Conta la persona, non il ruolo: il libro-dialogo di Claudia Parzani con Sandro Catani

Conta la persona, non il ruolo: il libro-dialogo di Claudia Parzani con Sandro Catani

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di FERRUCCIO DE BORTOLI

Un nuovo decalogo per l’impresa e la cittadinanza: il vero successo è offrire un esempio positivo. Il titolo della conversazione è un programma: «Si vince solo insieme» (Garzanti)

In questo divertente dialogo, assai godibile nella sua leggerezza pensosa, c’è una role model, lei, e un costruttore di model, lui. Sì, perché Claudia Parzani è un’affermata avvocata d’affari, presidente della Borsa, vicepresidente de «Il Sole 24 Ore», e Sandro Catani, un docente esperto di management e di modelli organizzativi. Lei è ancora giovane, in ascesa; lui lo è meno, ma non in discesa. Generazione X, ovvero cinquantenne, lei; baby boomer (definizione che fa un po’ ridere visto che siamo tutti settantenni), lui.

Hanno scritto per Garzanti Si vince solo insieme. Più che un dialogo è una sorta di guida «spirituale» alla piena consapevolezza della cittadinanza non solo d’impresa. I protagonisti non sono i ruoli bensì le persone. Un baedeker prezioso per affrontare le sfide della diversità, dell’inclusione, della green economy e per comprendere, in profondità, l’importanza della qualità dei rapporti umani e dei valori condivisi. In una società, in un’azienda, in uno studio professionale, in una qualsiasi organizzazione produttiva. Si è alleati, anche nella competizione. Non si è nemici nemmeno nella concorrenza più dura e vivace.

Il successo non si misura solo dai risultati ottenuti e tantomeno dal potere che da questi scaturisce. Bensì dalla bontà delle relazioni interpersonali. I rapporti vanno costruiti nel tempo, con pazienza. Si ha successo se si offre un esempio positivo agli altri, utile a tutti. Non solo ai propri capi o azionisti. E si apprezza soprattutto nella capacità di «accendere una scintilla», come dice Claudia Parzani, nei più giovani, in chi ancora studia. Anche in chi crede di essere escluso e ha diritto alla speranza. Conta l’ascolto, a dispetto delle gerarchie e dei livelli di responsabilità. Ma è importante anche non perdere mai l’umiltà, senza la quale gli altri sono soltanto uno strumento, materia inerte, sterile. Chi è umile, ed è dotato di una sufficiente dose di autoironia, è autorevole. Non è — assicura Catani — un capo debole, un riferimento fragile.

Vogliamo credergli anche se notiamo il diffondersi di un cesarismo manageriale tanto tronfio quanto acritico. Mai un dubbio. Anche in alcune donne di potere.

L’importante è sentirsi sempre in viaggio (una delle undici parole chiave del libro), nello spirito del pellegrino (lui) e della randagia curiosa (lei). Non perdere mai il sorriso, come quello dell’ignoto marinaio ritratto da Antonello da Messina. Catani ricorda che il sorriso, nella mitologia greca, era riservato agli dei e che questi se ne ebbero quando i mortali cominciarono a imitarli. Per vendetta il loro sorriso venne trasformato in un ghigno, in una smorfia di dolore. Anche Parzani fu rimproverata da un comunissimo mortale collega avvocato. «E tu cos’hai da ridere?». Ma il sorriso le procurò la simpatia della controparte e un grande vantaggio negoziale.

Accanto al successo, c’è il fallimento. Non è una vergogna se non c’è dolo. Nelson Mandela diceva: «Non perdo mai, o vinco o imparo». Difficile accettare una sconfitta. Per lei, Parzani, non essere diventata la numero uno al mondo di Linklaters. «Io però — dice — in fondo al cuore, so che ho vinto un altro miglio nella battaglia della mia vita, quella per l’inclusione, per le opportunità per tutti». Non c’è solo il diritto all’errore, ma anche quello di riprovarci. In Svezia si premiano i fallimenti giovanili. È andata male, basta, risollevati e sii più forte di prima.

Ogni forma di potere porta con sé una responsabilità grande o piccola. Soprattutto quella di donare agli altri, di offrire loro tempo e attenzioni. Quando si parla di competenza — altra parola chiave —, si dimentica che la sua radice, cum petere, significa andare insieme in un luogo, avere un obiettivo comune, creare valore, utilità.

«Ogni nuovo giorno ha una direzione — dice Parzani — ed è una piccola perla che infilerò nella collana della mia vita». Le competenze oggi invecchiano precocemente. Altra ragione per restare umili. Uno sguardo alla Allegoria della Prudenza di Tiziano mette a freno la vanità. Il dipinto è alla National Gallery con questa massima: «Sulla base del passato, il presente prudentemente agisce, per non guastare l’azione futura».

Siamo tutti fragili (Canne al vento di Grazia Deledda, cara al sardo Catani). Lo può confessare anche un (una) leader, assicurano gli autori. Ma ciò trasmette agli altri un indirizzo solido o incoraggia dubbi e debolezze? Parzani è convinta che il talento non abbia genere, né età, né etnia, né religione. Un’inclinazione naturale, una predisposizione, ma senza il sacrificio non matura. E gli ostacoli alla valorizzazione del talento vanno soppesati bene per essere rimossi. Far finta che non esistano non aiuta la cultura della diversità che rischia di affievolirsi nelle buone intenzioni e nella solennità dei bilanci sociali. Catani racconta: «Un consiglio d’amministrazione analizza, sconsolato, i risultati di mercato dopo che l’azienda è stata battuta da una concorrente. Il presidente chiede il perché. “A causa dei dirigenti donne”, risponde un consigliere. “Ma noi non abbiamo dirigenti donne”, obietta il capo. “Noi no, ma gli altri sì”, replica il consigliere».

«Le donne — spiega Parzani — hanno culturalmente lo sguardo oltre al limite della propria vita, aprendosi al tempo della generazione futura. Inoltre, per tradizione, almeno in gran parte delle culture, è sempre stata assegnata loro la responsabilità delle celebrazioni». E la festa unisce generazioni diverse in un ideale passaggio di testimone.

«Preferirei morire di passione che di noia» affermava Vincent van Gogh. Catani e Parzani ci ricordano che la passione, indispensabile in ogni attività umana, è anche sofferenza. «Ma non riesco a pensare — aggiunge Catani — a nulla di più potente della passione per permettere a un talento di esplodere, lasciare il segno, non sentire la fatica, non provare paura».

Al capitolo finale sulla felicità, gli autori si scambiano una loro lista dei desideri. Nel decalogo Parzani c’è «un bicchiere di vino rosso con cervella fritta, cioccolato, marzapane e Haribo per chiudere». Il mediterraneo Catani opta per «spaghetti aglio e olio appena franto con un amico».

E chi legge, magari in dissenso, ha la certezza che — almeno sul versante gastronomico — la lista delle felicità sia semplicemente personale, libera e infinita.

L’appuntamento

Gli autori presentano il libro al Teatro Franco Parenti di Milano mercoledì 9 novembre alle 19 con Monica D’Ascenzo. Ingresso gratuito (prenotazioni: teatrofrancoparenti.it e tel 02 59995206).

30 ottobre 2022 (modifica il 30 ottobre 2022 | 20:18)

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, 2022-10-30 19:32:00, Un nuovo decalogo per l’impresa e la cittadinanza: il vero successo è offrire un esempio positivo. Il titolo della conversazione è un programma: «Si vince solo insieme» (Garzanti), FERRUCCIO DE BORTOLI

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