Roma – La Settima Sezione del Consiglio di Stato ha confermato l’annullamento della nomina di Giovanni Bombardieri a procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, disposta dal Consiglio superiore della magistratura nel 2018. Oggi è arrivata oggi la decisione della riunione dello scorso il 13 dicembre in camera di consiglio (presidente Marco Lipari, estensore Fabio Franconiero, consiglieri Pietro De Bernardini, Marco Morgantini e Laura Marzano) sul ricorso in intemperanza proposto dal magistrato Domenico Angelo Raffaele Seccia (ex procuratore capo di Lucera, poi procuratore generale presso la Corte di Cassazione) contro il Csm, per l’applicazione della sentenza dello stesso Consiglio di Stato che nel maggio scorso aveva annullato la nomina di Bombardieri. La sentenza aveva ravvisato nel giudizio comparativo tra i due magistrati sintomi di eccesso di potere con specifico riguardo alla valutazione delle attitudini specifiche all’incarico direttivo requirente di primo grado a concorso, e in particolare dalla sottovalutazione delle esperienze di funzioni direttive inquirenti e i relativi risultati nella repressione del fenomeno di criminalità organizzata. Il Csm aveva poi nuovamente nominato, nel luglio 2022, il dottore Bombardieri non tenendo conto di quanto già ravvisato in una prima sentenza del Consiglio di Stato. SlideSlide Il Csm aveva confermato all’unanimità Bombardieri come procuratore di Reggio Calabria. In particolare, il Plenum aveva ratificato la proposta che era stata fatta all’unanimità dalla commissione incarichi direttivi preferendo Bombardieri a Raffaele Seccia, attuale sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione. Da qui il ricorso al Consiglio di Stato. Con il ricorso il dottor Seccia ha sostenuto che la conferma dell’incarico a favore di Bombardieri sarebbe stata adottata in elusione del giudicato. Una tesi accolta dal Consiglio di Stato che ha dichiarato la nullità della nuova nomina di Bombardieri a Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, e ha nominato commissario ad acta, per il caso di persistente inottemperanza, il vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura, senza facoltà di inottemperanza.