Consultazioni, che cosa sono e a cosa servono

Consultazioni, che cosa sono e a cosa servono

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di Mario GarofaloFissate per il 20 e il 21 al Quirinale, le consultazioni del presidente della Repubblica servono a sentire il «polso» del Paese per non sbagliare nella scelta del premier Le consultazioni per la formazione del nuovo governo, fissate da Sergio Mattarella per il 20 e il 21 ottobre, non sono previste esplicitamente dalla legge. Che cosa c’è scritto nella Costituzione? L’articolo 92 si limita a prevedere che «il presidente della Repubblica nomina il presidente del consiglio e, su proposta di questo, i ministri». Non aggiunge altro. Chi ha «inventato» allora le consultazioni? Sono stati i vari capi dello Stato che si sono succeduti al Quirinale dla 1948 a oggi a riempire di contenuti le procedure di formazione dell’esecutivo, con quelle che, tecnicamente, si chiamano «convenzioni costituzionali»: accordi espressi o taciti tra i soggetti politici e istituzionali. A che cosa servono le consultazioni? Il capo dello Stato ha il compito di nominare un governo che abbia le maggiori probabilità di ottenere e mantenere la fiducia, cioè di restare stabilmente alla guida della Repubblica. Per scegliere consapevolmente, il Presidente ascolta le opinioni di chi ha il polso della politica e del Paese. Chi sono i soggetti coinvolti? Al Quirinale salgono gli ex presidenti della Repubblica (nel nostro caso Giorgio Napolitano sarà sentito al telefono), i presidenti delle Camere (Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana) e i rappresentanti dei partiti (segretari e capi dei gruppi parlamentari). Un tempo venivano sentiti anche gli ex premier e gli ex presidenti delle Camere, ma sono stati esclusi per non appesantire la procedura. Quanto durano le consultazioni? Normalmente due o più giorni. In un caso si sono chiuse in 24 ore. Quali margini di discrezionalità ha il presidente della Repubblica? Pochi nella situazione data: dalle ultime elezioni è uscita una chiara maggioranza (anche se è già tempestata dalle polemiche). In caso di rottura della maggioranza o in casi di quadro politico confuso, i margini di discrezionalità aumentano. La nomina di Mario Draghi, ad esempio, è avvenuta in un momento difficile per il Paese che ha richiesto un’iniziativa forte da parte di Mattarella: affidarsi a una personalità di alto profilo che potesse aggregare quante più forze politiche in nome della necessaria unità nazionale. Come si concludono le consultazioni? Con l’incarico al presidente del consiglio. Normalmente l’incarico viene accettato «con riserva». In tal caso il premier in pectore svolge ulteriori consultazioni per poi «sciogliere la riserva» accettando o rifiutando l’incarico. La nomina però può anche essere accettata subito. E come si forma il governo? Una volta accettato l’incarico, il presidente del consiglio sottopone al presidente della Repubblica la lista dei ministri. Mattarella allora firma il decreto di nomina e avviene il giuramento del governo. Allora il governo è ufficialmente in carica? Il governo viene «immesso nelle sue funzioni» appena prestato il giuramento. Ma per svolgere pienamente la sua attività dovrà presentarsi alle Camere entro dieci giorni per ottenere la fiducia. Prima di ottenere la fiducia non può svolgere, in particolare, la sua fondamentale attività di «indirizzo politico», l’individuazione cioè degli obiettivi del governo. Perché serve la fiducia? Il governo rappresenta il potere esecutivo: è il motore che fa girare la macchina dello Stato e dà l’indirizzo politico. Deve perciò essere sempre supportato dalla volontà dei parlamentari, che, essendo stati eletti, rappresentano il popolo italiano. Qualora non venisse votata la fiducia (o dovesse venir meno durante la legislatura), il governo non potrebbe restare in carica. 20 ottobre 2022 (modifica il 20 ottobre 2022 | 11:12) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-20 07:05:00, Fissate per il 20 e il 21 al Quirinale, servono a sentire il «polso» del Paese per non sbagliare nella scelta del premier, Mario Garofalo

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