slogan», ma sul serio, attingendo dal serbatoio dei territori: «Abbiamo amministratrici e amministratori che hanno dimostrato sul campo di saper vincere, smettiamola di tenerli in panchina».

Il presidente dell’Emilia-Romagna affronta anche un altro tema assai dibattuto tra i dem e avverte: «Le alleanze sono importanti ma l’identità di un partito non si costruisce decidendo a tavolino con chi ti vuoi alleare domani». Quindi un ultimo monito ai compagni di partito: «C’è un’opposizione da organizzare e un’agenda da ricostruire. Se nel momento in cui le aziende mettono in cassa integrazione, le famiglie non riescono a pagare le bollette ci mettiamo a discutere non delle possibili soluzioni ma di nomi, simboli, alleanze e costituenti non ci capirà nessuno».

È uno stop a chi vuole allungare il brodo del congresso, immaginando un lungo percorso. E Bonaccini ieri è stato anche protagonista di un botta e risposta sulla sua pagina Facebook con la sardina Mattia Santori, che invoca un vero cambiamento. Il governatore gli risponde così: «Si può e si deve cambiare, evitando approcci demolitori o, viceversa, gattopardeschi. Quindi parliamone e soprattutto lavoriamoci».

Su una linea non dissimile si posiziona Matteo Orfini, che infatti dice di «condividere» i ragionamenti di Bonaccini. L’ex presidente del Pd è convinto che il congresso debba tenersi presto, «in tre, quattro mesi», invita tutti a «non nascondere la polvere sotto il tappeto» perché il 25 settembre ha rappresentato «il fallimento della linea messa in campo in questi anni». Orfini non sembra apprezzare il percorso individuato dal segretario per arrivare alle assise nazionali. Ci vede un che di «burocratico» e teme che così si possano «eludere i problemi politici».

È di ieri anche una presa di posizione di Irene Tinagli, preoccupata per l’«irrefrenabile e per me incomprensibile cupio dissolvi che riemerge periodicamente» nel Pd. Anche la vicesegretaria dem teme un dilatarsi dei tempi: «È utile un congresso ma mi auguro che non sia un percorso troppo lungo e indeterminato in cui si rimetta in discussione tutto, persino l’esistenza del nostro partito. Sarebbe un suicidio politico».

Comincia dunque ad allargarsi il fronte di chi ritiene che pensare a nuovi nomi e simboli sia solo un modo per allungare i tempi permettendo alla classe dirigente attuale di riposizionarsi. E Bonaccini vede ampliarsi il suo consenso.

2 ottobre 2022 (modifica il 2 ottobre 2022 | 22:17)

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, 2022-10-02 20:49:00, Il governatore: i problemi? Credibilità e classe dirigente. Diamo soluzioni alle famiglie o non ci capirà nessuno, Maria Teresa Meli

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