di Marzio BredaNel caso di una mancata tregua, si profila il rischio di possibili ristrutturazioni partitiche (con consolidamento di alcune forze e processi di transizioni dentro la stessa maggioranza) S i presenteranno insieme o divisi? È un problema loro, al Quirinale non ci sono schemi fissi. L’importante è che abbiano i numeri per dimostrare di essere un’alleanza coesa. E serve poi, una volta confermata l’esistenza in vita del patto uscito vittorioso dal voto, che indichino in modo univoco chi vorrebbero come premier. Tutto qui, e avranno la strada spianata. Fino a pochi giorni fa l’appuntamento delle consultazioni di Sergio Mattarella sembrava un facile esame di aritmetica politica, con un nome ovvio da pronunciare: quello di Giorgia Meloni. In realtà, dopo lo scontro tra lei e Silvio Berlusconi la sfida di far nascere un governo di centrodestra si è complicata. I «pontieri» dei contendenti sono al lavoro per costruire un’intesa. E a quanto pare dovrebbero farcela. Di qui a giovedì, i tempi non sono strettissimi e alla mediazione guarda con fiducia anche il Colle, per tenere a battesimo la XIX legislatura. Passaggio urgente, date le emergenze che premono. Certo, anche se si procede step by step, lassù si è pronti a qualsiasi variabile. La prova di forza tra i due leader, infatti, non pare solo un incidente d’Aula. Nel caso di una mancata tregua, si profila il rischio di possibili ristrutturazioni partitiche (con consolidamento di alcune forze e processi di transizioni dentro la stessa maggioranza), per cui nulla va escluso. Se per esempio, al momento di proporre il suo candidato per Palazzo Chigi, Berlusconi prendesse tempo con un «ci voglio pensare un po’», il capo dello Stato si vedrebbe inibita la possibilità di dare un mandato a Meloni. Sarebbe poco praticabile anche un pre incarico, come quello che ebbe Bersani nel 2013 da Napolitano, tentativo che dopo inutili sforzi non si tradusse mai in un incarico pieno, come il segretario del Pd desiderava. Del resto, il presidente non farebbe davvero un favore alla leader di FdI, posto che lei accettasse di correre un analogo azzardo nella consapevolezza di non essere più ripescata qualora ne uscisse sconfitta. L’alternativa per Mattarella sarebbe di prendere tempo, convocando un consulto supplementare, ma lo sconsiglia la difficile situazione generale, che non permette uno stallo. Potrebbe, infine, affidarsi a un «esploratore», e in tale eventualità il nome è quello di Ignazio La Russa, seconda carica dello Stato e storico interlocutore dei duellanti. Ma se ci si riducesse a questo vorrebbe dire che, tornando alla matematica, saremmo a zero. 16 ottobre 2022 (modifica il 16 ottobre 2022 | 21:19) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-16 19:20:00, Nel caso di una mancata tregua, si profila il rischio di possibili ristrutturazioni partitiche (con consolidamento di alcune forze e processi di transizioni dentro la stessa maggioranza), Marzio Breda